Cannes 2025. Un festival dalla parte dei diritti umani

par Bruna Alasia
giovedì 5 giugno 2025

Cannes 2025 è stata un’edizione densa di opere sul tema della pace, dei diritti civili, della diversità, dell’antirazzismo, a favore della libertà: principi su cui basa quella democrazia e quella convivenza incruenta che gli ultimi anni sembrano aver messo in discussione.

Di Bruna Alasia

Due gli interventi sintetizzano il festival e si sono distinti per la loro forza: l’emozionante discorso di Jafar Panahi nel ricevere la Palma d’oro, dove ha sottolineato l’importanza di mettere da parte le divisioni e difendere la libertà, affinché nessuno possa dire a qualcuno come si deve vestire e cosa fare e quello di Robert De Niro, all’apertura delle kermesse, contro Trump e contro ogni fascismo.

La giuria presieduta da Juliette Binoche (attrice notoriamente impegnata in diverse cause politiche e sociali, in particolare nell’ambito del movimento #MeToo e nella promozione di una maggiore attenzione ai diritti umani) e composta da Halle Berry, Payal Kapadia, Alba Rohrwacher, Leïla Slimani, Dieudo Hamadi, Hong Sangsoo, Carlos Reygadas e Jeremy Strong, ha assegnato La Palma d’oro all’iraniano Jafar Panahi con “It Was Just an Accident “. Il film racconta di un certo Vahid che crede di aver individuato qualcuno dal cigolio di una protesi e sospetta sia il sicario del regime iraniano che un tempo lo aveva torturato. Ma come sapere se è davvero il responsabile di tanto dolore? Il Festival descrive “It was just un accident” come un ritratto del “popolo iraniano in lotta per la propria libertà”.

Jafar Panahi aveva già vinto il premio più alto, oltre che a Cannes, a Venezia, Berlino e Locarno. Il suo non è dunque esclusivamente un premio politico, ma il riconoscimento a un regista che ha saputo esprimere con arte un contenuto etico universale. Panahi è il cineasta più perseguitato dal regime di Teheran. Detenuto fino a febbraio 2022, ha avuto ad aprile 2023 la rimozione del divieto a uscire dall’Iran che era in vigore da 14 anni. Il passaporto di Panahi era stato confiscato nel 2010. Dopo l’inizio delle proteste del Movimento Verde, nel 2009, contro la rielezione del presidente Mahmud Ahmadinejad, Panahi fu condannato a sei anni di prigione con l’accusa di “propaganda contro il sistema” a causa del suo sostegno verso il movimento di protesta e a 20 anni di divieto di produzione cinematografica. Adesso che è tornato al suo Paese, si spera che il sostegno di Cannes possa essergli utile.

Meritano particolare interesse i temi del cinema africano. La sezione Un certain regard è stata inaugurata da “Promis le ciel” della regista tunisina Erige Sehiri che racconta l’esilio tunisino di tre donne dell’Africa subsahariana. Quando le tre accolgono Kenza, una bambina di 4 anni sopravvissuta ad un naufragio, le tensioni del loro nucleo esplodono mentre il clima esterno diventa preoccupante. I personaggi sono ispirati a donne realmente conosciute dalla regista; una di loro, Debora Lobe Naney, la incontrò nel momento in cui avrebbe voluto fare la traversata per l’Europa. La Tunisia è raccontata dal punto di vista delle protagoniste, che rimangono ai suoi margini e non hanno accesso “La petite dernière” terzo film di Hafsia Herzi, ha per protagonista la diciassettenne Fatima, ultima di otto fratelli; lasciata la banlieue e la sua famiglia algerina per studiare filosofia a Parigi, scopre la propria omosessualità e per la prima volta s’interroga sulla sua identità.“Aisha can’t fly away” è la notevole opera prima dell’egiziano Morad Mostafa. Filma le traversie di Aisha, una badante africana di 26 anni immigrata al Cairo. Attraverso le sue giornate, il film esplora le dinamiche di una società in cui l’indifferenza delle autorità e le tensioni tra egiziani e africani di varie nazionalità hanno permesso alla malavita di prendere il controllo.

Una parola va aggiunta sull’italiano “Fuori” di Mario Martone, biografia della scrittrice Goliarda Sapienza durante il periodo in cui ha conosciuto il carcere. Non ha vinto premi e non ha convinto la stampa straniera, forse anche perché il personaggio, riscoperto nel nostro Paese dopo la morte, non è famosissimo fuori confine, ma resta un film di umana importanza e talento cinematografico.

 


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