Democrazia o Oligarchia?

par Persio Flacco
giovedì 21 maggio 2020

I partiti politici sono i veri sovrani, non il popolo. Loro sono i protagonisti assoluti di ogni aspetto della vita pubblica, loro controllano Parlamento, Governo e ogni manifestazione del potere delle istituzioni centrali e territoriali.

Dei tre poteri sovrani: Legislativo, Esecutivo, Giudiziario, nemmeno quest'ultimo è esente dalla loro influenza, nonostante le robuste garanzie costituzionali che ne garantiscono l'indipendenza.
E' quindi evidente l'importanza di determinare in quali mani è messo tanto potere.

Articolo 49 cost.: "Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale"

La Costituzione definisce dunque i partiti come libere associazioni di cittadini; riconosce loro lo scopo di concorrere a determinare la politica nazionale; stabilisce il metodo democratico come modalità di esercizio della loro attività.

In mancanza di una legge attuativa che imponga ai partiti di adeguarsi all'insieme dei tre punti, e in particolare al terzo, lo scopo sociale può essere interpretato a piacere: ad esempio il partito può darsi l'obiettivo di promuovere interessi sovranazionali o extra-nazionali, oppure niente affatto attinenti alla politica nazionale bensì tesi al perseguimento di interessi del tutto particolari. Mentre la struttura organizzativa del partito può prescindere del tutto dal metodo democratico.

E non possedendo personalità giuridica i partiti non sono nemmeno soggetti alla vigilanza della Magistratura riguardo alla legittimità dei loro processi decisionali e allo scopo sociale. Come un circolo di bocce o un dopolavoro, non sono giuridicamente obbligati ad attenersi a formalità specifiche.

Le conseguenze della mancata applicazione dell'art. 49 sono evidenti, basti citare un noto partito-azienda, nato con una struttura organizzativa assolutamente monocratica e, in tempi più recenti, si può citare un Movimento politico come esempio di organizzazione totalmente verticistica.

Così come si può constatare come alcuni partiti si pongano come scopo sociale la tutela di organismi sovranazionali o di agevolare gli interessi di altri Stati o di particolari interessi organizzati. A prescindere dall'interesse nazionale.

Dunque, pur gestendo di fatto i poteri sovrani dello Stato, i partiti sono sostanzialmente irresponsabili, nemmeno obbligati al controllo democratico dell'assemblea dei soci, cioè dei loro iscritti.

Questo è assolutamente rilevante se si tiene presente che ai partiti spetta il compito della formazione delle liste elettorali. Essendo facoltativo il metodo democratico questo compito può essere avocato dal vertice del partito, escludendo l'assemblea degli iscritti da ogni decisione in merito. Il quale vertice è quindi libero di scegliere le persone che diventeranno formalmente "Rappresentanti della Nazione" secondo criteri che prediligono la disponibilità all'obbedienza al partito o, peggio, alla persona del suo capo piuttosto che al dovere di rappresentare con onore e diligenza la Nazione.

Ed è a causa di questo potere di "nomina" dei capi partito che i parlamentari, salvo rare eccezioni, ritengono di dover rappresentare il partito o la persona che ha fatto avere loro il seggio in Parlamento invece che i cittadini e la Nazione.

Grazie a questo espediente i partiti hanno il controllo pressoché totale del Parlamento, di conseguenza controllano anche il Governo, che di quello è espressione, e controllano anche l'elezione del Capo dello Stato.

Rispetto alla legalità costituzionale tutto questo ha conseguenze gravi: la democrazia è una mera formalità teorica trasmutata in effettiva oligarchia esercitata da entità: i partiti, sostanzialmente posti sopra la legge e irresponsabili nei riguardi della Nazione.

Tale è, da oltre 70 anni e ancora oggi, la condizione dello Stato italiano. Dovrebbe quindi essere comprensibile a tutti che al di sopra di ogni contingenza politica è assolutamente prioritario dare attuazione piena alla Costituzione se si vuole restituire ciò che spetta al sovrano democratico: il popolo.


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