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Neuroscienze ed etica: una disfunzione cerebrale all’origine dei peggiori delitti?

Di Geri Steve (---.---.---.10) 22 aprile 2012 00:12

Stavo per votare l’articolo come "non interessante", ma poi mi sono fermato.

In effetti, l’articolo è interessante ma, su argomenti importantissimi , è poco informato e piuttosto fuorviante. Soprattutto: è terribilmente semplicistico.

Che un serial killer non abbia un’empatia ben sviluppata è un fatto scontatissimo, non c’è alcun bisogno di farci sopra ricerche con risonanza magnetica funzionale.

Ma ci sono serial killer, come i nazi nei campi di sterminio, che fondamentalmente erano dei sadici, cioè "ci godevano" o perlomeno si arrapavano a far soffire gli altri: non avevano un’empatia scarsa, ce l’avevano invece gravemente distorta.

L’ultima frase dell’articolo dimostra, da parte dell’autore, non solo scarsa empatia, ma soprattutto scarsa comprensione:

"I neuroscienziati stanno proponendo un modello secondo il quale alla radice dei delitti di alcuni dei piu spietati assassini non ci sia malvagità, bensì una disfunzione cerebrale che li fa crescere e vivere in un mondo privo di emozioni".


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