4 dicembre 2016: un’apocalisse del Paese

par antonio cianci 251039
giovedì 19 gennaio 2017

Il 4 dicembre è stata un’apocalisse, cioè la rivelazione delle intenzioni vere della classe politica e dell’indole dei cittadini. Non c’era da sconfiggere la politica economica del governo renziano, politica economica nel solco della tradizione social-keinesiana degli ultimi 45 anni, ma in verità impedire qualche piccolo cambiamento nella rigida ingessatura del sistema politico istituzionale sociale. Avremmo potuto ritrovarci pressappoco con 200 parlamentari in meno, le province definitivamente abolite; ridotte le commissioni tributarie, le agenzie delle entrate, le agenzie delle dogane, le ragionerie dello stato, gli archivi notarili, le prefetture, le questure, i comandi forestali, le sopraintendenze; per non parlare delle società partecipate, che avrebbero dovuto passare da 8000 a 1000.

Tutto vanificato. Come nel gioco dell’oca si ricomincia dalla casella di partenza. Anzi Forza Italia ed il PD ricorrono alla Consulta per ritornare all’elezione a suffragio universale dei Consigli provinciali. Il sentimento gattopardesco di questo paese non muore mai. Tutti fingiamo di voler cambiare, ma non succede mai nulla di nuovo. I problemi gravissimi del paese, debito pubblico, mancanza di crescita economico-produttiva, disoccupazione, asfissiante pressione fiscale, inefficienza totale della macchina burocratica, non fanno un solo passo avanti. Cresce la sfiducia nel futuro dei cittadini, e quella degl’investitori stranieri nella fragilità del sistema Italia. Le difficoltà quotidiane sono percepite come segnale di un declino inarrestabile. C’è aria di rassegnazione. Ma le preoccupazioni di una classe politica irresponsabile sono la legge elettorale e la data delle prossime elezioni. E l’egoismo e l’insensibilita delle categorie privilegiate quella di tenersi ben stretti privilegi e rendite. Agl’indigenti ci pensi uno stato indebitato ed in bancarotta e ,semmai, con le tasse di tutti. Che Dio ci assista!


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