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samuel bregolin

samuel bregolin

 
Nasce a Padova nel 1984, all'età di 16 anni parte una serie di esperienze nelle capitali europee: Monaco, Dresden, Parigi, Barcelona, Londra, per vivere fa il cameriere in ristoranti e alberghi. Comincia a dedicarsi allo studio autodidatta delle lettere.
Nel 2006 incontra il gruppo “carovana in viaggio” con il quale negli anni successivi visiterà in autostop: Marocco, Spagna, Tunisia, Slovenia, Croazia, Serbia, Bulgaria, Turchia e Grecia.
Nel 2007 si trasferisce in centro Italia: Arezzo, Perugia, Gubbio, Urbino, Soriano nel Cimino. Dove collabora alla pari in varie aziende agricole biologiche.
Nel 2008 lavora presso la fattoria didattica “Dulcamara”, nello stesso anno si trasferisce a Bologna, dove tutt'ora risiede.
Dal 2008 al 2009 gestisce la rubrica culturale “Sotto la neve pane” per il quotidiano on-line www.colonnarotta.it
Dal 2010 collabora con l'associazione “Turisti Non A Caso” come ufficio stampa e comunicatore sui social network e internet. 
Dal 2011 gestisce la rubrica "Turisti non proprio a caso" su Lindro.it: http://www.lindro.it/Turisti-Non-Proprio-a-Caso
 
 
Dice di sé stesso:
 
“Vivo a Bologna, da tre anni, e da tre anni scrivo poesie; non che questo centri nulla con Bologna, ma ci siamo arrivati assieme, io e la poesia; a Bologna intendo.
Prima? Prima il contadino nel centro Italia, i viaggi in autostop nel mondo arabo, il cameriere nelle capitali europee.
A Bologna scrivo poesie, e bevo; si bevo, come bevevano Hemingway, Edgar Allan Poe, come beveva Charles Baudelaire fracassando i cocci di bottiglia sui muri della stanza (almeno io lo immagino così). Come bevevano Dorothy Parker e Brendan Behan mentre facevano schizzare all'impazzata i tasti delle loro macchine da scrivere. Come Jack Kerouac, come Jack London, si voglio bere come nelle memorie di un bevitore; o come nei versi soavi di Dylan Thomas. Anzi, ora lo so, come Charles Bukowsky, ecco come bevo a Bologna; come Charles Bukowsky.
A Bologna scrivo, bevo e giro, come non so quanti altri sulle strade dell'appennino e mi perdo nella poesia dell'Italia come fecero Pier Paolo Pasolini, Luigi Pirandello tra gli scogli bianchi di Girgenti, adesso Agrigento; come Fabrizio De Andrè nella Barbagia sarda e Cesare Pavese lungo le stradine del paesello.
A Bologna scrivo poesie, bevo, giro in moto e combatto: per verità e bellezza. Come chi? Mi starete già domandando; come Leonardo Sciascia, come Italo Calvino con le lettere; come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Peppino Impastato e le vittime della strage di Bologna.
 
Io come loro. Ma io non sono loro, non sono neanche la punta del tacco loro. Anche se, qualcosa in comune lo possiedo: anche loro, erano sé stessi.
 
Oggi come oggi, ma così sarà anche domani è grazie a loro, che ho più forza. Se c'è l'hanno fatta, ce la farà anche uno dei pochi tra mille che a migliaia di giovani tra le centinaia di lettere continuano a scrivere, vivere e sperare.
 
Buona lettura.”

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  • Primo articolo venerdì 09 Settembre 2011
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