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Marina Serafini

Dottore in filosofia e dottore in scienze della formazione, ho conseguito diversi master e corsi di specializzazione in comunicazione, formazione, selezione del personale e project management. Affascinata dal mondo del web marketing e dello storytelling management. Da anni impegnata nella gestione di Risorse Umane, in area didattica e nel problem solving aziendale. Mi piace dire qualcosa parlando di altro, mi piace parlare dell'uomo...
 

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  • Primo articolo venerdì 08 Agosto 2016
  • Moderatore da domenica 09 Settembre 2016
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Ultimi commenti

  • Di Marina Serafini (---.---.---.172) 20 luglio 2017 18:57
    Marina Serafini

    Bravo. Che nessuno dimentichi.. Le chiamiamo follie, ma purtroppo non sono dinamiche estranee agli esseri umani (o sedicenti tali). La vera tragedia è che queste azioni sono state commesse da uomini, oggi come in passato. La storia mostra, non necessariamente riesce ad insegnare. E ci umilia, ponendo ci dinanzi allo specchio. Noi e la nostra presunzione di superiorità...

  • Di Marina Serafini (---.---.---.164) 15 luglio 2017 02:34
    Marina Serafini

    E pensare che Gesú, dicono, parlava di amore!! Quando all’idea subentra la politica, perché il Cristianesimo non é certo un movimento spirituale, ma un volano politico che muove energie fisiche con la carota della salvezza dell’anima, tutte le bandiere mostrano lo stesso colore dell’arroganza e della violenza.

  • Di Marina Serafini (---.---.---.164) 15 luglio 2017 02:06
    Marina Serafini

    Articolo tanto interessante quanto inquietante. Per certi versi c’era da aspettarsi che si arrivasse anche a questo. D’altronde, i bot del web non fanno che cercare e valutare dati su indici sempre piú aggiornati grazie a tecnologie sconcertanti! La provocazione degli utenti del web é ogni giorno piú affinata...Potevano resta fuori i tatuaggi, in un tempo in cui sono diventati in maniera molto diffusa elemento distintivo e identitario? La questione etica é aperta, certo... Lo é giá da un pó...Se pensiamo al fatto che i marketer piú avanzati fanno ricorso ad abilissimi "scout" per la raccolta di small data (suggerisco la lettura di qualche libro di Lindstrom), e all’ ausilio delle ricerche dei neuroscienziati, oltre che di strumenti sanitari come la tac e la risonanza magnetica.. Siamo parecchio oltre la dimensione del rispetto della persona, ormai, sospinti in maniera rapace da una politica sorvegliante di voler ottenere, di dover condizionare... Conta la tecnica - e la tecnologia-, e l’uomo sembra ridotto ad un ruolo secondario...

  • Di Marina Serafini (---.---.---.141) 8 marzo 2017 23:59
    Marina Serafini

    Giá...E questa la chiamano "civiltá"!! Io trovo cosi aberrante che si parli ancora della necessitá di riconoscere la differenza di genere, anziché preoccuparsi di riconoscere la differenza tra persone. Uomini e donne: siamo figli della natura, cittadini del mondo. Dovremmo davvero partire da qui.

  • Di Marina Serafini (---.---.---.52) 26 febbraio 2017 16:53
    Marina Serafini

    Corretto chiedere una indagine accurata, con tanto di numeri e statistiche, ma questo deve essere il primo moto di risposta che lo stato deve offrire -attivandosi immediatamente- alla lettera in questione di pubblico dominio... Il problema rilevato é reale, e gravissimo, ed é sotto gli occhi di tutti. La classe docente non é adeguata ad una societá che cambia con tanta velocità, e le strutture rese disponibili lo sono ancor meno. Per dirne una sola: é forse accettabile che in un mondo in cui i ragazzini smanettano con gli smartphone (ossia calcolatori, computer portatili) ogni minuto sin da un’etá giovanissima, i loro docenti non sanno nemmeno utilizzare un pc? Docenti che si ribellano all’obbligo di utilizzare il registro elettronico a scuola perché troppo complicato???!??? Ma come possono insegnare ad altri se non ne condividono un linguaggio comune, se ne ignorano gli strumenti con i quali loro si esprimono? Siamo nella era della interattività, in cui si comunica usando formati diversi al contempo: la rete é tra noi, con noi, per noi e sopra di noi. Se non sappiamo usarla, come possiamo insegnare? Il problema non é certo solo quello della incapacità ad utilizzare la lingua italiana ma quello della incapacità ad esprimersi tot court. E di questo, concordo, l’istituzione scolastica - che a questo dovrebbe dedicarsi - é drammaticamente responsabile. Poi possiamo parlare delle differenze tra nord e sud, delle problematiche sociali.. Possiamo fare statistiche e dare numeri.. Il dato resta: l’Italia sta diventando un paese di persone ignoranti,purtroppo.ringraziamo la lungimiranza e la capacitá manageriale di chi ci sta governando da oltre vent’anni. Un altro dato di fatto: a distruggere ci vuol molto meno tempo che a costruire!

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