Il Nuovo Ordine Mondiale Russo (e islamo-fascista)

par Fabio Della Pergola
giovedì 22 dicembre 2016

Il “Russkoe Sobranie”, il “circolo russo” fondato nel 1901, fu un raggruppamento politico di indirizzo centonero.

Il termine traduce il russo Äernosotenec, che indica i componenti della Äërnaja sotnja, la Centuria Nera, un gruppo nazionalista slavofilo dell'estrema destra fondamentalista, antiliberale, antidemocratica, antisocialista e antisemita che contribuì a contrastare l'avanzata bolscevica al fianco della reazione aristocratica.

Poi, lo sappiamo, vinse l'Armata rossa. E l'Unione Sovietica restò in auge come potenza mondiale fino a tempi abbastanza recenti, quando abbiamo assistito al collasso dell’esperimento comunista.

Conosciamo già la realtà del Nuovo Ordine Mondiale ed anche le dietrologie complottiste che lo riguardano. Nato negli Stati Uniti a partire dalla dichiarazione di Indipendenza - sul sigillo della nuova nazione comparve la dicitura "Novus Ordo Seclorum" tratta dalle Bucoliche di Virgilio a indicare l'inizio di una nuova era dell'America - il progetto aveva avuto il suo primissimo input nelle segrete stanze della massoneria francese con l'idea di repubblica democratica universale fondata sulla tolleranza assoluta, il suo principio politico fondamentale.

Il resto è storia nota (ivi comprese le falle insite nel sistema fra le quali spicca l'enorme disparità nella distribuzione della ricchezza fra i diversi ceti sociali). 

Qui cerchiamo invece la strada per capire qualcosa dell' "altro" progetto, il Nuovo Ordine Mondiale Antioccidentale.

Vale la pena di dedicare qualche minuto al sito Katehon un think tank russo di elaborazioni strategiche, "composto da pensatori politici, esperti in relazioni internazionali, sicurezza e lotta al terrorismo, nonché da giornalisti specializzati in politica estera, geopolitica e nel dialogo etnopolitico e interreligioso".

Insomma, uno di quegli ambienti in cui l’odore dei "servizi" è netto.

Il suo presidente è Konstantin Malofeev un politico e ambiguo uomo d'affari che si autodefinisce un "patriota ortodosso", artefice della Fondazione Carità di San Basilio il Grande, ma coinvolto anche in finanziamenti non molto trasparenti (ovviamente definiti "aiuti umanitari") a formazioni separatiste filorusse in Ucraina e organizzatore nel 2014 di un meeting con alcune formazioni dell'estrema destra europea come l'austriaca FPO, il partito di Norbert Hofer uscito sconfitto alle ultime elezioni presidenziali, il movimento dei nazionalisti bulgari Ataka, e il francese Front National di Marine Le Pen.

Il Consiglio di Sorveglianza di Katheon conta, fra gli altri, Sergei Glazyev, un consigliere economico chiave del presidente Vladimir Putin che, subito dopo i risultati del referendum che sancì la secessione della Crimea dall’Ucraina, finì fra i primi nel mirino delle sanzioni USA deliberate dal presidente Obama: «In response to the "Russian government’s actions contributing to the crisis in Ukraine," the new executive order lists seven individuals designated for sanctions - Vladislav Surkov, Sergey Glazyev, Leonid Slutsky, Andrei Klishas, Valentina Matviyenko, Dmitry Rogozin, and Yelena Mizulina. Surkov and Glazyev are key aides to Russian President Vladimir Putin. The sanctions freeze their assets and ban their visas».

Altro personaggio di spicco è Leonid Reshetnikov, direttore dell’Istituto Russo di Studi Strategici (Riss) ed ex generale dell’intelligence all’estero (Svr): uno degli alti strateghi dell'azione russa in Ucraina, ma anche dell'incontro molto amichevole di un anno fa con il leader di Syriza, Alexis Tsipras,nell'ottica che “incarna in Mosca l’erede spirituale di Bisanzio e la protettrice delle nazioni ortodosse”.

Un progetto che si inserisce in pieno nel più ampio ed articolato sommovimento politico internazionale di riaffermazione delle radici nazionalistiche etnico-religiose di cui ho scritto anche recentemente.

Anima “pensante” di Katheon è il filosofo Aleksandr Dugin, organizzatore e primo leader del Partito Nazionale Bolscevico, noto per aver proclamato l’arrivo in Russia di "un fascismo genuino, vero, radicalmente rivoluzionario e coerente" (Dal suo articolo del 1997, Fascismo, senza frontiere e rosso).

Prima di avvicinarsi alla cerchia di Putin e di essere accolto con grande simpatia dalla Lega Nord, (“il nostro cuore - scrive - è con Hofer in Austria e con Salvini in Italia" perché Salvini "come Hofer, è un euroscettico, un sostenitore dell’uscita dell’Italia dall’Unione Europea, un amico della Russia ed anche un oppositore della legalizzazione dell’omosessualità") Dugin è stato fondatore di altre formazioni di estrema destra oltre che uno dei teorici di punta della cosiddetta "quarta teoria politica", il neoeurasiatismo, tendenza politico-filosofica che sostiene una sorta di partenariato in senso filorusso (ovviamente sotto l'egida di Mosca) fra paesi europei - sia di area post-sovietica che di vecchia tradizione occidentale - paesi di area linguistica turca e quelli islamici del medioriente, in particolare l’Iran.

Che il panorama sia quello di un fascio-islamismo in salsa russo-ortodossa è piuttosto chiaro. Che trovi empatia nella nuova destra suprematista americana, galvanizzata dalla vittoria di Donald Trump, può sembrare strano, ma il leader neonazista della Alt-right, quel Richard Spencer diventato famoso per essere stato immortalato in video in un tripudio di saluti nazisti, si riferisce esplicitamente a Dugin quando scrive: "penso che la alt-right sia una sorta di quarta teoria politica".

Il suo breve saggio politico è stato ovviamente pubblicato da Katheon. Così come sullo stesso sito è stato pubblicato un altro suo intervento in cui, riferendosi alla rottura antisistema di Trump, dichiara esplicitamente: "Spero che questo sia l'inizio di un nuovo ordine mondiale, così come l'inizio di un nuovo ordine negli Stati Uniti".

Un’interessante annotazione riguarda la sua vita privata: è stato sposato con una americana di origini russe, Nina Kouprianova (conosciuta anche come - sic - Nina Byzantina) che è stata la traduttrice di un libro di Dugin del 2014 dal titolo emblematico: Martin Heidegger: the Philosophy of Another Beginning.

Il quadro si fa ancora più chiaro: il riferimento culturale dell’anima nera del nazionalismo russo ortodosso è la stessa vecchia anima nera del nazionalsocialismo tedesco. Ed è questo il "nuovo inizio" a cui fa riferimento la destra radicale americana.

Per Dugin il superamento della modernità contemporanea equivale ad una riproposizione della stessa ostilità per la tecnica e la modernità che animava il filosofo nazista.

Il razionalismo dell'Occidente illuminista andrebbe superato imboccando la via dell'irrazionalità, ma, delle due possibilità, quella terribilmente sbagliata dell'irrazionalità: non quella della fantasia trasformativa ma quella della regressione all'irrazionalismo religioso e reazionario.

Il movimento eurasiatista ha in Italia un riferimento nell’omonimo trimestrale Eurasia fondato nel 2004 e oggi diretto da Claudio Mutti, già noto nei turbolenti anni '70 come esponente della destra neofascista radicale, poi anche filo-islamista, ex direttore, alla metà degli anni '80, della rivista Jihad, pubblicata e sostenuta dall'ambasciata dell'Iran in Italia, e infine fondatore della Edizioni all'Insegna del Veltro specializzata in pubblicazioni della destra internazionale, politica e culturale - con qualche ammiccamento negazionista - oltre che del periodico eurasiatista.

Tanto per inquadrare il tipo - ne scrive un editoriale dell’AISI, l’Agenzia dei “servizi” interni italiani - pare che Mutti, convertendosi all'Islàm, abbia preso il nome di Omar Amin, in onore di un colonnello delle SS e collaboratore di Goebbels - con specifiche responsabilità antisemite - Johann von Leers, fuggito al Cairo dopo la guerra e là convertitosi all'Islàm proprio con il nome di Omar Amin.

Una prossimità, quella tra fascismo ed Islàm, che ha contaminato in parte quegli ambigui ambienti della sinistra estrema che hanno fatto dell'islamismo una nuova e più eccitante versione del terzomondismo anticapitalista, antiamericano, antisionista e noglobal. Ambienti spesso confusi dal proliferare di siti apparentemente di sinistra che veicolano in realtà contenuti rosso-bruni di origine nazimaoista o apertamente reazionari.

Sotto l’occhiuta supervisione dei nostagici di casa nostra, come, appunto, Claudio Mutti che pubblica su Eurasia i suoi saggi sul nesso tra il teorico della "rivoluzione conservatrice" Julius Evola e il mistico René Guénon, un francese convertito all'Islàm e diventato imam al Cairo. Insomma una strada aperta un secolo fa ed oggi percorsa da giovani rivoluzionari che non combattono più in nome del proletariato, ma di Allah.

Testi su Evola e Guénon sono ovviamente presenti anche in Katheon.

A questo punto è chiara la filosofia della lunga catena “nera” che collega la Russia di Putin al medioriente degli Assad, all’Iran degli ayatollah, alle formazioni neonaziste e xenofobe europee, alle formazione populiste ed euroscettiche, fino all’estrema destra americana.

In questo quadro globale molte cose cambieranno.

Il progetto di unificazione europea, ad esempio, si troverà in una situazione estremamente problematica, non solo per le contraddizioni interne ad una Unione nata male e che dà palesi segni di cedimento, ma anche per una convergenza di interessi esterni fortemente ostili al processo di unificazione.

L’unica possibilità di salvare il progetto europeo consiste in una difficile capacità trasformativa economica e sociale che lo renda molto più seducente ed accettabile per i popoli del Vecchio Continente.

Il grandioso sogno di un'Europa unita, nella pace e nella prosperità, dei quattro di Ventotene si è tramutato nel lungo incubo del rigore e della finanza, appesantito dalla pesante crisi economica e dall’emergenza dei profughi, incarognita dagli attentati terroristici.

Una trasformazione farebbe evaporare le tentazioni distruttive che molti, troppi, presentano come una soluzione.

Ma da questo “inverno del nostro scontento” rischiamo invece di uscire proprio nel peggiore dei modi (anche grazie alla classe politica meno credibile di sempre) perché la "soluzione" proposta è quella che speravamo di non vedere mai: un nuovo heideggerismo condito di religiosità islamo-ortodossa, presentato come la via d'uscita da tutti i nostri guai.

Sappiamo come si va a finire con queste tendenze.

 


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