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Renzo Riva

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  • Primo articolo mercoledì 12 Dicembre 2009
  • Moderatore da martedì 12 Dicembre 2009
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Ultimi commenti

  • Di Renzo Riva (---.---.---.132) 13 luglio 2012 03:05
    Renzo Riva

    Alla fine si deve dire che sono più fortunati i disoccupati
    che non corrono il rischio d’infortunio.

    L’autore corre invece il rischio che gli cada una cartella su un piede.
    Che fare?
  • Di Renzo Riva (---.---.---.132) 13 luglio 2012 02:50
    Renzo Riva

    Resisti, resisti pure.


    LE CAROTE SONO FINITE
    È RIMASTO SOLO IL BASTONE

    ALLA FINE POI NON È IL BASTONE CHE SCEGLIE LE ZUCCHE
    MA SONO LE ZUCCHE CHE SCELGONO IL BASTONE
  • Di Renzo Riva (---.---.---.132) 13 luglio 2012 02:44
    Renzo Riva
    Ma per chi protestavano i minatori?
    Per gli statali a cui decurteranno la tredicesima?

    Mi pare che Zapatero lo hanno preso a calci in culo e dalle urne il responso ha detto Rajoy.

    Vogliono sovvertire il risultato elettorale.

    Ecché!
    Credevate davvero che la “decrescita felice” fosse a costo zero?
    .
    Lacrime, sangue e…
    stridor di chiappe.

    LE CAROTE SONO FINITE
    È RIMASTO SOLO IL BASTONE

    I minatori delle Asturie devono stare calmi perché il carbone servirà ancora alla Spagna.
    Non so però se fare quel lavoro sia tanto salubre.
    Se fosse per certi medici chiuderebbero le miniere.
    Forse però se chiudono le miniere la loro qualità della vita migliorerebbe ma come conseguenza resterebbero senza lavoro e di certo non verrebbero assunti negli impieghi pubblici a rinforzare il numero di statali.

    Cosa augurare loro?
    Vivere di stenti o lavorare mettendo a repentaglio la loro salute?

    Fate un po’ voi.
  • Di Renzo Riva (---.---.---.132) 12 luglio 2012 20:00
    Renzo Riva

    Ricordate la Dama di Ferro?

    Ricordate Zapatero? Era di tutt’altra pasta.

    Però Zapatero ha permesso i matrimoni omosex.
    Perché? prima no ci si poteva .....
    Bei diritti!
    Ora anche tutti gli spagnoli sapranno come ci si sente a prenderlo in quel posto.

    A proposito di carbone leggete la tabella al seguente collegamento:
    e pure questo:

    ed infine

    Ecché!
    Credevate davvero che la “decrescita felice” fosse a costo zero?
    .
    Lacrime, sangue e…
    stridor di chiappe.

    LE CAROTE SONO FINITE
    È RIMASTO SOLO IL BASTONE

    Inoltre per non dover sperperare soldi pubblici
    INESISTENTI
    in CIG, ordinaria o speciale,
    c’è una sola soluzione chiudere le fabbriche e licenziare.

    Tertium non datur

    Renzo Riva
    349.3464656
  • Di Renzo Riva (---.---.---.135) 12 luglio 2012 00:19
    Renzo Riva
    A proposito della cancerogenesi di alcune sostanze.

    Dal libro
    Il principio di precauzione
    I COSTI DELLA NON-SCIENZA

    Associazione Galileo 2001,
    Il Principio di Precauzione: i costi della non-scienza
    © 2004 21mo SECOLO s.a.s. di Roberto Irsuti e C.
    Via Piacenza 24, 20135 Milano
    Tel. 02-5456061, Fax 02-54100453
    Tutti i diritti riservati
    ISBN: 88-87731-23-

    che potete leggere e scaricare gratuitamente al seguente collegamento:

    da pagina 59

    g) Curiosamente, il PdP non viene invocato per bandire dal mercato
    i prodotti biologici. Anzi, viene invocato per vieppiù diffonderli.
    Eppure, essi sono i peggiori in commercio, dal punto di vista della sicurezza
    alimentare. Vediamo perché. Bruce Ames, tossicologo di fama
    mondiale, direttore del centro di salute ambientale a Berkeley e membro
    dell’Accademia nazionale americana delle scienze, è stato l’inventore
    di un test – che da lui prende il nome – per individuare la presenza
    di sostanze mutagene. Ebbene, il test di Ames ha provato che il
    50% delle sostanze di sintesi è cancerogeno, nel senso che su circa 500
    sostanze sintetiche esaminate e somministrate a cavie con la massima
    dose tollerabile, circa la metà è risultata positiva al test. Sennonché, lo
    stesso test, eseguito con sostanze naturalmente presenti nei prodotti
    18 U. Spezia (a cura di), loc. cit. (1998).
    50 I costi della non-scienza
    alimentari che comunemente ingeriamo, ha rivelato che anche tra queste
    sostanze il 50% è cancerogeno. In ordine alfabetico, dall’aglio e
    dall’albicocca, passando per la lattuga e il mais, sino alla soia e all’uva,
    sono centinaia i prodotti che contengono altrettanti cancerogeni naturali.
    Quindi, “naturale” non è meglio di “sintetico”. Ma qual è la percentuale
    relativa di cancerogeni naturali e di cancerogeni di sintesi che
    tutti noi abitualmente ingeriamo? La risposta ce la conferma lo stesso
    Ames: il 99,99% delle sostanze potenzialmente tossiche che ingeriamo
    è già naturalmente presente nel cibo, e solo lo 0,01% è di provenienza
    sintetica. Ho precisato “potenzialmente” perché la tossicità di una sostanza
    è stata determinata somministrandola a cavie in dosi vicine a
    quella massima tollerabile (oltre la quale le povere bestie morirebbero
    avvelenate). In pratica, di quelle sostanze ne ingeriamo dosi migliaia o
    anche milioni di volte inferiori di quelle che sono risultate dannose ai
    topi. E quelle naturali sono centomila volte più abbondanti di quelle
    che rimangono nei cibi trattati con i fitofarmaci di sintesi.
    Ma le piante non possono fare a meno di fitofarmaci 19. Se non
    glieli somministra l’uomo in quantità controllate, la pianta se lo produce
    da sé il proprio fitofarmaco naturale e, a questo scopo, non usa
    certo riguardi verso chi poi se la mangerà 20. È il caso di una varietà di
    sedano biologico che induceva eczemi alla pelle dei coltivatori e dei
    commercianti che lo maneggiavano in gran quantità: il sedano, per difendersi
    da insetti parassiti, aveva decuplicato la produzione di psolareni,
    molecole con azione irritante; e anche cancerogena, visto che si
    legano irreversibilmente al Dna, favorendo le mutazioni. Ed è il caso
    di una patata biologica, rapidamente tolta dal mercato: per analoghe
    ragioni, aveva più che decuplicato la produzione di solanina, risultando,
    anche se cotta, tossica ai bambini delle scuole le cui mense erano
    rifornite con cibo biologico 21. Ed è il caso dell’abnorme aumento di
    aflatossine – pericolosi cancerogeni – riscontrato in varietà agricole
    non trattate con fungicidi.
    La tecnica di produzione biologica prevede anche che si usino rimedi
    omeopatici in caso di malattie. Chiunque sappia cos’è il numero
    di Avogadro, sa anche che i prodotti omeopatici non possono avere alcun
    effetto (diverso, eventualmente, da quello placebo) 22. La ragione è
    molto semplice.
    La natura molecolare della materia vieta la possibilità di preparare
    soluzioni aventi concentrazioni arbitrariamente piccole di soluti: mediante
    il procedimento delle diluizioni successive con le quali si preparano
    i prodotti omeopatici, già in una soluzione acquosa omeopatica
    classificata rispetto alla diluizione come CH12 non vi è neanche
    una molecola di soluto, e ogni procedura di diluizione successiva è
    priva d’ogni senso scientifico, essendo essa equivalente a diluire acqua
    con acqua. Sennonché, le tipiche soluzioni omeopatiche hanno diluizioni
    classificate come CH60, CH100 o anche CH200: senza timore di
    essere smentiti esse non sono altro che, appunto, acqua pura (a parte
    eventuali eccipienti). Allora – ci sarebbe da chiedersi – che garanzie si
    hanno sulla fettina biologica ottenuta da un manzo che, eventualmente
    ammalatosi, sia stato curato con i prodotti omeopatici, come la pratica
    biologica prescrive?
    In conclusione: le tracce di fitofarmaci normalmente presenti nei
    prodotti tradizionali non aggiungono nulla alle sostanze potenzialmente
    tossiche e naturalmente presenti in quei prodotti. Le varietà
    biologiche, invece, rischiano di contenere quantità abnormi di tossine
    naturali, sia perché la pianta se le produce da sé, sia perché eventuali
    malattie non sono trattate con metodi scientificamente codificati. Qui
    si vede tutta l’ambiguità del PdP, che viene invocato non per bandire i
    prodotti biologici, ma, addirittura per promuoverli.

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