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Doriana Goracci

Doriana Goracci

Sono una blogger in copy left da molti anni e mi piace impegnare parte del mio tempo nel giornalismo partecipativo, usando il cestino-come mezzo- per raccogliere quelle piccole e preziose cronache di vita, spesso sotto traccia.

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  • Primo articolo giovedì 08 Agosto 2009
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Ultimi commenti

  • Di Doriana Goracci (---.---.---.238) 31 maggio 2021 14:01
    Doriana Goracci

    a distanza di 1 anno, da questo post, la notizia:

    Condannati a 22 e 20 anni di reclusione i fratelli Fabio e Nicola Riva a conclusione del processo Ambiente svenduto sulla gestione dell’ex Ilva di Taranto.

    Le condanne sono state pronunciate dalla Corte d’Assise di Taranto, a conclusione del processo iniziato il 17 maggio 2016 che scaturisce dall’inchiesta che portò al sequestro degli impianti dell’area a caldo del siderurgico e agli arresti avvenuti a partire dal 26 luglio 2012.

    I fratelli Fabio e Nicola Riva sono gli imputati principali, per i quali i pubblici ministeri avevano chiesto la condanna a 28 e a 25 anni di reclusione per disastro ambientale.

    Vendola condannato a 3 anni e mezzo L’ex presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, è stato condannato a 3 anni e mezzo nel processo "Ambiente Svenduto" per il reato di disastro ambientale imputato all’Ilva dei Riva.

    Per Vendola, i pm avevano chiesto la condanna a 5 anni. Vendola risponde di concussione aggravata verso i vertici di Arpa Puglia affinché ammorbidissero la loro posizione verso Ilva. Alla lettura della sentenza è presente anche il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, con la fascia tricolore.

    Disposta la confisca dell’area a caldo Confisca degli impianti di area a caldo dell’Ilva di Taranto. È quanto disposto dalla Corte di Assise di Taranto per il reato di disastro ambientale imputato alla passata gestione Riva. La misura, presente nella richiesta dei pm, è presente nel corpo della sentenza letta questa mattina in aula dal presidente Stefania D’Errico.

    Buffo condannato a 4 anni, Capogrosso a 21 Adolfo Buffo, ex direttore dello stabilimento siderurgico di Taranto, ed attuale direttore generale di Acciaierie d’Italia (società tra ArcelorMittal Italia e Invitalia), è stato condannato a 4 anni nel processo relativo al disastro ambientale contestato all’Ilva gestita dai Riva. Per Buffo, i pm avevano chiesto la condanna a 20 anni. A Buffo era contestata anche la responsabilità di due incidenti mortali sul lavoro. Ventuno anni di reclusione sono stati invece inflitti all’ex direttore del siderurgico Luigi Capogrosso (28 la richiesta dei pm) e 21 anni anche per Girolamo Archinà, ex consulente dei Riva per le relazioni istituzionali (28 la richiesta dei pm).

    Assolto ex prefetto Ferrante L’accusa aveva chiesto 17 anni di reclusione, la Corte di assise del tribunale di Taranto, ha assolto Bruno Ferrante, ex prefetto di Milano che ha ricoperto per poche settimane l’incarico di presidente del consiglio di amministrazione dell’Ilva nel 2012 poco prima del sequestro dell’area a caldo da parte del gip del Tribunale e dei provvedimenti cautelari nei confronti della famiglia Riva.

    Tre anni a ex presidente Provincia Taranto Florido Nell’ambito del processo Ambiente Svenduto per il presunto disastro ambientale causato dall’Ilva negli anni di gestione della famiglia Riva, la Corte d’Assise di Taranto ha condannato a 3 anni di reclusione l’ex presidente della Provincia Gianni Florido, che risponde di una tentata concussione e di una concussione consumata, reati che avrebbe commesso in concorso con l’ex assessore provinciale all’ambiente Michele Conserva (condannato a 3 anni) e l’ex responsabile delle relazioni istituzionali dell’Ilva Girolamo Archinà (condannato a21 anni e mezzo). I pm avevano chiesto 4 anni per Florido e Conserva, 28 anni per Archinà.

    ’Favoreggiamento’, 2 anni a ex Dg Arpa Puglia La Corte d’Assise di Taranto ha condannato a 2 anni l’ex direttore generale dell’Agenzia per l’ambiente (Arpa) della Puglia, Giorgio Assennato, accusato di favoreggiamento nei confronti dell’ex presidente della Regione Puglia Nichi Vendola (condannato a 3 anni e mezzo per concussione) nell’ambito del processo per il presunto disastro ambientale causato dall’ex Ilva. Secondo l’accusa, Assennato avrebbe taciuto delle pressioni subite dall’ex governatore affinché attenuasse le relazioni dell’Arpa a seguito dei controlli ispettivi ambientali nello stabilimento siderurgico.Il pm aveva chiesto la condanna a un anno. Assennato, che ha sempre negato di aver ricevuto pressioni da Vendola, aveva rinunciato alla prescrizione. - See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/ex-ilva-condannati-fabio-e-nicola-riva-22-e-20-anni-tre-anni-mezzo-vendola-5796d9b3-bac8-412e-b510-157f665534f0.html

  • Di Doriana Goracci (---.---.---.192) 21 maggio 2021 07:07
    Doriana Goracci

    A distanza di tre giorni si apprende da Juan Francisco della Guardia Civil, che « tra chi si buttava, molti sapevano a malapena restare a galla. Contavano su pezzi di legno o bottiglie di plastica vuote. La madre del bimbo, ad esempio, aveva un salvagente giocattolo. Sembrava in difficoltà e quando ci siamo avvicinati ho visto che aveva uno zainetto sule spalle e da quello spuntava la testolina del neonato. Non riuscivo a crederci. Ho pensato a una bambola. Poi ho allungato la mano e ho sentito il peso. L’unico pensiero, a quel punto è stato di portarlo a riva al più presto, dalla Croce Rossa».

    Il bimbo è salvo come tanti altre bambine e bambini aiutati a venire a riva; almeno metà degli ottomila che erano arrivati in Spagna, sono stati rimandati indietro. Il mio post non è una denuncia ma solo l’affermazione di piccole vite che ce l’hanno fatta e a quanto pare la mamma e il suo piccolo sono salvi. Grazie a chi ricorda sempre cosa fare: "stay human-restiamo umani".

  • Di Doriana Goracci (---.---.---.222) 27 marzo 2021 08:28
    Doriana Goracci

    Aggiornamentodopo 1 anno esatto

    Mentre Israele riapre bar, musei e ristoranti grazie al successo della sua campagna di vaccinazione contro il Covid-19, nella vicina Palestina si continua a morire a causa della pandemia di Coronavirus. Gli ospedali sono al collasso, i vaccini scarseggiano e le autorità non riescono a far rispettare le misure anti-contagio. È quanto denuncia Medici senza Frontiere, da mesi impegnati a gestire l’emergenza sanitaria in Cisgiordania. Sono oltre 20mila le persone attualmente in cura, cifra alta determinata dalla variante inglese, responsabile del 75% delle nuove infezioni. La situazione è particolarmente difficile a Hebron e a Nablus, dove l’ospedale Palestinian Red Crescent Society (PRCS) è saturo e sta trasformando l’unità per le cure respiratorie in un reparto Covid-19.

    "Solo nel nostro Covid Hospital a Hebron – ha raccontato a Fanpage.it Chiara Lodi, referente medico del progetto di Medici senza Frontiere in Cisgiordania – muoiono in media 2 o 3 persone al giorno, che rappresenta una mortalità molto alta. Purtroppo ciò che manca è il minimo rispetto delle misure protettive. La situazione è peggiorata subito dopo Natale, da allora si assiste ad una risalita della curva epidemiologica. Molti pazienti che vengono intubati, a differenza della prima ondata, hanno meno di 64 anni d’età, vediamo anche molti 28enni, contagiati dalla variante inglese del Covid-19. È difficile vedere tutti questi malati che hanno fame d’aria, alcuni sono intubati, altri ventilati, e non riuscire davvero ad aiutarli".

    Secondo Chiara, "lo Stato non ha alcun tipo di autorità. In teoria da lunedì scorso dovrebbe essere in vigore il lockdown e il coprifuoco a partire dalle 19, ma sono in pochi a rispettarlo". Oltre alla poca capacità delle istituzioni di imporre le misure anti contagio, il problema della Palestina è che "mancano medici specializzati. Ce ne sono solo 5 di terapia intensiva in tutto il Paese. Per questo noi come Medici senza Frontiere li aiutiamo a sviluppare competenze nelle cure in area critica", ha aggiunto ancora Chiara, la quale ha sottolineato che "mancando personale, queste donne e uomini, dopo un anno di emergenza sanitaria, sono sfiniti, non ce la fanno a reggere una nuova ondata".

    A scarseggiare sono anche e soprattutto i vaccini. Tutto questo mentre la vicina Israele ha somministrato già la seconde dose a circa metà della propria popolazione. "La responsabilità di questa situazione è condivisa tra Israele e Palestina, non si sono coordinati – ha spiegato Chiara -. Per la popolazione non cambia molto, ma per noi sì. Per questo è importante parlarne e far capire cosa sta succedendo. Da un paio di settimane hanno cominciato a vaccinare il personale sanitario, ma per la vaccinazione di massa mancano direttive". Dunque, se da un lato Israele va verso l’immunità di gregge senza dare alcun contributo significativo all’avanzamento delle vaccinazioni nei Territori palestinesi, dall’altro, è ancora difficile avere un quadro chiaro della disponibilità e della strategia vaccinale delle autorità sanitarie palestinesi. "E nel frattempo – ha concluso Chiara -, i sanitari in prima linea e le categorie più vulnerabili in Palestina non sono neanche lontanamente protetti dalla malattia".

     https://www.fanpage.it/esteri/mentre-israele-riapre-in-palestina-si-muore-ancora-di-covid-ospedali-pieni-e-giovani-intubati/
    https://www.fanpage.it/

  • Di Doriana Goracci (---.---.---.15) 22 marzo 2021 18:40
    Doriana Goracci
    aggiornamento e GRAZIE: “Domani alle 12 saremo davanti all’ambasciata turca di Bruxelles per ribadire con forza che sui diritti delle donne non si fanno passi indietro” annuncia l’europarlamentare del Pd, Pina Picierno. “Dopo anni di repressione del dissenso, di soppressione dei diritti umani, di incarcerazioni di studenti, intellettuali, filantropi e membri delle ong, pensiamo sia arrivato il momento di far sentire la nostra voce con una protesta forte, decisa e chiara davanti all’ambasciata turca. L’Ue deve avere il coraggio di trattare Erdogan per quello che è: un dittatore liberticida e un pericoloso criminale”.

  • Di Doriana Goracci (---.---.---.15) 22 marzo 2021 17:05
    Doriana Goracci
    Aggiornamento: Continuano le reazioni a seguito della cessazione della Convenzione İZMİR - Istanbul con il decreto emesso a mezzanotte. Le donne in molte province della Turchia hanno reagito , a causa delle restrizioni del coprifuoco, andando alle finestre e sui balconi.A Konak, Karşıyaka, Çiğli, Bostanlı e molti altri quartieri di İzmir, le donne sono andate alle finestre e ai balconi dalle 21:00 e hanno fatto rumore. Mentre le donne Protestavano contro il decreto con pentole, padelle, fischietti, tamburi, applausi e fischi, due musiciste che protestavano contro l’annullamento della Convenzione di Istanbul a Üçyol hanno eseguito musica di strada sul balcone con i loro strumenti.
    "Non si ferma la protesta delle donne turche contro la decisione del presidente Recep Tayyip Erdogan di ritirarsi dalla Convenzione di Istanbul contro la violenza di genere. Dopo le massicce dimostrazioni organizzate a caldo sabato, con migliaia di manifestanti scese in piazza a Istanbul e in altre città, le associazioni femministe annunciano nuovi sit-in a partire da oggi pomeriggio in numerosi quartieri della metropoli sul Bosforo. Altre iniziative sono previste nei prossimi giorni, prima di una nuova manifestazione unitaria sabato a Kadikoy, roccaforte laica sulla sponda asiatica della città. Oltre ai cortei, le attiviste annunciano l’avvio di una protesta quotidiana alle 21 da balconi e finestre delle case, spesso utilizzata in passato dall’opposizione turca, percuotendo pentole e coperchi per aggirare le limitazioni alle manifestazioni di piazza.Le maggiori manifestazioni di protesta sono avvenute a Istanbul, Ankara e Smirne, sulla costa occidentale della Turchia, e sono state partecipate soprattutto da donne, con le bandiere viola della piattaforma turca “Noi fermeremo il femminicidio”, secondo cui nell’ultimo anno in Turchia ci sono stati almeno 300 femminicidi, e 171 donne sono state uccise in circostanze sospette.La segretaria generale del Consiglio d’Europa, Marija Pejčinović Burić, ha definito la decisione della Turchia «una notizia devastante». Diversi leader europei inoltre hanno criticato il governo turco: «Non possiamo che rammaricarci fortemente ed esprimere la nostra incomprensione davanti alla decisione del governo turco», ha detto l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea Josep Borrell.La Convenzione è stata firmata da 45 paesi in tutto il mondo più l’Unione Europea. L’anno scorso il parlamento ungherese aveva votato contro la ratifica della Convenzione, mentre il governo della Polonia aveva annunciato l’intenzione di uscirne. I governi di Polonia e Ungheria sono entrambi semi-autoritari, populisti e di orientamento molto conservatore.Anche i portavoce dei governi di Francia e Germania hanno criticato la decisione. La prossima settimana è previsto un summit tra la Turchia e i rappresentanti dell’Unione Europea per discutere di vari temi, tra cui l’immigrazione e i rapporti tesi nel Mediterraneo orientale, e il ritiro dalla Convenzione di Istanbul rischia di diventare un altro argomento di scontro.L’alto rappresentante per gli affari esteri e la sicurezza dell’Unione europea, Josep Borrell, ha definito la decisione della Turchia come un “messaggio pericoloso” per i diritti delle donne in tutto il mondo, a cui è seguita la dichiarazione di supporto alla Convenzione da parte della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen."

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