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Persio Flacco

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Ultimi commenti

  • Di Persio Flacco (---.---.---.43) 10 luglio 2017 11:14

    Ma lei non mi spacca affatto le palle, Enrico: non ci riesce. Per riuscirci dovrebbe scendere sul terreno delle argomentazioni, cosa che non fa, forse perché non riesce a farlo: preferisce l’attacco personale. C’è un motivo per cui mi presento con uno pseudonimo, dal quale, comunque, per le autorità sarebbe facile risalire alla mia identità reale. Il motivo è che in passato alcune persone sono arrivate a calunniarmi con i responsabili del mio posto di lavoro e a minacciare di venirmi a cercare a casa. Li ho diffidati dal farlo, come è ovvio, però sperando ardentemente tra me e me che ignorassero la diffida e si facessero vivi per davvero. E’ che quando mi minacciano divento cattivo, signor Enrico, soprattutto quando la minaccia è diretta a dissuadermi dal manifestare il mio pensiero.

    Dunque le sue critiche argomentate sono benvenute, gli attacchi personali no.
    Infine, signor Enrico, le faccio presente il genere di spifferi piccoli e grandi del genere di quello contenuto nell’articolo di GeriSteve, concorrono a creare un forte vento che spira in direzione di conflitti di varia natura e dimensione. Fa muovere le armi della NATO in Europa dell’est; ha fatto muovere eserciti in Medio Oriente creando sconquassi che incidono sulla vita di tante persone, anche in Italia e in Europa, per motivi che nulla hanno a che fare con gli interessi e le aspirazioni dei comuni cittadini. Per questo considero doveroso contrastare, per quello che posso, questa corrente. La saluto.
  • Di Persio Flacco (---.---.---.43) 9 luglio 2017 21:38

    Non sapevo di avere lettori così attenti e interessati a quello che scrivo, da quanto lo scrivo, da cosa non scrivo. Me ne compiaccio, ciò conforta il mio ego.

    Certo, è evidente che a lei non piace ciò che scrivo, che preferirebbe non scrivessi affatto. In questo dimostrando di avere esattamente la stessa indole censoria che attribuisce a Putin. Ma non sarà che lei proietta su Putin le sue tendenze? 
    Ci pensi: anche lei ne fa una questione di "palle" (che lei deve avere enormi e durissime, immagino) come il Putin che lei immagina. Anche lei vorrebbe schedare gli oppositori, come l’agente dell’Okhrana Vadimir. Altrimenti perché vorrebbe conoscere la mia identità reale, rimproverandomi l’anonimato. Lei che anonimo non lo è: si chiama Enrico...
    Comunque, signor Enrico, la informo che lei è libero di non leggere ciò che scrivo, come io sono libero di scrivere ciò che scrivo. Almeno fino a quando gli antiputiniani liberali liberisti libertari come lei non prendono del tutto il potere.
  • Di Persio Flacco (---.---.---.43) 8 luglio 2017 23:40

    Putin=Stalin; Stalin= Okhrana; Putin=Okhrana Ed il gioco è fatto, il cerchio è chiuso. Ma non basta: il cerchio è fragile, allora si tira una linea ed ecco che Okhrana=Fsb=Putin. Ora si che il cerchio è ben ferrato: Putin è diventato moralmente indifendibile. E se qualcuno chiamasse a raccolta i "valori dell’occidente" contro Putin: quei "valori" che sono serviti egregiamente per fare di Iraq e Libia altrettanti cimiteri e stati falliti e con i quali si è provato a fare lo stesso della Siria, chi oserebbe obiettare essendo certo di essere indicato come complice dello zarismo assassino?

    Questo genere di schematizzazioni le ho viste molte volte applicate sugli "autorevoli" giornaloni democratici, in particolare su quelli "liberal" e "dem", però mai li ho visti svolgere in modo tanto grottesco e scopertamente farlocco come nell’articolo citato da GeriSteve. Che il prof. Reznik si sia dimesso per protesta contro quella lapide è comprensibile, Che GeriSteve imbastisca sopra questo episodio un buffo tentativo di imitazione dei professionisti della disinformazione fa sorridere.
    Intendiamoci: non difendo Stalin. Uno che rispetto al comunismo sta solo solo un po’ sopra Kim Jong-un. Non difendo nemmeno Putin: un leader che fa gli interessi del suo Paese nel modo che i russi gradiscono di più e al quale è stata attribuita la responsabilità di ogni nefandezza generata da una società contraddittoria e variegata. Nemmeno Assad voglio difendere, se non come unico baluardo alla distruzione della Siria e come argine all’integralismo islamico.
    Il mio è solo un invito a lei, GeriSteve, a prepararsi meglio. Si studi il New York Times, il Washington Post, il Wall Street Journal, il Times, Repubblica, il Corriere della Sera, Il Foglio, Le Figarò, Le Monde, El Pais, e non ne cito altri perché l’elenco sarebbe lungo, e vedrà che la sua tecnica da spin doctor non potrà che migliorare.
  • Di Persio Flacco (---.---.---.5) 24 aprile 2017 11:47

    Caro nonno Franco, di genocidio vero e proprio non si può parlare: non ci sono sistematiche uccisioni di massa, l’eliminazione fisica degli arabi palestinesi non è praticata con l’obiettivo di far scomparire quel gruppo umano che, anzi, aumenta la sua consistenza demografica.

    Vi è piuttosto il tentativo di spezzare psicologicamente la resistenza degli arabi palestinesi, di cancellare la loro identità culturale, di indurli ad abbandonare il territorio emigrando definitivamente nei Paesi circostanti rendendogli la vita impossibile attraverso metodiche angheria, umiliazioni, espropriazioni, rifiuto della loro presenza, dei loro diritti, della loro storia. Si tratta di qualcosa di molto più raffinato, quindi. E del resto nessuno al mondo, ad iniziare dalla grande maggioranza degli stessi ebrei israeliani, potrebbe tollerare un vero e proprio sterminio.
    Si tratta invece di una strategia di lungo periodo decisa dalla cupola sionista molti anni fa e che ha diversi obiettivi. Il primo, come dicevo, è indurre gli arabi ad abbandonare ogni speranza di poter resistere, ad andarsene "spontaneamente" o a rassegnarsi a diventare invisibili.
    Il secondo, altrettanto importante e tragico, è insegnare agli ebrei (non solo a quelli israeliani) ad essere un popolo di dominatori piuttosto che un popolo di giusti. La vittima designata in questo caso è l’ebraismo, come corrente culturale profonda e complessa, e il giudaismo come religione universalistica. Il primo da sostituire con la ennesima versione del più classico dei nazionalismi; il secondo con la interpretazione particolaristica e integralista della Torah nella quale l’eccezionalismo del popolo di Israele, la sua esclusiva alleanza con d.o, diventi il carattere dominante e finalistico.
    E’ una strategia folle, come sono folli solitamente tutte le strategie di questo genere, che rischia seriamente di mettere in pericolo l’esistenza stessa di Israele e di provocare nuove ondate di odio antisemita in tutto il mondo.
    In questo senso vittime sono gli arabi palestinesi, ma anche gli ebrei.
    Purtroppo, a quanto pare, nemmeno le persone più intelligenti e buone riescono a scorgere questo disegno.
  • Di Persio Flacco (---.---.---.5) 22 aprile 2017 12:20
    Una osservazione: *Israele è uno Stato*, una entità nella quale si riconoscono persone e gruppi con idee politiche di ogni genere. Si tratta quindi di una entità *neutra*, che non coincide affatto col regime che pro tempore la governa.
    Se così non fosse avrebbero ragione gli antisemiti a sostenere che ogni ebreo israeliano è responsabile delle azioni dei governi israeliani. Una forma di pensiero di tipo razzista questa che paradossalmente è manifestata in modo esplicito dai vertici della Comunità Ebraica, i quali accollano a tutti i palestinesi le responsabilità del gran muftì di Gerusalemme.
    La Brigata Ebraica (questo il suo simbolo https://tinyurl.com/kgqaacy) era una formazione militare inquadrata nel British Army, che comprendeva diverse altre truppe straniere, come i Gurkha indiani ad esempio. Tra i diversi contributi stranieri alla guerra erano anche le tristemente note truppe marocchine alle dipendenze dell’Armée francese. Tutte combatterono contro il nazifascismo in Italia, ma non mi pare pretendano oggi di sfilare con la loro bandiera nel corteo del 25 aprile.
    Gli ebrei che combatterono nella Resistenza lo fecero da italiani, sotto questa bandiera: https://tinyurl.com/ltrwcpd, non sotto quella di Israele, che nacque nel ’48.
    Le bandiere *israeliane*, nemmeno quelle della Brigata Ebraica quindi, sono un elemento spurio alla sfilata del 25 aprile al pari di quelle palestinesi.
    Tuttavia le bandiere *israeliane* potrebbero benissimo sfilare accanto a quelle *palestinesi* in nome dei valori unificanti della Resistenza. Sarebbe anzi una splendida dimostrazione di una volontà pacifica di reciproco riconoscimento tra due popoli da troppo tempo in conflitto.
    Purtroppo gli organi dirigenti della Comunità Ebraica sembrano totalmente schierati non nella difesa di Israele ma in quella del regime sionista di ultradestra che lo governa. Dunque, per quanto sia triste, è probabilmente appropriato che non partecipi alla manifestazione dell’ANPI.

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