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Doriana Goracci

Doriana Goracci

Sono una blogger in copy left da molti anni e mi piace impegnare parte del mio tempo nel giornalismo partecipativo, usando il cestino-come mezzo- per raccogliere quelle piccole e preziose cronache di vita, spesso sotto traccia.

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  • Primo articolo giovedì 08 Agosto 2009
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Ultimi commenti

  • Di Doriana Goracci (---.---.---.77) 28 aprile 2020 14:54
    Doriana Goracci
    Era negli anni 80 che Michele Guyot Bourg fotografò il ponte Morandi a Genova: quella sua ricerca fotografica la intitolò "VIVERE SOTTO UNA CUPA MINACCIA" Il 17 agosto 2018 scrissi Genova, Ponte Morandi | Come vivere sotto una cupa minaccia? Sopra le case deve esserci il cielo, non un’autostrada... con tutte o quasi le sue foto. Oggi ne ho trovate di altre nella sua pagina, anche una sua foto recente, so che la nipote è sempre vicina a lui. Oggi è anche una giornata molto importante perchè a distanza di un anno e 8 mesi, sotto la minaccia di questa pandemia mondiale e che tanti disastri ha causato all’ Italia tutta,aspettando tra fine giugno e luglio quando saranno percorribili dagli automobilisti i 1.067 metri di acciaio sorretti dai 18 piloni a 40 metri di altezza, il cantiere orgogliosamente ha inaugurato l’ultima impalcatura del Ponte. Aggiungo foto e un abbraccio grande a tutti coloro che hanno fatto il possibile e l’impossibile in momenti così drammatici per l’Italia.Sono con voi GRAZIE
    video
    Ultimato il varo della diciannovesima campata d’acciaio del nuovo viadotto di Genova: ora il tracciato del nuovo ponte è completato, è lungo 1067 metri. Sono state usate 17.500 tonnellate di acciaio. L’operazione è stata salutata dal suono delle sirene del cantiere e delle navi alla fonda e di alcune aziende. A nemmeno due anni dal crollo del Morandi, il 14 agosto 2018 (43 morti), Genova è ricucita. Oggi, come allora, piove.
    "Lo Stato non ha mai abbandonato Genova. Lo abbiamo solennemente detto a poche ore dalla tragedia: ero già qui e abbiamo detto subito che Genova non sarebbe stata lasciata sola. Questa presenza è doverosa ma sono qui anche con grande piacere perché oggi suturiamo una ferita". Lo ha detto il premier Giuseppe Conte a Genova alla cerimonia per la ricostruzione del ponte. "Ci impegniamo al massimo perché tragedie del genere non abbiano più a ripetersi" ha detto Conte. "Ricongiungiamo una importante arteria di comunicazione al centro, al cuore, della città di Genova. La portata concreta di questa giornata è nel fatto che c’è un progetto reale che sta giungendo a completamento. Qualcuno ha parlato di miracolo: credo sia possibile parlare di miracolo, senza enfasi, perché c’è il lavoro di tanti qui, dell’autorità pubblica, dei progettisti e in particolare Renzo Piano, degli operai e i tecnici" ha sottolineato il premier. "Oggi, nei tempi che più o meno ci eravamo ripromessi di rispettare, tempi brevissimi. Quando fissammo questo termine i vostri sguardi erano molto preoccupati ma io vi incitai a fissare un termine molto sfidante perché avevo consapevolezza che se pure avessimo ritardato l’importante era darsi una data la più immediata possibile. Siamo nei tempi e tra poco torneremo per l’inaugurazione, perché il progetto è pressoché completo".
    "Siamo convinti che non sia un’illusione quella di cambiare il mondo. Credo che vedere quest’opera quasi realizzata" "sia un segnale straordinario che anche in questo tempo difficile possiamo ogni giorno continuare a cambiare il mondo". Lo ha detto la ministra dei Trasporti Paola De Micheli al varo dell’ultimo impalcato del Ponte di Genova.
    "Oggi rinasce una grande opera. Merito anche della perseveranza del commissario Marco Bucci. A dimostrazione del fatto che si può ripartire rapidamente, evitando di affogare nella burocrazia. Bisogna però snellire e semplificare le procedure. Che tutto questo ci serva da insegnamento". Così su Facebook il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. "Quest’opera ci consegna una certezza: l’Italia è capace di risorgere, anche dalle macerie di un’emergenza. Oggi è una giornata di speranza". "Oggi sicuramente è una giornata importante, c’è tanta felicità. Ma dobbiamo ricordarci che tutto parte da una tragedia. Ci sono 43 vittime. Ci sono le rispettive famiglie che giustamente ancora aspettano giustizia".https://www.ansa.it/liguria/notizie/2020/04/27/bandiera-s.-giorgio-su-ultima-campata_e45a3354-8a9e-4626-ad87-d8320816c4d0.html
  • Di Doriana Goracci (---.---.---.216) 26 aprile 2020 14:42
    Doriana Goracci

    Dopo Helin Bölek muore anche Mustafa Kocak.L’assassino si chiama Erdogan

    E’ un drammatico aggiornamento, purtroppo, lo ricevo dalla Bottega dei Barbieri, che leggete anche qui spesso su Agoravox Italia:

    Prima, il 3 aprile, un lungo sciopero della fame ha spento la vita di Helin Bölek. Poi, il 23 aprile, muore nello stesso modo Mustafa Kocak… Ma l’assassino è sempre lo stesso: il fascista Erdogan che nega la libertà al suo popolo e ai curdi.

    Helin e Mustafa facevano parte di Grup Yorum. Cantavano contro ogni ingiustizia, cantavano anche «Bella ciao». Mentre in Italia ricordiamo i 75 anni dalla liberazione dal nazifascismo dobbiamo urlare che Erdogan è un fascista, come Hitler e Mussolini, e aiutare chi lo combatte. [QBEA: questa bottega è antifascista]

    Non si può stare in silenzio davanti a questi crimini

    di Antonello Pabis

    In questo tempo di Coronavirus, di superpoteri concentrati in pochissime mani e provvedimenti schizofrenici, troppo spesso prevalgono la paura e il senso di impotenza. Occorre invece reagire, non perdere la lucidità e il senso critico, partecipare alle catene di solidarietà, attivarci affinché in tutto il mondo prevalga il senso di comunità. Nessuno va lasciato solo, gli ultimi devono essere sostenuti e sospinti in avanti, perché cambi la percezione delle priorità sociali, del cambiamento di modello sociale: dove finalmente tutto sia concepito per essere funzionale al benessere della persona e alla salvaguardia dell’ambiente in cui si vive.

    Questo banalissimo ragionamento dovrebbe spingerci a risollevare la nostra capacità di reazione contro quanto – tragicamente e in tutto il mondo – sacrifica l’umanità, in testa l’infinita sete di dominio e di sfruttamento del capitalismo moderno.

    In questi giorni, seppure imprigionati nelle nostre case, abbiamo più tempo per ragionare e opporci a ciò che sempre più è evidente, drammatico e ben più grave del Covid 19: si chiama barbarie.

    Una delle innumerevoli manifestazioni di questo abominio è la storia dei Grup Yorum, un gruppo musicale turco, di amici della libertà e della democrazia e quindi amici anche della eroica resistenza kurda. Famosi nel mondo, si ispirano agli Intillimani, hanno pubblicato venti album fino a quando sono finiti nel mirino di Erdogan, il Sultano turco e del suo regime totalitario.

    Accusati di «appartenenza a una organizzazione terrorista» cioè il DHKC-P (Devrimci Halk Kurtuluş Partisi-Cephesi) o comunque di fare propaganda per il terrorismo, i Grup Yorum vengono arrestati e incarcerati in trenta. Solo due componenti del gruppo musicale sfuggono all’arresto.

    La cantante Helin Bölek e il chitarrista Ibrahim Gökcek, provvisoriamente in libertà, il 16 maggio 2019 iniziano uno sciopero della fame in nome della libertà di pensiero e di espressione; pochi giorni dopo si unisce a loro anche un terzo, Mustafa Kocak detenuto con la condanna provvisoria all’ergastolo.

    La loro protesta viene censurata, il mondo non parla, i media tacciono, l’indifferenza internazionale è evidente, tanto forti sono gli interessi nel mondo legati al regime turco e al suo ruolo nei conflitti (e nella fuga dei profughi) in Medio Oriente.

    Il 3 aprile, dopo 288 giorni di sciopero della fame e ormai ridotta a pelle ed ossa, muore a soli 28 anni Helin Bölek.

    Il 23 aprile – dopo uno sciopero della fame durato 297 giorni – muore anche Mustafa Kocak, coetaneo di Helin.

    Chiedevano un equo processo.

    Mustafa è morto il giorno dopo che sua madre aveva cominciato il suo sciopero della fame, per aiutare il figlio e tutte le vittime della ferocia assassina di Erdogan. Per rivendicare pace, democrazia e libertà.

    Ora si teme per la vita di Ibrahim Gökcek – 310 giorni di “astinenza dal cibo” – le cui condizioni appaiono disperate.

    Le potenze internazionali sono conniventi. E complice, con i suoi silenzi, è anche l’Italia.

    Non si può stare in silenzio davanti a questi crimini.

    Così deve aver pensato Pati Luceri – già professore al liceo di Lanusei in Sardegna e noto per il suo impegno internazionalista e le sue battaglie civili – quando a Martano nel suo Salento, decide di unirsi a quegli scioperi della fame nello stesso giorno, forse le stesse ore della morte di Mustafà

    Il suo messaggio è forte, è chiaro, è giusto! Ed è imperativo: non possiamo non prendere posizione!

    Intanto si possono inviare adesioni, prese di posizione, autoscatti con un cartello di protesta – per esempio «solidarietà al Grup Yorum» o «Salvate la vita a Ibrahim Gökcek» – a questo indirizzo mail: [email protected]

    Ascoltate e fate girare il concerto:

    https://www.youtube.com/watch?v=OMnaLL8JkKg

    Qui cantano Bella Ciao durante un grande concerto a Istanbul:

    https://www.youtube.com/watch?v=Qwbh6ZHEiUc

    IN “BOTTEGA” VEDI Helin Bölek: Bella Ciao per sempre

    AGGIUNGO QUANTO TROVATO SCRITTO SU IL MANIFESTO

    «Il mio nome è Mustafa Kocak, ho 28 anni. Ho vissuto con la mia famiglia a Istanbul fino all’arresto. Come uno dei quattro figli di una famiglia povera, ho passato la mia infanzia e la mia giovinezza lavorando qua e là. La mia vita è cambiata quando sono stato arrestato, il 23 settembre 2017».

    Inizia così la lettera che Mustafa ha lasciato ai suoi avvocati e pubblicata dall’agenzia Bianet. Mustafa è morto 20 giorni dopo Helin Bolek, era ridotto a pesare 29 chili.

    I due membri del gruppo marxista turco Grup Yorum, in sciopero della fame da mesi contro la durissima repressione scagliata contro il loro progetto artistico e politico dal governo, se ne sono andati uno dopo l’altra, ridotti pelle e ossa da una protesta estrema.

    Mustafa Kocak si è spento ieri dopo 297 giorni di cibo rifiutato: chiedeva un processo equo, denunciava le torture subite.

    «Tutto quello che chiedeva era un processo giusto, non gliene hanno dato la possibilità – ha commentato Omer Faruk Gergerlioglu, parlamentare del partito di sinistra pro-curdo Hdp – È diventato l’ultima vittima di un sistema ingiusto».

    Nata nel 1985, con all’attivo 23 album, la band è da anni sottoposta al divieto di esibirsi in pubblico, mentre il loro centro culturale a Istanbul è stato perquisito e chiuso dieci volte negli ultimi due anni. Sei dei suoi membri sono tuttora in prigione.

    Per l’accusa di aver passato armi a un’organizzazione terroristica (il marxista Dhkp-C) in violazione della costituzione, Mustafa è stato condannato all’ergastolo aggravato sulla base delle testimonianze di persone soggette a tortura, senza ulteriori prove, video, foto, impronte digitali.

    «Il risultato di un processo pieno di illegalità, ha trasformato il suo resistente sciopero della fame in un digiuno fino alla morte – ha detto ieri uno dei suoi legali, Aysul Catagay – Lo hanno guardato morire giorno dopo giorno. Abbiamo perso Mustafa ma i digiuni fino alla morte continuano: gli avvocati Abru Timtik e Aytac Unsal non mangiano da 113 e 82 giorni, un altro membro del Grup Yorum, Ibrahim Gokcek, da 312».

    È l’ultima ed estrema forma di protesta scelta da alcuni prigionieri politici nelle carceri turche, inascoltati da procure e tribunali prima, dalle autorità carcerarie poi.

    Chiedono processi giusti, un’utopia nella Turchia del presidente Erdogan, soprattutto dopo il tentato golpe del 2016 che ha avviato una stagione di epurazioni, repressione e battaglia al dissenso che si è tradotta in un numero spropositato di detenzioni. Trentamila stimati su 300mila detenuti totali.



  • Di Doriana Goracci (---.---.---.149) 25 aprile 2020 00:37
    Doriana Goracci

    le riporto il testo integrale del presidente Mattarella. Per quanto mi riguarda in questo post che ho scritto, come il precedente, nutro forti dubbi che buona parte del popolo italiano sappia davvero e voglia sapere perchè domani sia festa; qui al mio paese alle 12, c’è sempre l’inno diffuso da un megafono e poi seguito dal rosario o dalla Messa.Sono stanca di chiedere, sia pure di fare ascoltare per un giorno anche altro, faccio quello che posso nel mio piccolo, come scrivere un articolo anche se non sono una giornalista ma credo nella partecipazione, nella Liberazione come atto quotidiano. Alle 15 canterò Bella ciao, dovunque sia, e sarò quasi certamente nella mia casa e da sola: i miei figli hanno trovato casa e lavoro in Francia a Marsiglia.Buon 25 aprile Giorgio Zintu e a chi ci legge.

    "Nella primavera del 1945 l’Europa vide la sconfitta del nazifascismo e dei suoi seguaci. L’idea di potenza, di superiorità di razza, di sopraffazione di un popolo contro l’altro, all’origine della seconda guerra mondiale, lasciò il posto a quella di cooperazione nella libertà e nella pace e, in coerenza con quella scelta, pochi anni dopo è nata la Comunità Europea.Oggi celebriamo il settantacinquesimo anniversario della Liberazione, data fondatrice della nostra esperienza democratica di cui la Repubblica è presidio con la sua Costituzione.La pandemia del virus che ha colpito i popoli del mondo ci costringe a celebrare questa giornata nelle nostre case.Ai familiari di ciascuna delle vittime vanno i sentimenti di partecipazione al lutto da parte della nostra comunità nazionale, così come va espressa riconoscenza a tutti coloro che si trovano in prima linea per combattere il virus e a quanti permettono il funzionamento di filiere produttive e di servizi essenziali.Manifestano uno spirito che onora la Repubblica e rafforza la solidarietà della nostra convivenza, nel segno della continuità dei valori che hanno reso straordinario il nostro Paese.In questo giorno richiamiamo con determinazione questi valori. Fare memoria della Resistenza, della lotta di Liberazione, di quelle pagine decisive della nostra storia, dei coraggiosi che vi ebbero parte, resistendo all’oppressione, rischiando per la libertà di tutti, significa ribadire i valori di libertà, giustizia e coesione sociale, che ne furono alla base, sentendoci uniti intorno al Tricolore.Nasceva allora una nuova Italia e il nostro popolo, a partire da una condizione di grande sofferenza, unito intorno a valori morali e civili di portata universale, ha saputo costruire il proprio futuro.Con tenacia, con spirito di sacrificio e senso di appartenenza alla comunità nazionale, l’Italia ha superato ostacoli che sembravano insormontabili.Le energie positive che seppero sprigionarsi in quel momento portarono alla rinascita. Il popolo italiano riprese in mano il proprio destino. La ricostruzione cambiò il volto del nostro Paese e lo rese moderno, più giusto, conquistando rispetto e considerazione nel contesto internazionale, dotandosi di antidoti contro il rigenerarsi di quei germi di odio e follia che avevano nutrito la scellerata avventura nazifascista.
    Nella nostra democrazia la dialettica e il contrasto delle opinioni non hanno mai, nei decenni, incrinato l’esigenza di unità del popolo italiano, divenuta essa stessa prerogativa della nostra identità. E dunque avvertiamo la consapevolezza di un comune destino come una riserva etica, di straordinario valore civile e istituzionale. L’abbiamo vista manifestarsi, nel sentirsi responsabili verso la propria comunità, ogni volta che eventi dolorosi hanno messo alla prova la capacità e la volontà di ripresa dei nostri territori.Cari concittadini, la nostra peculiarità nel saper superare le avversità deve accompagnarci anche oggi, nella dura prova di una malattia che ha spezzato tante vite. Per dedicarci al recupero di una piena sicurezza per la salute e a una azione di rilancio e di rinnovata capacità di progettazione economica e sociale. A questa impresa siamo chiamati tutti, istituzioni e cittadini, forze politiche, forze sociali ed economiche, professionisti, intellettuali, operatori di ogni settore.
    Insieme possiamo farcela e lo stiamo dimostrando.Viva l’Italia! Viva la Liberazione! Viva la Repubblica!" 


  • Di Doriana Goracci (---.---.---.25) 22 aprile 2020 18:57
    Doriana Goracci

    mi unisco a chi mi precede, è un post completo, ricco di dati e documentazione, grazie.

  • Di Doriana Goracci (---.---.---.45) 18 aprile 2020 19:13
    Doriana Goracci

    Non me la sento più per tante ragioni, anche fisiche,di fare manifeste azioni a favore di una causa che condivido ma quanto lei pensa e professa, mi piace e sono con leie volevo dirglielo. Oggi prima di rientrare a casa dopo la spesa, mi sono attardata per campi, vivendo in un paese della provincia di Viterbo e ho colto dei fiori bellissimi viola, simili alle violette e alle viole di Pasqua, la prima ginestra letteralmente esplosa e dei fiori bianchi delicatissimi, dai pochi petali che non ho contato.Ho provato una gioia infinita e pensato che per fortuna i miei figli vivono a Marsiglia (dove ora non posso andare) e senza ostentare nulla respirano camminano vanno in bicicletta e allenano la testa e il corpo. l’Aria...grazie Fabio Iuliano


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