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Marina Serafini

Dottore in filosofia e dottore in scienze della formazione, ho conseguito diversi master e corsi di specializzazione in comunicazione, formazione, selezione del personale e project management. Affascinata dal mondo del web marketing e dello storytelling management. Da anni impegnata nella gestione di Risorse Umane, in area didattica e nel problem solving aziendale. Mi piace dire qualcosa parlando di altro, mi piace parlare dell'uomo...
 

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  • Primo articolo venerdì 08 Agosto 2016
  • Moderatore da domenica 09 Settembre 2016
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Ultimi commenti

  • Di Marina Serafini (---.---.---.231) 24 dicembre 2016 01:13
    Marina Serafini

    Apprezzo la foga del dibattito, e chiedo ancora un pò di pazienza: secondo una prospettiva, uno strisciante e dilagante nazi-maoismo potrebbe essere respinto (o arginato) dall’Europa attraverso una riorganizzazione interna molto forte, quella trasformazione irrazionale creativa di cui scrive l’autore. Secondo una prospettiva contrapposta, invece, il problema è proprio in seno all’Unione stessa, alimentata da un fascismo filo-americano sospinto da ulteriori interessi lobbistici che si spinge sempre più violentemente anche verso est.

    Quindi l’attuale malriuscita dell’Unione Europea sarebbe da imputare, secondo le due visioni qui contrapposte, rispettivamente, ad una mala gestione politica (non sono stati capaci, e si diano una svegliata per favore!), o ad una faziosa buona (nel senso che sono bravi nel gestire i propri interessi, seppure a discapito di noialtri che ci siamo dentro) gestione politica filoloamericana?
  • Di Marina Serafini (---.---.---.231) 23 dicembre 2016 10:28
    Marina Serafini

    Molti (ed io con loro) si chiedono se il progetto dell’Europa unita sia davvero tanto glorioso, e quanto sia divenuto ormai strettamente necessario come soluzione di galleggiamento nella tempesta, ossia come il male minore. Un’unione rispettosa delle differenze, va da sé, sarebbe garanzia - per quanto possibile- di dinamiche democratiche, ma sembra che questo progetto ci porti dritti nella direzione del fosco scenario su descritto, quello cioè di una politica orientata da una linea forte che opera nel sottosuolo in modo molto ramificato e invasivo. E molto condiviso, ahinoi. Una domanda che nasce dalla personale ignoranza (io proprio non lo so) e da un forte anelito di speranza: in questa frammentata e alterata unione europea ci sono le premesse - per una pur difficile e sofferta "rivoluzione irrazionale" funzionale, quella in grado di utilizzare una buona creatività?

  • Di Marina Serafini (---.---.---.231) 23 dicembre 2016 00:19
    Marina Serafini

    Una grande testimonianza di se stesso ed enorme prova di coerenza, quella di un pensiero che si dice basato sull’amore. È la solita vecchia storia che definisce il male per poter esaltare il bene e giustificarne la presenza. Mi ricorda le antiche discussioni sulla definibilita’ dell’infinito... Un pò come dire che l’essere è, in contrapposizione al non essere... Solo che allora, a bruciare, erano solo neuroni...

  • Di Marina Serafini (---.---.---.228) 22 dicembre 2016 11:41
    Marina Serafini
    (Non avevo fatto l’accesso al sito e il commento è uscito da un anonimo mario rossi, me ne scuso).

    No, Roberto, non è che me la prendo, solo che la professione che svolgo non è stata scelta a caso: io credo nello sviluppo del potenziale, credo nel valore delle cose fatte bene e credo nella soddisfazione del fare bene le cose e di vedere le cose fatte bene... Da anni mi occupo di selezione e formazione, gestisco gruppi, curo la comunicazione tra uffici e sciolgo nodi gordiani.... E tanti anni di esperienza mi hanno obbligato a spogliarmi un pò di quel lucido idealismo di cui mi ero impregnata durante gli studi.
    Credo che alla fine, la questione su cui convergiamo, nonostante le svirgolate di questo dialogo, sia relativa alle competenze vere, e ad una possibile certificazione della loro reale acquisizione. Purtroppo, il diploma di laurea oggi, in Italia, certifica l’avvenuta acquisizione di strumenti teorici, non certo la capacità di fare. Da alcuni anni sono stati inseriti i tirocini obbligatori in quasi tuti i corsi di laurea, ma 150 ore (approssimative) di attività pseudo pratica, svolta troppo spesso da osservatore ingombrante o da facchino di comodo non risultano di grande utilità. Abbiamo cercato di emulare il modo formativo europeo, ma realizzandolo a modo nostro, ossia con tutte le le scorciatoie e le semplificazioni possibili. I risultati di questo processo sono sotto gli occhi di tutti.
    Quindi mi sembra corretto chiudere citando un articolo già pubblicato su questo stesso sito diverso tempofa, scritto da Aldo Giannulli, un autore che leggo sempre con piacere:


    :)
  • Di Marina Serafini (---.---.---.104) 20 dicembre 2016 23:08
    Marina Serafini

    Se proprio lo vuol sapere, credo di essere una delle poche persone che ancora si comporta in quella maniera che mi sta esortando a seguire, dato che la selezione del personale rientra tra le mie attività.
    E le assicuro che non è facile vivere di principi in una realtà concreta: spesso chi decide davvero non è troppo interessato a certi principi umanistici...
    La invito piuttosto a risparmiare facili entusiastiche ramanzine, perchè un mondo più serio e più funzionale lo vogliamo davvero in molti, ma non è qualcosa di già dato. Nel mondo del lavoro ci navigo da diversi anni, facendo le mie battaglie e sbattendo la testa contro muri di gomma, spesso di cemento.
    Lo si impara facendo: il mondo delle idee, purtroppo, deve sporcarsi di realtà.
    Un saluto a lei.



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