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GeriSteve

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Depistaggio politico

Depistaggio politico

16 Giu. 2016 | GeriSteve  




Ultimi commenti

  • Di GeriSteve (---.---.---.49) 15 marzo 2015 13:18

    Leggo : " se il Califfato esiste è perché gli altri lo fanno esistere" e concordo pienamente.

    Poi però Giannuli va a cercare chi potrebbero essere quegli "altri" e qui va completamente fuori strada, cercandoli fra soggetti come turchia, qatar, egitto, arabia saudita...

    Giannuli dovrebbe sapere che esistono lobby-logge internazionali potentissime che condizionano ciò che fanno gli stati nazionali, che quindi sono soltanto formalmente i "soggetti" delle loro azioni. In altre parole: gli stati sono i burattini, ma sono mossi dai burattinai.

    Credo di avere già scritto in un altro commento su Agoravox che il taglio delle teste dei cristiani copti in Libia è stata una perfetta operazione di marketing: il giorno dopo il governo italiano ha ratificato l’acquisto dei -pessimi- F35 e nessuno ha più protestato.

    Consiglierei a Giannuli e a tutti gli altri di andare a cercari i veri burattinai fra chi lucra sul riarmo e sulle guerre, cominciando dal maggior trafficante di armi del mondo.

    GeriSteve

  • Di GeriSteve (---.---.---.49) 15 marzo 2015 12:57

    Scusi, rispondo adesso perchè leggo solo adesso: io ho studiato tutta la vita (sono un ricercatore in pensione).

     Intendevo soltanto scrivere che non ho studiato quell’argomento della metempsicosi nell’induismo: so che si può passare da una specie animale ad un’altra, "progredendo" o regredendo di livello, come nelle caste umane.

    Credo -ma non lo so- che si possa anche "progredire" o regredire di sesso. Se fosse come credo, questo darebbe una forza enorme alla storica accettazione dell’inferiorità femminile e alla presunzione di "meritare" la mascolinità.

    GeriSteve

  • Di GeriSteve (---.---.---.8) 14 marzo 2015 12:29

    Grazie per la correzione: alla mia età non dovrei più fidarmi della mia memoria ma verificare sempre...

    La sua precisazione apre una altra questione: anche se io non ho mai letto niente in materia, non è che per caso Hahnemann ha elaborato la sua teoria omeopatica proprio a causa dell’efficacia dei primi vaccini?

    Mi sembra di capire che lei si occupa di storia della medicina: forse varrebbe la pena di indagare.

    GeriSteve

  • Di GeriSteve (---.---.---.169) 13 marzo 2015 21:30

    Io non perderei tempo a discutere sulla validità o meno dell’omeopatia, però vale la pena di fare almeno un paio di considerazioni.

    Hannemann ha certamente "toppato" , nel senso che le sue medicine omeopatiche non funzionano; ma la sua ricerca di un metodo alternativo era fortemente motivata dal fatto che allora i medici ammazzavano alla grande i loro pazienti con purghe e salassi: la metafora dominante era che che il "male" o il "maligno" fosse entrato nel paziente e che lo si dovesse far uscire. Probabilmente anche la preistorica trapanazione cranica aveva analoghe fondamenta, anche se qualche -rara- volta potrà essere servita davvero, abbassando la pressione endocranica. Si può dire che allora Hannemann, curando omeopaticamente invece che tradizionalmente ha salvato dei pazienti, mentre oggi l’omeopatia lascia morire pazienti che potrebbero invece essere curati efficacemente.

    Hannemann in realtà ci ha anche "colto", perchè dopo di lui sono stati scoperti i vaccini che, sostanzialmente, funzionano secondo il suo principio omeopatico.

    Qui io aggiungerei una terza considerazione di tipo però antropologico e culturale.

    Ci sono persone che rifiutano i vaccini perchè credono che possano portare le malattie, ad esempio l’autismo, "dentro" il paziente (e ci risiamo!) .
    La cosa interessante è che questa tipologia di "credenti" è fortemente sovrapponibile con la tipologia dei "credenti" nell’omeopatia: non si rendono conto del fatto che proprio i vaccini siano l’unico successo della teoria omeopatica!

    Per onestà va detto che è bene avere anche delle diffidenze nei riguardi dei vaccini: non per la vaccinazione come teoria (e che ovviamente in pratica comporta sempre un minimo di rischio) , ma per il nefasto influsso che le big pharma hanno sulle ricerche mediche e soprattuto sulla loro diffusione. Come conseguenza della carente indipendenza della ricerca e della medicina, c’è effettivamente un certo rischio di vaccinarsi non per stare meglio ma per far stare meglio l’industria farmaceutica, come è successo per le influenze aviarie e suine. 

    Aggiungerei che negli anni 50 e 60 la ricerca mondiale contro il cancro è stata fortemente sviata nella ricerca del virus del cancro, che -se trovato- avrebbe prodotto gran profitti con la vaccinazione, mentre è stata sottostimata l’importanza e quindi la ricerca dei mutageni e dei cancerogeni.

    Un’ultima osservazione: va di moda sostenere che non esiste un vaccino contro le malarie perchè sono le malattie dei poveri. E’ verissimo che si ammalano soprattutto i poveri, ma i vaccini antimalarici, se trovati, garantirebbero comunque gran profitti.
    Chi sostiene queste teorie non conosce e non capisce la differenza fra un virus e un batterio, fra questo e un organismo eucariota, quindi crede che produrre un vaccino antimalarico sia cosa equivalente a produrre un vaccino antinfluenzale.

    GeriSteve

  • Di GeriSteve (---.---.---.169) 13 marzo 2015 20:30

    Non conosco questo nuovo studio, che certamente aiuterà a chiarire epidemie preoccupanti.

    Quello che non chiarisce però è questo articolo e tanti altri molto confusi: ho letto tante, troppe volte di peste portata dai topi... invece non risulta che i topi fossero portatori di peste (mentre i ratti sì) , e si fa gran confusione anche a parlare di "roditori".

    Il batterio della peste nera è oggi -per fortuna- quasi inesistente, quindi non è facile stabilire quali animali potessero ammalarsene e trasmetterlo, forse i cammelli -che non sono roditori- ma certamente se ne ammalava l’uomo , che però non è un roditore !

    E’ ritenuto che il serbatoio principale della peste fosse il ratto europeo, detto "ratto nero"; quando la peste era troppo virulenta i ratti morivano e scarseggiavano, così le pulci, non trovando la loro preda preferita, si adattavano a pungere un altro ospite infettabile: l’uomo. A differenza del ratto europeo, il ratto norvegico (il ratto grigio, la "pantegana") invece è immune alla yersinia e neanche portatore: quei ratti sono entrambi "roditori", ma questa differenza è quella fondamentale.

    Nei secoli il ratto norvegico ha colonizzato tutta l’europa e il ratto nero è oggi quasi scomparso, per cui le pulci non succhiano più il loro sangue infetto e si ritiene che sia per questo che l’epidemia inglese di peste nera del ’600 è stata l’ultima.

    Oggi per "ratto" si intende ormai il ratto norvegico, animale certamente poco igienico, ma che ci ha salvato dalla peste, scacciando un altra specie di ratto, molto più pericoloso per noi.

    Per capire e divulgare queste conoscenze bisogna però usare un linguaggio chiaro: è sbagliatissimo chiamare i ratti "topi di fogna" ed è sbagliato scrivere genericamente di "roditori".

    Un altro elemento di confusione è stata la diffusione del libro "I promessi sposi": Manzoni giustamente condannava le paranoie collettive sugli untori, ma sbagliava credendo che la peste si diffondesse per contagio diretto da uomo a uomo. Era un ignorante, ma perchè allora era ancora molto ignorante la scienza medica. Quello che però non è proprio giustificabile è la diffusione di questo pregiudizio ancor oggi fra i lettori dei promessi sposi: è un ottimo esempio di diffusa incultura scientifica, soprattutto nell’ambito cosiddetto "umanista".

    Molti sostengono che durante le epidemie il batterio fosse mutato e che fosse in grado di produrre il contagio diretto con il ciclo: uomo - pulce - uomo. Essendo oggi quella particolare peste una malattia scomparsa non lo si può escludere, ma le argomentazioni a favore sono piuttosto penose: io ho sentito un dibattito in cui uno storico (ovviamente senza avere alcuna preparazione scientifica) sosteneva che il contagio diretto era provato dalla rapidità con cui, nella stessa casa, la peste si propagava da una persona all’altra. A quello storico non gli passava per la testa che le pulci infette avevessero punto quasi contemporaneamente tutti gli abitanti della casa e che la latenza della malattia avesse piccole oscillazioni individuali che non erano affatto "i tempi di contagio" fra un appestato e un altro coinquilino.

    GeriSteve

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