Servizio Civile: i punti critici, la riforma necessaria

par Natale Salvo
venerdì 6 giugno 2025

Il Servizio Civile Universale (SCU) è nato come opportunità di formazione e crescita personale per i giovani e strumento di sviluppo culturale, sociale ed economico del Paese. Le finalità del servizio erano già precisate nella precedente legge 6 marzo 2001, n. 64 (Istituzione del servizio civile nazionale). Qui, in particolare, all’articolo 1 (lett. e), era affermato che «il servizio è finalizzato a contribuire alla formazione civica, sociale, culturale e professionale».

Nella pratica, i volontari possono essere impegnati nell’ambito:

Ma il Servizio Civile Universale funziona davvero? I numeri dicono di no: troppi pochi partecipanti, progetti spesso inadeguati e un compenso ridicolo. Eppure, se ben strutturato, potrebbe unire cittadinanza attiva e sostegno economico.

Servizio Civile: Un’occasione mancata

Ogni anno, il governo apre i bandi per il SCU.

Nel 2022, sono stati messi a disposizione 74.163 posti [2]. Sulla carta, un numero elevato. Ma a ben vedere, i posti disponibili nel 2022 sono stati di gran lunga inferiori alle 126.245 domande presentate, lasciando fuori quasi la metà dei candidati.

Nella realtà, un fallimento: il servizio civile impiega pochi giovani rispetto alla popolazione potenzialmente interessata. Le cause? Orari rigidi, stipendi miserabili e progetti che a volte si rivelano inutili o mal gestiti.

Il SCU dovrebbe rappresentare un’opportunità concreta di formazione e crescita. Ma oggi garantisce solo un impegno precario e sottopagato negli Enti del Terzo Settore. Il compenso, fermo a 507,30 euro al mese nel 2023 [3], è insufficiente per chiunque voglia mantenersi. Inoltre, le 25 ore settimanali imposte rendono difficile conciliare il servizio con altre attività, come lo studio o un impiego parallelo.

È curioso rilevare come, benché previsto dalla legge istitutiva, l’offerta pubblica appaia assente.

Le riforme necessarie

Per trasformare il SCU in una vera opportunità per tutti, è necessario intervenire con riforme concrete:

Dare un senso al Servizio Civile

Il SCU può essere molto più di una semplice esperienza formativa: può diventare un pilastro della società, un ponte tra cittadinanza e autonomia economica. Ma servono scelte coraggiose.

Ignorare i suoi limiti lo condanna all’irrilevanza. Riformarlo, invece, darebbe ai cittadini un ruolo attivo e un’alternativa concreta alla precarietà.

Fonti e Note:

Credits: Foto di Desola Lanre-Ologun su Unsplash.

[1] Decreto Legislativo 6 marzo 2017, n. 40 (Istituzione e disciplina del servizio civile universale, a norma dell’articolo 8 della legge 6 giugno 2016, n. 106). 

[2] Compagnia di San Paolo, marzo 2024, “Valutazione del Servizio Civile Universale”.

«Complessivamente sono pervenute 126.245 domande con la seguente suddivisione geografica: oltre la metà nel Sud e Isole (55,31%) a cui seguono il Centro con il 20,9% ed il Nord con il 20,9%, oltre al 2,8% riconducibile all’Estero. Il numero di volontari avviati al servizio dal 2001 è 624.360, di cui 50.972 nel 2022 (50.040 in Italia e 932 all’estero) e si conferma, come negli anni passati, la prevalenza delle regioni del Sud, isole comprese, per numero di volontari avviati, che superano i 50 punti percentuali (53,9%); a seguire il Centro (23,9%) e in Nord (22,2%). Il 62,9% dei volontari avviati è di sesso femminile e il restante 37,1% di sesso maschile. Le regioni del nord vedono una maggiore partecipazione femminile (64%)».

[3] Decreto n. 556 del 13 giugno 2023 (Adeguamento dell’assegno di servizio civile) del Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale.

Informazioni maggiori in merito al Servizio Civile Universale (SCU) sul sito del “Dipartimento Politiche giovanili” del governo: “Cosa è il Servizio civile universale


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