’I giapponesi non copiano più. Ma noi potremmo copiare loro e iniziare a renderci conto di ciò di cui tutti gli altri si rendono conto tempo, che il Made in Italy è frutto diretto della cultura italiana. E poi regolarci di conseguenza.’
Esatto, caro Pittèri.
Conosco la lingua e la cultura giapponese da qualche decina d’anni, con le sue molte luci e le sue molte ombre.
A questo riguardo hai proprio ragione.
Ma finché manderemo al potere, per arricchirsi a spese del pubblico erario, sopra e sotto, soprattutto, il banco, accapararsi privilegi immeritati, non fare niente o fare poco e male, gente che spara queste cazzate, per ignoranza e ottusità, che cosa vuoi combinare?
E non ne faccio una questione, o meglio, non è solo una questione, di schieramento politico, con il beneficio o maleficio... d’inventario, anche se io non sono certo in favore di questa ’banda’ che attualmente ci saccheggia.
Una politica culturale vera, potente, efficace, lungimirante, non ce l’ha mia avuta nessuno.
E quando c’è stata non è stata una politica culturale, ma una cultura ideologico-politica.
Si occupano le poltrone per ’bloccare’ la cultura avversaria, non per sviluppare i prodotti secolari, millenari in alcuni casi, dell’ingegno che pochi altri paesi hanno.
Che tristezza, che rabbia.
Alberto L. Beretta,
area milanese.