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paolo

L'età avanza e perciò la lascio perdere ,coniugato con figlio ,milite assolto ,laurea in fisica + corsi post ,vita lavorativa intensa e a tipologia variabile dall'insegnante(breve) all'autonomo con passaggi in mutinazionali .
Interessi personali in elettronica ed informatica .

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  • Primo articolo martedì 08 Agosto 2010
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Ultimi commenti

  • Di paolo (---.---.---.49) 8 maggio 2020 20:31

    refuso a parte "conoscenza"

  • Di paolo (---.---.---.49) 8 maggio 2020 16:38

    Quindi? Lei sta dicendo che a fronte di una pandemia esplosa in modo repentino, con l’aggravante della scarsa o nulla conoscienza del nemico da combattere, il governo avrebbe dovuto procedere per decretazione ordinaria, seppur d’urgenza, che necessariamente richiede passaggi parlamentari. Questo per non incappare nei presupposti di incostituzionalità dei provvedimenti coercitivi. E’ questo che sta affermando?

    Le domando. Il diritto costituzionale di difesa della salute (art.32), che nel caso specifico assume il carattere più estensivo di tutela della vita, non è prevalente sugli altri diritti costituzionali, vedi per es. quelli della libera circolazione, di culto, di riunione ecc..?.

    Se si, può l’autorità sanitaria (vedi I.S.S.) arrogarsi il ruolo di indirizzo o d’influenza prevalente sui provvedimenti del governo? O viceversa, può il potere esecutivo ignorare le prescrizioni dell’autorità sanitaria in una situazione di emergenza nazionale che mette a rischio la vita dei cittadini? Quali sono i rischi penali di un governante che disattende le prescrizioni medico sanitarie?

    Le faccio notare che il "convulso " ricorso ai DPCM era ed è conseguente alla "convulsa" situazione sanitaria, con la fase 1 nella quale le terapie intensive ( T.I.) erano sull’orlo del collasso ( e spero che lei sappia cosa significa una terapia intensiva ). Un recente studio dell’I.S.S., come ipotesi estrema ma pur sempre possibile, prospettava 150.000 pazienti che avrebbero potuto dover ricorrerre alle T.I. a causa del coronavirus, qualora non si fossero posti in atto strumenti di protezione. In questo paese le T.I. ammontavano a circa 5.000 e a metà del mese scorso eravamo già alla saturazione ( oggi sono salite ad oltre 9.000). La fase 2 invece è tuttora in corso di monitoraggio clinico statistico e ancora nessuno è in grado di dire, con ragionevole certezza, quanto potrà protarsi e se esiste il rischio di esplosione di nuovi focolai, allentando le misure prese.

    Non crede che in una situazione di questo genere un governo abbia il diritto, anzi il dovere, di porsi come problema secondario quello dell’eventualità dei ricorsi per mancata applicazione canonica del dettato costituzionale? 

    Attendo di sapere cosa ne pensa. Grazie.

    saluto

  • Di paolo (---.---.---.49) 7 maggio 2020 23:27

    Caro Salvà, gli otto punti che tu hai elencato erano già in atto ben prima del decreto sicurezza, con l’aggravante che il business non lo faceva solo la criminalità ma anche rispettabili cittadini, che ammassavano 20 persone in un appartamento e percepivano 36 euro a capoccia al giorno, per dar loro cibo per cani. Semmai lo scopo del decreto era proprio quello che altri immigrati non finissero in quelle situazioni. Poi i limiti applicativi si sono visti, soprattutto nella versione 2, ma va anche detto chi era il ministro degli interni, ovvero Salvini, un nome una garanzia.

    La Bellanova non si dimetterà. Una ex sindacalista barricadera che si mette con colui che ha distrutto i diritti dei lavoratori (art. 18) e ha praticato la peggior politica antisindacale di sempre, significa che possiede una doppiezza che le consente di fare tutto ed il contrario di tutto. E’ del tutto sintonica con il suo capo, che una la dice e l’altra la pensa senza peralto metterle mai insieme.

    Sul disperato bisogno di legalità metti la mano nella piaga n. 1 di questo paese. Tutti gli altri guai derivano proprio dalla diffusa illegalità, a tutti i livelli, che sta devastando da decenni questo paese.

    Adesso poi è arrivato anche il virus a complicare tutto.

    ciao

  • Di paolo (---.---.---.49) 6 maggio 2020 09:06

    Certo le scarcerazioni dei mafiosi sono un segnale che preoccupa non solo Di Matteo ma tutti (tranne ovviamente coloro che col fenomeno convivono, ottengono consenso e ci fanno affari). Ma il punto è che il ministro Bonafede non ha alcuna responsabilità diretta nelle scarcerazioni, che sono materia costituzionale della sola magistratura. Il solo ipotizzare che su Bonafede ci possano essere state pressioni politiche o da ambienti mafiosi per fargli cambiare idea sulla nomina al DAP, ha fornito un assit a Giletti e a La7 per montare il caso.

    Fermo restando che su una nomina importante come quella è del tutto fisiologico che ci possano essere state pressioni politiche. Altra cosa paventare che Bonafede abbia concordato la nomina con i boss mafiosi. Oltre al fatto che Di Matteo spara la cartuccia a distanza di due anni e con modalità del tutto inusuali, per rimanere sul soft. Credo che il CSM dovrà valutare la condotta del magistrato perché qualcosa non quadra. Mentre Bonafede dovrà legittimamente riferire i fatti in Parlamento. Il paese in momenti come questo non può permettersi di non fare chiarezza.

    Per il resto la capisco, io ci ho convissuto per decenni senza un partito di riferimento, pur essendo culturalmente di sinistra. Il mio appoggio (critico) al M5S è una conseguenza. E dico la verità, spero che, al netto dei tanti errori e delle inevitabili incazzature, il M5S rimanga una forza politica non solo significativa ma decisiva per gli equilibri istituzionali.

    saluto

  • Di paolo (---.---.---.49) 5 maggio 2020 18:48

    Che di agguato orchestrato dal sodalizio Giletti La 7 si sia trattato è fuori discussione. Questa rete televisiva ha da tempo preso una direzione politica ben precisa a favore del duo Salvini Meloni (ricordianoci dell’inciampo di Mentana). Più precisamente forse bisognerebbe dire una direzione a bastonare, minuto per minuto, il M5S. 

    Su Di Matteo non mi pronuncio. Gode della stima incondizionata della maggioranza degli italiani e probabilmente i suoi atti confermano la fiducia che lo circonda. Ma è indubbio che intervenire in una trasmissione orientata in un certo modo, a distanza di due anni dai fatti, e manifestare una sua "percezione" sulla scelta operata a suo tempo da Bonafede è stata una caduta di stile. In più ha consentito a Giletti, in forma più o meno surrettizia, di montarci sopra il "teorema" M5S = sodalizio con i boss mafiosi.Che fa ridere anche i polli. Ma temo che l’interesse fosse proprio stanare i tanti "polli" pronti ad abboccare, soprattutto in un momento in cui il "capitano" verdognolo sta mostrando decisamente la corda.

    Su Confindustria, ovvero su questa emerita congrega di prenditori d’assalto, meglio stendere un velo pietoso.Prima di criticare dovrebbero guardarsi allo specchio e fare un minimo di autocritica.

    Non so invece da cosa derivino le sue riserve su Conte e in genere sul M5S. Probabilmente se è un ex pentastellato evidentemente avrà delle buone ragioni. Tuttavia io la inviterei a non perdere mai di vista quali sono le alternative.

    Comunque sostanzialmente condivido l’articolo.

    saluto


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