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Renzo Riva

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  • Di Renzo Riva (---.---.---.251) 17 novembre 2010 21:39
    Renzo Riva

    AUTO ELETTRICA

     

    Se mi si chiede come vedo il futuro dell’autotrazione, rispondo che lo vedo elettrico. Ciò precisato, credo sia importante essere coscienti dei limiti di questo futuro. Non mi riferisco a limiti economici che potrebbero essere superati con la diffusione della tecnologia, né a limiti della stessa tecnologia che potrebbero essere superati con un avanzamento, ragionevolmente prevedibile, della stessa, attraverso la ricerca. Mi riferisco, piuttosto, ai limiti insormontabili, o per lo meno che ci appaiono tali, visto che nessuno ha la sfera di cristallo. Credo sia necessario esserne consapevoli per evitare di cullarsi in illusioni che potrebbero farci imboccare una strada sbagliata con rischi di conseguenze dolorose.

     

    Innanzitutto: perché l’auto elettrica non si è sviluppata? Forse perché l’hanno inibita i petrolieri cattivi? No; semplicemente perché noi non sappiamo come immagazzinare energia elettrica in un contenitore trasportabile da una automobile con le caratteristiche delle automobili che usiamo. Non fatevi ammaliare da chi vi mostra un’auto apparentemente simile alla vostra, che sarebbe elettrica e con costo che dovrebbe abbattersi con la produzione su larga scala. Non vi stanno raccontando tutta la storia. Perché quell’auto, sostanzialmente priva di bagagliaio, è in realtà una batteria di accumulatori elettrici in movimento. L’energia da essi accumulabile dipende da quel che si chiama potenziale elettrochimico della sostanza attiva ed è inversamente proporzionale alla massa atomica della stessa. La tavola periodica degli elementi è nota, e noto è il potenziale elettrochimico di tutte le possibili sostanze attive, che è dell’ordine di grandezza di 1-10 volt, un valore, questo, che ha una ragione teorica consolidata per essere tale. Detto diversamente, questo valore è un limite naturale, che nessuna ricerca e nessun avanzamento tecnologico potrà superare.

     

    Inversamente proporzionale alla massa atomica della sostanza attiva, abbiamo detto. Se si scorre la tavola periodica degli elementi, i primi in ordine di massa sono idrogeno, elio e litio. Ecco perché sono così appetibili le batterie al litio. L’idrogeno è ancora più leggero, ma ha quattro difetti cruciali: non esiste sulla Terra, è gassoso, è la molecola più piccola che c’è, è esplosivo; circostanze, tutte, che rendono utopica l’autotrazione a idrogeno, elettrica o a combustione che sia. Lo scrivevamo 7 anni fa, quando perfino il presidente Bush era ubriacato dalle prospettive che vendeva tale Jeremy Rifkin, tuttologo, dalle idee poche ma sicuramente fisse e confuse sui temi ove si è autonominato esperto. Comunque sia, a distanza di 7 anni Obama ha dovuto prendere atto che l’idrogeno era nato morto, e lo ha seppellito.

     

    Una nostra utilitaria richiede una potenza di 50 kW e quindi ha bisogno un accumulo di 200 kWh per avere una autonomia di 4 ore. Il potenziale elettrochimico dell’elettrodo al litio è di 3 volt, cioè, facendo l’aritmetica, per garantire quella autonomia ci vogliono 20 kg di litio attivo, cioè 1000 kg di batterie al litio. Che occupano, appunto, l’intero bagagliaio. Scadute le 4 ore, bisogna fare il pieno, e per questo vi invito solo a riflettere al tempo necessario che impiega il vostro telefonino per ricaricarsi.

     

    Insomma, se oggi la macchina elettrica costasse la metà di quella a benzina, tutti noi preferiremmo questa a quella. Ma il futuro dell’auto è molto probabilmente elettrico, dicevo. Per necessità: il carburante convenzionale non è infinito. Dovremo quindi convivere, ci piaccia o no perché non avremo scelta, con la trazione elettrica e con tutti i suoi fastidiosi limiti.

     

    Come programmare questo futuro? Chi, non avendo capito tutto quanto sopra, ritenga che la ragione del mancato sviluppo della trazione elettrica sia l’assenza di una rete di infrastrutture, è portato a volerne avviare la realizzazione. Nulla di più sbagliato. Dobbiamo essere consapevoli che se il nostro parco auto fosse elettrico, sarebbe necessaria l’energia di 50 reattori nucleari, dedicati, per alimentarlo. Allora, o ci si impegna, tutti insieme, a sviluppare una potente industria elettronucleare o l’auto elettrica rimarrà, anch’essa, un’utopia. Per completezza: per alimentare quelle auto, anziché impegnare €150 miliardi nei 50 reattori nucleari, avremmo la scelta di impegnare €300 miliardi in 300.000 turbine eoliche (fatemelo ripetere: 300.000) o € 3000 miliardi in impianti fotovoltaici (fatemelo ripetere: € 3000 miliardi).

     

    Franco Battaglia

  • Di Renzo Riva (---.---.---.166) 16 novembre 2010 23:57
    Renzo Riva

    Bella l’analisi sulle cause della permanenza al potere di Berlusconi.
    Potrebbe essere che gli oppositori recitino un ruolo scritto da altri?
    Mandi,
    Renzo Riva

  • Di Renzo Riva (---.---.---.166) 16 novembre 2010 23:48
    Renzo Riva

    L’Italia è nel Mondo la nazione dove più si è investito per l’efficienza energetica e non per obblighi verso Bruxelles bensì perché le nostre aziende andavano fuori mercato per la concorrenza estera che aveva costi energetici mediamente del 30% inferiori.
    Come si dice?
    Necessità aguzza l’ingegno.
    Oggi per le imprese energivore l’energia è il primo elemento di costo.

  • Di Renzo Riva (---.---.---.166) 16 novembre 2010 23:45
    Renzo Riva

    Paolo ha scritto:

    Non conosco il dato sulla "intensita’ energetica" espressa in Mj/€ che tu mi dici , mi sembra 
    francamente poco attendibile . Se non era per la normativa europea , in termini di efficienza energetica noi eravamo ancora all’anno zero ., 

    E qui sei carente.
    L’Italia è nel Mondo la nazione dove più si è investito per l’efficienza energetica e non per obblighi verso Bruxelles.

    Un esempio per tutti riguardo le aziende energivore:
    Gruppo Arvedi
    Vecchio impianto per produrre lamiera continua in coils
    Lunghezza 1200 m con raffreddamenti intermedi dalla colata al treno di laminazione.

    Nuovo impianto:
    Lunghezza 280 m. Parte dalla colata continua e senza raffreddamenti arriva al treno di laminazione da dove escono i coils.
    Risparmio d’energia rispetto al vecchio impianto pari al 75%.

    Arvedi rischiò parecchio perché le banche, arrivate a 1000 miliardi di lire di crediti chiesero come garanzia anche la sua casa d’abitazione ma alla fine vinse la sfida che si era imposto. Da sottolineare senza alcun becco di quattrino di soldi pubblici a vario titolo.
    Oggi detiene una serie di brevetti e riesce a produrre con costi da sbaragliare tutta la concorrenza.

    Caro Paolo,
    Per ora mi fermo ma dovrò ancora fare le pulci a qualche altra tua affermazione.
    Mandi,
    Renzo Riva

  • Di Renzo Riva (---.---.---.166) 16 novembre 2010 23:22
    Renzo Riva

    Evviva questo vero scambio vivace.
    Chiedo venia per la mia incomprensione.

    http://renzoslabar.blogspot.com/2009/10/mappe-dei-siti-nucleari-nella-regione.html

    http://4.bp.blogspot.com/_agtF-qaio1s/StRrvzfaw8I/AAAAAAAAAFc/vZfSbAJSrLo/s1600-h/031.jpg


    Al prossimo link il prof. Franco Battaglia chiude il suo intervento con la seguente frase

    Per il nostro Paese, quanto appena detto significherebbe soddisfare il 50% col nucleare, il 30% col carbone, il 10-15% con l’idroelettrico, il 5-10% col gas. Dovremmo insomma avere 30 reattori nucleari, raddoppiare gli impianti a carbone e chiudere molti di quelli a gas (che andrebbe riservato per l’autotrazione che invece dà a noi – unici al mondo – oltre il 50% del nostro fabbisogno). Insomma, bisognerebbe fare esattamente il contrario di quel che stiamo facendo. Non a caso la bolletta elettrica italiana è, con tasse o senza tasse, la più alta al mondo.

    http://www.freenewsonline.it/2010/09/23/sexy-mix/

    =================================================

    Al mio invito ecco la mail di risposta dell’ing. nucleare di Milano ora in pensione che lavorò al progetto CIRENE e quando fu chiuso il nucleare in Italia si riconvertì ad altro.

    Mi avrebbe incuriosito anche se... come ordine di priorita’, viene ENORMEMENTE PRIMA LA FISSIONE...
    Questa settimana vado in giro... parecchio per le mie abitudini!
    Mercoledi’ vado a Roma a parlare con il prof. Giampiero Sciortino che in realta’ insegna idraulica all’universita’ di Roma TRE ma si interessa di Relativita’ Generale per hobby...
    Venerdi’ vado invece a trovare a Saronno l’ing. Giorgio Stiavelli... sempre nella remota speranza, tra l’altro, che tra i suoi invitati ci sia qualcuno che si interessi di R.G. (argomento di immediato interesse industriale quanto la fusione calda ma che trovo "esteticamente" affascinante ... un po’ come la musica classica antica che apprezzo pur essendo alquanto stonato).
    Amike

    Giampaolo

    P.S. Mi raccomando ... se ci vai tira fuori quell’articolo del premio Nobel Hans Bethe che sosteneva (nel 1979 quindi dovrebbe essere cosa risaputa, invece...) l’utilita’ di usare il plasma ipercaldo (100 milioni di gradi ) non principalmente per generare energia ma per "fecondare" con i neutroni sfuggiti dal plasma, il torio e l’uranio impoverito di cui ormai abbiamo scorte gigantesche che diventerebbero pregiatissime se fossero trasformate in plutonio fissile...


    Infine chi ha le idee più chiare in tema di fonti energetiche, fra tutti, è il prof. Franco Battaglia che ho potuto avere relatore a Buja in due convegni.
    Il primo convegno dal titolo "L’illusione dell’energia dal Sole" dove ha in anteprima presentato il libro dello stesso titolo.
    Al secondo convegno è stato relatore ed ha presentato il suo libro "Energia nucleare? Sì per favore".
    http://www.meteoclima.net/it15/index.php?option=com_content&view=category&id=35&Itemid=58


    Caro Paolo,
    Se incrocia in quel di Pisa il prof. Marino Mazzini oppure l’ing. Guglielmo Lomonaco li saluti da parte mia.
    http://www.opinione.it/view_journal.php?file=10112010.opinione.pag10.c.pdf
    Ho avuto il piacere di aver invitato a Buja il prof Mazzini quale relatore per un convegno sui siti nucleari in Friùli-VG ed l’ing. Lomonaco a darmi manforte ad una trasmissione "Le Quarantie" sulle scorie nucleari a TNE a Padova.

    Renzo Riva
    +39.349.3464656
     
    P.L.I. F-VG
    Energia e Ambiente
    e

    C.I.R.N. F-VG

    (Comitato Italiano Rilancio Nucleare)

    [email protected]

    http://renzoslabar.blogspot.com/


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