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Persio Flacco

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Ultimi commenti

  • Di Persio Flacco (---.---.---.160) 6 gennaio 2017 21:58
    In materia di Economia potrei definirmi un profano informato, dunque il valore dei miei ragionamenti vanno inscritti in questa cornice. A chi si sta chiedendo legittimamente: "Ma allora perché intervieni su una materia che non conosci? Faresti meglio a tacere e a lasciar parlare gli esperti." rispondo: perché le dinamiche economiche mi riguardano, influiscono direttamente sui miei interessi primari e perché non mi fido affatto della categoria degli economisti.
    Prima della crisi finanziaria del 2007/2008 ero felicemente un profano senza aggettivi. Dopo la crisi, avendo constatato la fenomenale debacle mondiale dei depositari della scienza economica nel prevederla, avendo preso atto che la credibilità delle decine, delle centinaia, di esperti economisti che quotidianamente pontificavano sui mass media distillando la loro sapienza al volgo, era caduta rovinosamente a zero, ho iniziato ad informarmi. Ed è questo a legittimare il mio intervento.
    Alcune affermazioni:
    La prima riguarda in generale l’Economia. Qualunque ragionamento o previsione in materia di economia e finanza che non tenga conto dei più rilevanti aspetti della realtà politica, sociale e anche culturale di un certo contesto e delle sue relazioni in ambito geopolitico, è priva di fondamento.
    La seconda riguarda l’Unione Europea. Attualmente la governance della UE presenta un marcato deficit quanto a capacità e affidabilità del management. In breve: la UE è come un’azienda i cui vertici sono agli ordini del suo maggiore concorrente. E’ evidentemente incapace di badare agli interessi dei soci ma li comanda a bacchetta.
    La terza sul Regno Unito. Come è noto, grazie alla speculazione di Soros, che ora ci ammonisce a salvare l’Unione, la Sterlina dovette uscire dallo SME per non rientrarvi più, rimanendo quindi fuori dalla moneta unica. E così è rimasta: con un piede nell’Unione e con l’altro fuori. A ciò hanno concorso la mentalità isolana; la memoria imperiale e la collana di paradisi fiscali, sotto forma di protettorati della Corona, come succedaneo dell’impero perduto; lo speciale rapporto con gli USA, fondato su una serie di affinità in svariati campi, non ultimo quello della leadership condivisa sulla rivoluzione neoliberista inaugurata da Tatcher e Reagan.
    La Brexit deriva dalla pressione imposta alle classi medio basse dell’UK dalla crisi economica indotta dal crollo finanziario del 2007/2008 rafforzata dal deficit di governance dell’Unione. I cittadini del Regno Unito hanno percepito la permanenza nell’Unione Europea come un’àncora che rischiava di trascinare al fondo la sua economia e la crescente pressione ad uniformare le normative del loro Paese come una minaccia alla loro identità culturale.
    Il Regno Unito non è il solo Paese membro dell’Unione in cui sono presenti queste tendenze di fondo, ma era il solo che poteva permettersi di non subire traumi dell’uscita dall’Euro essendone già fuori.
    Prospettive. 
    Priva di una governance votata a tutelare unicamente i suoi interessi, lo spazio economico europeo è destinato ad un lento ed inevitabile deterioramento fino a una improvvisa crisi. Senza istituzioni trasparenti e democratiche la fiducia dei cittadini europei nell’Unione non potrà risalire la china in cui è caduta, e senza la fiducia dei cittadini non è più possibile alcuna seria riforma che ponga rimedio alla sua debolezza strutturale che espella e sostituisca la classe dirigente incapace e infedele che attualmente la guida.
    Se questa è la realtà, e credo che lo sia, i sistemi economico produttivi dei Paesi membri vireranno sempre più marcatamente verso una mentalità nazionalistica, ponendo in tal modo spontaneamente le basi del dopo UE. Ad iniziare dalla Germania, ovviamente, poi dall’Austria e dai Paesi Bassi, e dalla Francia, con i suoi satelliti, e via via dagli altri, dando vita a macroregioni economiche unite da comuni e immediati interessi di mercato.
    A noi italiani, oppressi da una dittatura partitocratica corrotta e corruttrice che nulla ha fatto per porre rimedio alle nostre tare, non rimarrà che ricordare le rime del Padre Dante, sperando che qualcuno ci compri per un tozzo di pane.
    Sarei curioso di sapere quali indicazioni darebbe un esperto di economia se questo scenario fosse realistico.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.195) 27 dicembre 2016 13:25

    Mi risulta che il diritto internazionale proibisca tassativamente l’ingerenza negli affari interni ad uno Stato membro, e la Siria è uno Stato membro dell’ONU dal ’47, se non erro.

    Solo in caso di continuative violazioni dei diritti umani della POPOLAZIONE CIVILE (dunque non dei combattenti, civili o meno che siano) e in caso di pericolo per la pace mondiale il CdS ONU può autorizzare interventi anche armati per far cessare le violazioni. Nel primo caso è implicita la condizione ostativa che l’intervento non causi alla popolazione civile sofferenze maggiori.
    Ora, visto che parliamo di violazioni di diritti umani e della legalità internazionale, mi si dovrebbe dire con quale risoluzione il CdS ONU ha autorizzato Arabia Saudita, Qatar, Stati Uniti ed altri ad ingerirsi negli affari interni di uno Stato sovrano membro dell’ONU, quale è la Siria, finanziando, armando, addestrando, fornendo copertura di intelligence e sostegno politico alle formazioni armate di varia estrazione che hanno iniziato la loro lotta contro il legittimo (riconosciuto dall’ONU) regime siriano.
    O la destabilizzazione di un Paese e la spinta verso la guerra civile, con tutto ciò che consegue in termini di distruzioni materiali e umane, non è considerato un crimine contro l’Umanità?
    E’ questa concezione selettiva della legittimità internazionale che azzera la credibilità delle denunce di Amnesty e di altre organizzazioni similari.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.195) 25 dicembre 2016 13:04

    Vedi, Enrico, ho esplicitamente scritto che nella discussione ho adottato la questione ucraina come emblematica, come esplicativa e immediatamente verificabile di una certa condizione della UE. Dunque non mi sono "fissato" su quella, la considero esplicativa.

    Ma passiamo ad altro, ampliamo l’inquadratura. Potrei ad esempio invitarti a considerare le ultime presidenziali USA e l’elezione di Donald Trump alla luce di quelle che portarono alla Casa Bianca Barack Obama.
    Te lo ricordi che l’outsider Barack Obama, grazie ad una straordinaria partecipazione popolare, sconfisse alle primarie Hillary Clinton, anche allora sostenuta da quel composito mondo di mezzo che l’ha sostenuta alle ultime presidenziali?
    Te lo ricordi il programma elettorale di Obama? Hai capito quali forze non solo lo hanno fatto fallire ma lo hanno addirittura rovesciato?

    E hai collegato la comprensibile delusione dei cittadini che avevano sperato in lui e nel suo programma con la recente elezione di Trump? Tu che non sei rinco avrai capito tutto, immagino. 

    Quanto a Igor Kolomoisky, ebreo sionista, patron di una struttura paramilitare la cui ideologia e le cui insegne sono tratte dal nazismo, l’ho citato per confutare un pregiudizio: dopo la Shoah un ebreo non può essere nazista né allearsi coi nazisti. 
    Invece può esserlo se è israeliano e sionista.
  • Di Persio Flacco (---.---.---.195) 24 dicembre 2016 11:12

    Cara Marina, è difficile trattare in poche righe un argomento così vasto e complesso. Per questo ho usato una immagine dal significato immediatamente evidente ed inequivocabile come la foto della firma del trattato di associazione dell’ucraina all’Unione con un golpista come Yatseniuk. Lo sputtanamento delle istituzioni europee è stato totale; la complicità dei Paesi membri, anche (nessuno dei capi di stato e di governo ha eccepito nulla); la contraddizione con gli interessi legittimi dei cittadini europei è plateale; la subordinazione sia delle istituzioni comunitarie sia di quelle nazionali europee alle direttive americane è di palmare evidenza. Ma si va anche oltre: nei giorni che hanno preceduto e seguito il golpe di Kiev tutti, e ripeto tutti, i maggiori organi di informazione hanno raccontato e descritto quei tragici eventi come una sorta di lotta di liberazione dal tiranno ignorando totalmente la realtà dei fatti: gruppi paramilitari nazifascisti, col supporto di una cinquantina di veterani delle forze armate israeliane, hanno rovesciato le istituzioni e occupato il parlamento. Col pieno sostegno e col plauso delle istituzioni comunitarie e di quelle nazionali europee. Questi sono fatti acclarati e provati oltre ogni dubbio. Per gli amanti della prova specifica, esistono, e sono pubblicamente disponibili, perfino le registrazioni tra la vice segretario di stato USA, Nuland, e l’ambasciatore USA in Ucraina, Pyatt, che, a golpe in corso, decidono tra loro chi mandare al potere e chi no. Registrazioni la cui autenticità è stata confermata dalla diretta interessata quando si è scusata per il "Fuck the EU" pronunciata nel corso della conversazione. Così come esiste la registrazione in cui lady PESC, Ashton, riceve l’informazione sul fatto che i cecchini che dai tetti hanno sparato equanimemente su manifestanti e forze di sicurezza per versare il sangue necessario a giustificare il golpe ("Il tiranno uccide il suo stesso popolo!", dissero in coro) provenivano dalla parte dei manifestanti.

    Nonostante la pervasiva congiura del silenzio da parte dei mass media e dell’intero mondo politico europeo, la coscienza della realtà dei fatti si è fatta gradualmente strada tra la gente comune, tra i cittadini europei, soprattutto grazie alla Rete, e ha dato un senso al loro disagio. Un disagio che si è andato via via stratificando e al quale hanno concorso la crisi economica, le angherie della burocrazia europea e l’opacità delle sue decisioni, il timore per il progressivo innalzamento della tensione con la Russia, per l’invasione di profughi in fuga dal caos sanguinoso che la signora "Stranamore", Hillary Clinton e predecessori, hanno seminato in Medio Oriente e Nordafrica.
    E questo ha fatto crescere l’avversione dei cittadini comuni sia verso l’Unione Europea sia verso quell’establishment che definire "europeo" è riduttivo.
    Da qui episodi eclatanti come la crescita dei movimenti politici euroscettici e la Brexit.
    Come può rimediare l’establishment a questa rivolta (finora incruenta) dei "Prolet" (cit. Orwell)? Uno dei metodi, il più classico, ce lo indicano l’estensore dell’articolo e il suo avvocato difensore: stornare dall’establishment e dalle istituzioni europee l’animosità dei cittadini indirizzandola verso altri bersagli.
    Putin, Tsipras, la sinistra (l’altra, quella non estrema, ormai definirla sinistra è ridicolo), gli islamici, l’Iran, gli antisionisti, i cosiddetti "populisti", i palestinesi ecc. ecc. In una parola quello che nell’articolo viene battezzato Nuovo Ordine Mondiale Russo (e islamofascista). Le tecniche per confezionare il Babau contro il quale indirizzare lo scontento sono più o meno sempre le medesime, e molte sembrano tratte di peso dalla cassetta degli attrezzi di Goebbels.
    Come quella di propagare le qualità del particolare al generale ripetendo ossessivamente la stessa menzogna. Quante volte avrò letto o sentito citato il Gran Muftì di Gerusalemme che 70 anni orsono stabilì un’alleanza col regime nazista? Centinaia, forse migliaia. La sua scelta è tuttora usata per "dimostrare", o anche solo per alludere (a volte basta solo quello) che tra gli arabi palestinesi, e più in generale nell’Islam, si annida il germe del nazismo.
    E non è la stessa tecnica usata dalla propaganda nazista contro gli ebrei?
    Il tale, ebreo, è straricco? Tutti gli ebrei sono straricchi (però non lo danno a vedere). Per il momento finisco qui.


  • Di Persio Flacco (---.---.---.195) 23 dicembre 2016 18:58
    L’Unione Europea è un progetto di enorme portata per il futuro del Vecchio Continente. Non solo la sua fondazione ha interrotto la lunghissima storia di conflitti che hanno insanguinato l’Europa, lasciando invece prevalere l’altra faccia della medaglia delle relazioni tra popoli europei: il desiderio di reciproca conoscenza, di contaminazione culturale, di scoperta delle radici comuni, di innalzamento dei livelli di civiltà, diritti umani, diritti civili.
    E’ anche un progetto adeguato ad affrontare nel modo migliore la sfida di un mondo modellato dalle forze che spingono alla globalizzazione, che non sono soltanto quelle della finanza o del commercio, ma sono soprattutto quelle della tecnologia e del progresso scientifico.
    In questo contesto l’Unione Europea è molto di più grande e importante della somma dei Paesi che la compongono e possiede le dimensioni adeguate per contribuire positivamente con i suoi valori intrinseci di cooperazione e di convivenza pacifica agli equilibri mondiali.
    Questo è il progetto, la realtà è molto diversa: http://tinyurl.com/hal7tqp
    Nella foto i massimi rappresentanti dell’Unione firmano la parte politica dell’accordo di associazione dell’Ucraina alla UE con Arseni Yatsenyuk, appena messo al potere da un colpo di stato che ha rovesciato le legittime e democratiche istituzioni ucraine. La foto, più di molte parole, rende palese l’enorme distanza tra i principi di civiltà e di legalità contenuti nel progetto europeo e quelli che permeano ciò che di quel progetto è stato, di fatto, realizzato.
    Ma non è solo questione di principi, che pure sono ciò che regge il patto tra i popoli e le culture d’Europa e tra queste e le istituzioni comunitarie, è anche questione di interessi. Con quella firma i personaggi che dovrebbero rappresentare l’Unione Europea non solo tradiscono i suoi principi fondativi, tradiscono anche gli interessi legittimi dei cittadini europei. L’Ucraina è una terra di confine tra Est e Ovest sia culturalmente (Kiev è stata la prima capitale dei russi; di etnia russa è circa un terzo dei cittadini ucraini, metà dei quali parla russo in famiglia) sia strategicamente per il fatto di essere un cuscinetto anche dal punto di vista militare. Portarla ad Ovest e portarvi dentro la NATO stravolge gli equilibri che finora hanno garantito la convivenza pacifica tra Russia e Europa.
    Non solo: l’Ucraina è anche un Paese in profonda crisi economica. Una crisi che importata dentro l’Unione Europea, anch’essa ancora in crisi, non farebbe che aggravare il peso sulle spalle dei cittadini europei.
    E ancora: l’Ucraina è affetta da una endemica corruzione a tutti i livelli della vita istituzionale, politica, economica. Farne uno stato membro espone l’Unione al rischio di immettere nei suoi organi personaggi corrotti.
    Ma perché chi rappresenta la UE tradisce in questo modo plateale sia i suoi principi che i legittimi interessi dei suoi cittadini? E’ ovvio: perché ubbidiscono ad interessi esterni all’Europa. Nello specifico agli interessi di chi ha organizzato il golpe in Ucraina e predisposto la rottura dei rapporti tra Russia e UE: gli Stati Uniti. Meglio: gli interessi delle lobby che influenzano la politica estera degli Stati Uniti. E tra queste, manco a dirlo, la lobby israeliana è tra le più influenti. Hillary Clinton: architetto del golpe ucraino e di varie altre cosette in Medio Oriente, era la candidata alla Casa Bianca che l’AIPAC ha sostenuto strenuamente. 
    Mi fermo qui, ma molto altro ci sarebbe da scrivere sulle deformità e sui vizi di quello che è il figlio degenere del progetto europeo, verso il quale, comprensibilmente, sempre più cittadini europei manifestano avversione. 
    In sintesi, l’autore dell’articolo ed Enrico sostengono la versione mainstream secondo la quale il pericolo per l’Europa viene da Putin, dalla sinistra estrema, dagli islamofascisti, dall’Iran, da Bashar al-Assad (ci sono le citazioni a dimostrarlo!). Da quelli che il regime sionista israeliano considera suoi nemici, insomma. Io sostengo invece che il massimo pericolo per l’Unione Europea sono i traditori del progetto europeo e delle istituzioni comunitarie (ci sono i fatti a dimostrarlo). Ognuno si faccia la propria opinione..

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