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Il male della scuola pubblica non sono gli insegnanti di sinistra

Di giovanni astolfi (---.---.---.210) 8 luglio 2011 15:27
giovanni astolfi

Cara Collega,

mi sembra di cogliere nelle sue parole una sorta di frustrazione derivante da anni di lavoro insoddisfacente. Il fatto di aver insegnato, dopo una breve esperienza nella Scuola Media, sempre nel Liceo Scientifico non mi ha impedito di avere una visione globale della situazione scolastica in quanto non sono vissuto in una torre d’avorio, ma ho avuto contatti continui con colleghi di altre realtà.

Mi preme però ricordare che la scelta della scuola in cui insegnare è condizionata non solo dalla disponibilità dei posti, ma anche dall’impegno che la tipologia scolastica richiede. Molti docenti preferiscono indirizzi tecnici o professionali perché lo spessore qualitativo della proposta didattica è contenuto rispetto a quello dei Licei. C’è chi, pur di avere la scuola vicino a casa, è disposto a sacrificare la qualità del proprio lavoro e misurarsi con realtà ritenute, a torto o a ragione, più convenienti. Per quanto mi riguarda ho insegnato 20 anni nel Liceo Scientifico di Adria (scuola che all’epoca era di buon livello) pur abitando a Rovigo (facevo il pendolare). Al Liceo Scientifico di Rovigo sono arrivato quando la disponibilità del posto me l’ha consentito. Se mi fosse andato bene qualsiasi tipo di scuola, subordinando la passione per un lavoro di qualità a una presunta comodità, sarei potuto approdare in città molto tempo prima.

La scuola non è formata soltanto da precari privi della certezza del domani, ma soprattutto da docenti di ruolo che in buona misura possono programmare il proprio lavoro pur scontrandosi con la miopia di certi dirigenti o con l’insipienza di certi ministri.

Sono profondamente conscio che la realtà scolatica del Nord è diversa da quella del Sud e delle Isole, ma rimango comunque convinto che, di là dalle difficoltà e dagli impedimenti esterni, ognuno sia in buona misura artefice delle proprie fortune (come ho già avuto modo di dire in risposta al suo primo commento).  Negli ultimi dieci anni la mancanza di concorsi ha accentuato i problemi del precariato per cui molti docenti si sono trovati nelle condizioni di cambiare istituto ogni anno senza avere la possibilità di impostare un lavoro veramente formativo ed efficace. Quando però le condizioni lavorative erano più favorevoli è stata soprattutto la mancanza di professionalità a far sì che molti insegnanti non siano riusciti a dare concretezza al proprio impegno lavorativo.

Le auguro buona fortuna e le porgo i più cordiali saluti.

Giovanni Astolfi


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