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Persio Flacco

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  • Di Persio Flacco (---.---.---.160) 29 gennaio 2017 20:32
    Caro Giannuli, mi pare che ci stiamo rompendo la testa per risolvere un problema che, a causa di una falsa premessa, è irrisolvibile.
    Il problema è il seguente: "Premesso che il Governo può rimanere in carica fin quando ha la fiducia del Parlamento, come garantire la stabilità del Governo se nessuna forza politica, o coalizione, ha la maggioranza assoluta dei seggi? E come garantire la stabilità del Governo se la maggioranza parlamentare che gli attribuisce la fiducia è talmente composita da essere soggetta ai ricatti della sua più piccola componente, la quale in ogni momento può far venire meno la maggioranza e di conseguenza far cadere il Governo?".
    Il problema è irresolubile perché la premessa è FALSA. Infatti, NON E’ VERO che il Governo può rimanere in carica fin quando la maggioranza parlamentare lo sostiene, il Governo è perfettamente legittimato a rimanere in carica fino al termine del suo mandato, o fino ad una mozione di sfiducia parlamentare, ANCHE SE LA MAGGIORANZA CHE GLI HA ASSEGNATO LA FIDUCIA SI DISSOLVE. Chiedo scusa per l’uso del maiuscolo ma il punto è rilevante.
    Questo non solo perché è la Costituzione a stabilirlo (si veda l’art.94 cost. e si ignori la "questione di fiducia" inserita nei regolamenti parlamentari) ma anche perché l’architettura istituzionale delle moderne democrazie liberali si fonda sulla DIVISIONE DEI POTERI, che sarebbe di fatto negata se Parlamento e Governo diventassero una entità UNITARIA e BICEFALA.
    Un assetto questo che indubbiamente giova al controllo partitocratico del potere e legittima l’imposizione incostituzionale e antidemocratica della disciplina di partito ai parlamentari e pone Governo e Parlamento alle dipendenze delle segreterie di partito.

    Il problema diventa invece risolvibile se si torna nell’alveo della legalità costituzionale e democratica: il Governo deve avere la fiducia del Parlamento UNA E UNA SOLA VOLTA, dopodiché le maggioranze parlamentari possono liberamente variare, come è naturale che avvenga in un sistema democratico dinamico, senza che ciò comporti alcuna instabilità governativa.
    In una democrazia sana il Parlamento DEVE rappresentare i cittadini, e se tra i cittadini vi è una varietà di opinioni politiche diverse la soluzione NON PUO’ essere la limitazione della rappresentanza, nemmeno quando si ritenesse desiderabile una maggiore uniformità di posizioni in seno al Parlamento.
    La falsa premessa di cui sopra è invece il pericoloso alibi usato per introdurre artifici elettorali il cui scopo è tagliare fuori dalla rappresentanza alcune posizioni politiche esistenti nella società e per alterare gli equilibri della rappresentanza. Una ragione in più per dichiarare falsa quella premessa.
    A fronte di una maggioranza parlamentare frammentata, spetta al Capo dello Stato trovare le mediazioni necessarie a presentare un governo che ottenga la fiducia. E se ciò non fosse possibile il Capo dello Stato può "imporre" il governo che ritiene maggiormente rappresentativo e presentarlo al Parlamento come ultima scelta prima dell’inevitabile scioglimento delle Camere. E’ stato fatto, può farlo.
  • Di Persio Flacco (---.---.---.160) 20 gennaio 2017 12:52

    La chiamano "Costituzione materiale", ed è quella effettivamente vigente.

    E’ la Costituzione che la classe politica italiana ha pazientemente costruito un pezzetto alla volta nel corso di 70 anni in base alle sue necessità.
    Cambiamo classe politica e, forse, avremo la nostra Costituzione autentica realizzata. Noi cittadini potremmo riuscirci, votando sempre, ripudiando quindi l’astensione, e votando sempre le forze politiche meno compromesse col potere.
    Alla fine riusciremmo a togliere la poltrona da sotto a questi signori: è matematico.
  • Di Persio Flacco (---.---.---.160) 20 gennaio 2017 12:39

    Con questo cosiddetto "sistema bloccato" il PD di Matteo Renzi ha ottenuto che il Parlamento italiano approvasse a larga maggioranza la riforma costituzionale da esso voluta. Il Senato, nonostante una maggioranza meno forte, ha approvato il suo stesso "scioglimento"!

    Questo dimostra platealmente la falsità e la pretestuosità dell’assunto iniziale: quando lo si vuole il sistema non è affatto bloccato, dunque la riforma aveva altri scopi: restringere la rappresentanza e rafforzare il sistema partitocratico.
    Se volesse davvero apportare dei cambiamenti eliminando ciò che blocca il Paese il PD di Renzi potrebbe farlo: inizi a disboscare la giungla legislativa e a sanare un apparato statale orientato alla clientela piuttosto che all’efficienza, e troverà tutti i cittadini italiani schierati a battergli le mani. Ma non provi a toglierci la democrazia.
  • Di Persio Flacco (---.---.---.160) 16 gennaio 2017 23:15

    Più che a una fine del PD mi pare che l’intervista preluda ad una sua mutazione genetica verso il Partito della Nazione (PdN). Meglio ancora: prelude alla sua confluenza nel Partito della Nazione. Un associazione di significati quella tra Partito (parte) e Nazione (totalità) che è già un programma politico ideologico: la parte che comprende in sé e si fa rappresentanza unica e guida dell’intera complessità e varietà sociale. Un partito quindi che annuncia la sua vocazione totalitaria già dal nome.

    Per capire di che si tratta, in assenza di una vera base teorica, basta ripercorrere sommariamente l’attività di quell’abbozzo di PdN che è diventato il PD renziano.
    Il "partito del fare", che per "fare" ha bisogno delle mani libere da lacci ideologici e anche programmatici; che si allea per governare con chi vuole, senza preclusioni; che accoglie indifferentemente fuorusciti di ogni matrice ideologica: da Gennaro Migliore a Denis Verdini e Angelino Alfano. Un partito dunque che non può non fondare la sua unità se non sulla figura del Capo Carismatico, unico depositario della linea politica e delle giravolte necessarie ad ottenere il suo scopo primario: il Potere. Un progetto di questo genere, in una fase politica di frantumazione del centrodestra, rischia di non avere contrappesi, di trovarsi di fronte ad panorama politico nel quale una galassia di forze politiche troppo piccole e divise per competere col PdN potrebbero esserne assorbite fino a conferirgli la massa indifferenziata tale da renderlo effettivamente una entità totalitaria.
    La riforma costituzionale bocciata il 4 dicembre è stato il tentativo di accelerare questo processo e, mi duole dirlo, dobbiamo ringraziare Berlusconi se è fallito.
    Ma non è finita li: Renzi è di nuovo in pista, e ora vuole occuparsi del partito...

  • Di Persio Flacco (---.---.---.160) 15 gennaio 2017 12:33

    Israele è appeso sull’orlo di un baratro, e a portarlo a questo punto non sono stati i suoi nemici esterni ma l’ideologia di chi lo guida. Non c’è nulla di "ebraico" nel gesto del soldato Elor Azaria, né in chi chiede, e sono molti, sia graziato. C’è molto invece della eredità storica e ideologica del terrorismo nazionalista dei padri fondatori e dell’integralismo religioso, che ha stretto con esso una alleanza perniciosa.

    Israele ha i mezzi per difendere e rivendicare il suo ebraismo dai nemici esterni, ma sembra incapace a difenderlo da quelli interni.

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