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GeriSteve

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Depistaggio politico

Depistaggio politico

16 Giu. 2016 | GeriSteve  




Ultimi commenti

  • Di Geri Steve (---.---.---.254) 3 maggio 2012 16:47

    Opinione o Informazione? Il problema esiste eccome. 

     Però nel trattare il problema l’autrice presuppone una distinzione netta fra opinione e informazione che non è né realistica né sostenibile: l’informazione è sempre una rappresentazione di fatti interpretati secondo una certa cultura. Di alcune culture si può dire che sono certamente sbagliate e che falsano la visione della realtà, ma questi sono casi limite: spesso, il preferire una cultura o un’altra è una questione di opinione. Faccio dapprima alcuni esempi semplici, tenendomi volutamente lontano dal più grande problema, e cioè che spesso culture diverse discendono da opinioni politiche diverse e contrapposte.

     Se oggi un medico uccide un paziente dissanguandolo, difficilmente troveremo qualche “giornalista” che sostiene che il medico lo ha curato con un salasso, e magari che il paziente è morto perché il medico non gli ha tolto abbastanza sangue da fargli uscire tutto il male: cio’ dipende dal fatto che quella cultura –oggi- non ha più alcuna credibilità, ma un giornalista di altri tempi lo avrebbe scritto, convinto di rappresentare la realtà.

     Oggi troviamo però “giornalisti” che scrivono che un bagnante è morto di congestione per aver fatto il bagno dopo mangiato, anche se tutta la cultura medica di tutto il mondo ignora la congestione e se tale buffa credenza esiste soltanto in Italia. In perfetta analogia, ogni volta che c’è un’esplosione di gas, i giornalisti scrivono che è esplosa una “bombola”, perpetuando un errore linguistico che confonde il gas con la bombola, il tubo dell’acqua con la pompa, ecc. In questi esempi abbiamo semplicemente delle culture certamente sbagliate ma credibili e credute semplicemente perche’ molto diffuse, pur essendo indiscutibilmente sbagliate. E’ indiscutibilmente pessimo giornalismo, che sarebbe da censurare perchè indiscutibilmente disinformativo.

     Prendiamo il caso di un incidente stradale: secondo un giornalista è stato causato dalla velocità, per un altro dall’incapacità di controllare il mezzo a quella velocità, per un altro ancora dall’imprudenza di essere andato a quella velocità, per un altro dal non avere aumentato la velocità in modo tale da sfuggire allo scontro… Prendiamo il caso di un edificio crollato durante un terremoto: è caduto per il terremoto o perché malcostruito? I morti sono stati uccisi dal terremoto o dal costruttore? Prendiamo il caso di un suicidio: un giornalista scrive che si è ucciso perché era depresso, un altro perché qualcosa gli ha causato la depressione: la perdita dell’amore o la perdita del lavoro e della dignità sociale, un altro perché la sua depressione non era ben curata.

    Sono tutte informazioni ben diverse, ma chi potrebbe arrogarsi il diritto di dire quale è vera e quali sono false? Sono tutte informazioni che rappresentano la realtà secondo diversi punti di vista, che sono tutti rispettabili e tutti criticabili, senza per questo essere ugalmente accettabili.

     E finora neanche abbiamo toccato le grandi divergenze che derivano da grandi divergenze politiche e ideologiche: se una produzione viene “delocalizzata” si deve dire che è un problema di costo del lavoro o che è un problema di mancata tutela del lavoro e dei diritti dei lavoratori? Se c’è una recessione si deve dire che la gente o i paesi vivevano al di sopra delle loro possibilità o che la rendita finanziaria sopravanza il reddito da produzione?

    Rappresentare opinioni in proposito non sarebbe “fare informazione”? Forse l’unica “informazione” che merita questo nome? Forse sono interrogativi troppo grandi per un articoletto o un commento.

     GeriSteve

     

     

     

  • Di Geri Steve (---.---.---.254) 3 maggio 2012 15:25

    Nela Sahara oggi non piove quasi niente e il problema non lo si può pensare di risolvere andando a pompare l’acqua piovuta qualche millennio fa: è chiaro anche ad un bambino che quell’acqua non verrebbe rimpiazzata da altra acqua piovana e semplicemente scenderebbe il livello della falda, cioè di quel serbatoio sotterraneo.

    Però non era chiaro a quel meno-che-bambino di Gheddafi che si vantava di avere la possibilità, con il petrolio, di irrigare e rendere coltivabile il deserto sahariano. Lui è morto ammazzato, ma mi sembra che ci sia qualcuno pronto a rimpiazzarlo.

  • Di Geri Steve (---.---.---.254) 30 aprile 2012 23:53

    Non condivido tutto l’articolo, ma condivido appieno la conclusione di Giannuli:
    "...queste sistematiche assoluzioni hanno un significato sul piano storico: lo Stato non ha saputo, potuto, voluto fare giustizia"

    E ne aggiungerei un’altra, che potrebbe anche sembrare blasfema: a oltre quarant’anni di distanza, che me ne fregherebbe di riaprire un processo che -nella migliore delle ipotesi- porti alla condanna di alcuni veri colpevoli quando Freda, Ventura e Zorzi non son più processabili e i mandanti non sono neanche identificati?

    A questo punto, piuttosto che individuare e condannare qualche bombarolo , magari pure secondario, a me interesserebbe molto di più sapere:
    - chi sono stati i mandanti.
    - chi sono stati gli organizzatori.
    - chi ha progettato, ordinato ed eseguito i successivi depistaggi, compresi gli omicidi di testi.
    - chi sono stati i tantissimi che ben sapevano e hanno taciuto.

    Sto parlando di diverse centinaia di persone, di cui diversi potrebbero essere ancora vivi, fra noi, e magari anche rispettati.

    Geri Steve

  • Di Geri Steve (---.---.---.254) 30 aprile 2012 23:17

    mah... quest’articolo sta ad un livello quasi teologico.

    ci sono invece dei fatti molto inquietanti sulla santa:

    - che ai suoi assistiti arrivasse ben poco e forse niente.
    - che lei invece avesse enormi disponibilità.
    - che "via Teresa di Calcutta" Marcinkus esportasse capitali dall’Italia in zone in cui non risultano "opere di bene", ma tanta coca che arrivava in Italia e che lì doveva tornare sotto forma di denaro contante.
    - che abbia utilizzato il suo status di premio Nobel per la pace per candidare Licio Gelli a premio Nobel per la letteratura.

  • Di Geri Steve (---.---.---.254) 30 aprile 2012 23:04

    Io ho il massimo rispetto per tutto l’importante lavoro di contro-storia condotto da Giuseppe Casarrubea, a partire dall’analisi della prima strage di stato –quella di Portella della Ginestra- alla paziente ricostruzione (con Cereghino) dei legami con l’OVRA, i nazisti in Argentina e la P2.

    Che lo stato italiano non ha vinto la mafia: è un dato di fatto.

    Che dentro lo stato italiano ci sia chi con la mafia ha fatto accordi e carriera: è ormai verità sia storica che processuale.

    Che qualcuno è entrato nello stato non per conto degli italiani, ma per conto della mafia: per molti è fondatissimo sospetto .

    Individuare chi ha svolto questi ruoli e per conto di chi non è cosa facile, e qui sarebbe auspicabile poter utilizzare gli studi e la competenza di Casarrubea.

    Invece , ci troviamo di fronte ad una sua generica ed oscura invettiva contro i “i falsi becchini dell’antimafia”, che non sono agevolmente identificabili. 

    Capisco benissimo l’amarezza di Casarrubea per non aver vinto la guerra alla mafia: non è il solo, ma in lui ci sono due particolarità importanti: lui ne sa tanto, ed è ancora vivo, diversamente da chi, in quella guerra, è caduto. E allora, faccia ancora uno sforzo di chiarezza: ci dica chiaramente perché lui vede falsi certi “professionisti dell’antimafia”:  chi sono, dove, come e quando costoro non si sono realmente impegnati.

    Questo sforzo di chiarezza darebbe significato a tutto il suo lungo lavoro di verità storica: significato per lui e per chi viene dopo.

    Geri Steve

     

     

     

     

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