Terremoto, sito web sequestrato. Quando l’informazione è "terrorismo"

par maurizio carena
venerdì 10 aprile 2009

"La polizia postale di Pescara ha oscurato e sequestrato il sito web del Centro sperimentale rilevamento sismico" (www.csrs.it) "dedicato alle previsioni sismiche e meteo per aver procurato falsi allarmi in merito ad una nuova scossa di terremoto in Abruzzo" (fonte: Asca, 8 aprile 2008, h 18.08).
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"- A breve nuove devastanti scosse - :la polizia postale oscura sito terrorista. Le autorita’ sono intervenute dopo le segnalazioni di cittadini spaventati dalle previsioni del centro. Dopo aver accertato l’allarme nella popolazione e in assenza di conferme sulle affermazioni da parte degli organi istituzionalmente preposti, il compartimento polizia postale di Pescara ha oscurato il sito" ( fonte Adnkronos, 9 aprile h 8.49).
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"Il sito di un sedicente centro studi diffondeva notizie false di una prossima devastante scossa di terremoto in abruzzo, decine le telefonate di persone impaurite, la polizia postale e delle comunicazioni di Pescara ha cosi’ oscurato il sito internet"
(fonte Apcom, 8 aprile 2009).
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"La polizia postale di Pescara ha oscurato un sito internet che(...)ha provocato allarme tra i cittadini, che hanno telefonato in migliaia ai centralini delle questure e dei comandi dei carabinieri. Il sito fa capo a un fantomatico centro scientifico di ricerca sismica, si procedera’ nei confronti dei responsabili" (fonte: Ansa, 8 aprile 2009, h.17.56).
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Come si può leggere dalle note di agenzia, la polizia italiana ha effettuato l’ennesimo sequestro sul web.
 
Siccome tale (non)notizia non è organica al sistema dell’ordine costituito i media mainstream non hanno dato praticamente nessun risalto a tale scandaloso provvedimento censorio.

Si noti anche che non è stata l’autorità giudiziaria a procedere alla censura, bensì il braccio armato del Ministero degli Interni, ovvero il potere esecutivo.
 
Non c’è tantomeno la sentenza di alcun tribunale.

E’ così che il potere ti chiude la bocca, in questo Paese. In Italia il potere invia gli uomini armati e sequestra l’informazione libera del web. Poi, si vedrà, tanto la massa guarda la tv.
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L’Italia è l’unico Paese occidentale a sottoporre il web ad una legislazione "antiterrorismo".

In Italia c’e’ tutta una tradizione di sequestri informatici, dal mega sequestro dei BBS a metà anni 90 sino al recente oscuramento di The pirate Bay dell’anno scorso, passando per le reiterate censure ad Indymedia e per le condanne per "stampa clendestina" on-line (caso Carlo Ruta).

Questi provvedimenti polizieschi contro la libertà di espressione on-line si inseriscono in un quadro più ampio. Quello in cui quarto e quinto potere hanno sempre dovuto subire censura o autocensura, oppure perquisizioni, sequestri, processi e condanne.

I casi di giornalisti "cartacei" condannati sono numerosi. Praticamente tutti coloro che hanno osato indagare o non inchinarsi ai poteri forti.

Ricorderò solo quelli di Eugenio Scalfari (che aveva scritto sul tentato golpe del generale DeLorenzo); Indro Montanelli, (condannato per diffamazione nel 1989 in seguito ad una querela del gerarca democristiano DeMita); Marco Travaglio (querelato da Previti per un articolo apparso sull’Espresso dell’ottobre 2002, in cui si evidenziavano i legami tra Forza Italia e la mafia).

E, si noti bene: giornalisti "condannati" NON smentiti. Giornalisti condannati per aver detto la verità, dove "verità " sta per "informazione sgradita al potere".

La tv, rispetto ai giornali, è sempre stata più controllata e piegata a logiche di potere.

Il "manuale Cencelli" prima e il duopolio poi (oggi addirittura monopolio!) hanno garantito un ferreo controllo della casta politica sul medium piu’ amato dagli italiani, diventato oggi il supremo organo di propaganda del regime.

Pochi i casi di giornalisti "devianti".

T
ra questi pochi ricordiamo la condanna alla trasmissione AnnoZero inflitta da un giudice di pace di Roma nel marzo 2008, dove il conduttore Santoro si e’ reso colpevole di aver trasmesso l’inchiesta della BBC "Sex crimes and the Vatican": una colpa assai grave.
 
L’autocensura di Mediaset richiederebbe un articolo a parte; ricordiamo solo lo stop del dicembre 2005 alla messa in onda del "film di Nassiriya", un filmato girato da un militare italiano nell’agosto del 2004 e trasmesso da Rainews24.
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Questa e’ la tradizione italiana circa la liberta’ di espressione.

oggi:
Leggi antiterrorismo "Pisanu".
"Reati a mezzo stampa".
Ordine dei giornalisti di matrice fascista.
"Registrazione" presso l’autorita’.

ieri:

 Indice dei libri proibiti.
 Inquisizione.
 "Autorizzazione" concessa dall’autorita’ (Statuto albertino).

 Ieri la censura si chiamava censura.

Oggi la censura non si chiama più censura: si chiama filtraggio.
Non abbiamo più la censura, nel senso che il sistema ci ha tolto la parola per chiamarla, per pensarla.
Ed è piu’ difficile combattere una cosa che non c’è.
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 Torniamo in Abruzzo
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 Il governo dopo il terremoto non perde l’occasione per farsi, a reti unificate una reiterata serie di vergognosi spot pubblicitari, sfruttando dei tg che, con procedura standard, mostrano dapprima le vittime, la distruzione, il dolore, e poi il governo che, con rapidita’ ed efficienza, risolve ogni situazione.

 Il governo sistemerà ogni cosa, nel modo migliore. Questo è il messaggio.

 Prima la drammatizzazione poi le barzellette, per ridurre tutto a spettacolo e poter "vendere" il "prodotto".


  A questo esecutivo di razzisti, post-fascisti e speculatori, non sembra vero di poter distrarre la massa con un bel terremoto, in piu’ ci si puo’ anche costrure la favoletta del "governo efficiente e buono".

 Il lavaggio del cervello, reiterato e capillare, di sei tv e dei quotidiani sovvenzionati dallo stato rendono cio’ piu’ che possibile e fanno accettare le grottesche affermazioni del premier del tipo " prendetela come un week end di campeggio".
 Sbavare oscenità di questo tipo, in occasione di una catastrofe con centinaia di vittime, è possibile solo se si ha alle spalle un formidabile apparato propagandistico, in cui tutti, dai direttori, ai capi redattori, ai giornalisti, ai fotografi, ai montatori, sino agli inserzionisti, alla proprietà, al governo, tutti adeguano la voce e le opinioni ai desiderata del capo.
 
 In tale contesto idilliaco, in cui il governo è lo spot del "Mulino Bianco", è forse ammissibile che ci sia qualcuno che si permette di avere un’opinione diversa?
 La berreste una tazza di latte con dentro una mosca?

 Perché non leggiamo in prima pagina che in Italia, terra di terremoti, lo stato non obbliga, né tantomeno incentiva, nessuno a costruire abitazioni rigorosamente antisismiche? (Al contrario, ha recentemente abolito la licenza edilizia).
 Perché i tg non inchiodano in prima serata un governo che ha deliberatamente ignorato una previsione su questo devastante sisma che avrebbe potuto forse salvare centinaia di vite umane?
 Perche’ i mainstream non ci ricordano, invece di mostrarci inutili calcinacci, che MAI in Abruzzo vennero fatte effettuare alla popolazione delle zone a rischio prove di evacuazione o provvedimenti per almeno fronteggiare tali situazioni?

 Risposta sin troppo facile. Perché i media sono la colonna portante del sistema.
E, corollario, internet, con la sua informazione libera ed indipendente, una grossisima grana per il potere.

 A questo punto, in questo contesto, credo che le agenzie che abbiamo riportato in apertura di articolo possano essere comprese nella giusta luce.

 Chi è che si permette di disturbare la quiete mediatica creata dal regime?
Chi è che osa mettere in dubbio la versione della tv?
Chi si permette di "spaventare" la gente?

 Solo i governi possono permettersi di spaventare le popolazioni, per comandarle meglio, per farle obbedire meglio e a piacimento.
 Ieri il "pericolo rosso", oggi il "terrorismo".
 Ieri Milosevic, poi Saddam, poi AlQaeda... c’è sempre un nuovo NEMICO.

 Ma dev’essere il nemico giusto.
Dev’essere il potere ad indicare chi è il "nemico", altrimenti si ottiene proprio l’effetto opposto.
 Per questo quando a mettere in guardia è qualcuno esterno al regime la macchina repressiva si mette in moto.

 E’ una repressione selettiva. Non vengono colpiti tutti i blogger, bensì quelli che possono creare problemi, quelli che hanno un certo seguito o popolarita’.
 E, se quello che scrivi, anche se ti occupi di meteo e di terremoti, può disturbare chi comanda, allora la sanzione si abbatte rapida e spietata: sequestro di polizia immediato, denuncia penale, processo ed, eventualmente, condanna.
 Cosi’ anche gli altri capiscono...

 Da notare che, a differenza di quanto pretenderebbero le agenzie e la polizia, il problema non sono le "notizie false". Al contrario. Il problema sono proprio le notizie.

 Pochi giorni prima del sisma del 6 aprile ci fu la stessa segnalazione, fatta da una fonte indipendente (Giampaolo Giuliani). Tale segnalazione si rivelò (in certi limiti spazio-temporali) purtroppo esatta, ma il governo si comportò allo stesso modo: invece di seguire il principio di precauzione seguì quello di "lesa maestà" e denunciò il ricercatore che aveva spaventato la poplazione. Poi arrivò il terremoto.
 
 Perciò se tu, governo, ignori chi con ragione ti predice il disastro, non hai nulla da temere, anzi, hai la tv del dolore che ti sponsorizza.

 Se invece tu, ricercatore indipendente, provi (magari sbagliando) ad allertare circa un possibile pericolo, ma non sei in sintonia col governo, vieni censurato e denunciato: "procurato allarme" o, come pare in questo caso, "terrosrismo".

 E noi che pensavamo che Galileo e i processi staliniani ci avessero insegnato qualcosa...che illusi.

 Mi domando: fa più danni chi da un’allarme in più, magari a vuoto ma in buona fede, o chi l’allarme lo ignora proprio e si trova a fare i conti con quasi 300 morti?
 Ed ancora: è ammissibile silenziare chi avanza una previsione, un parere, un semplice pensiero, foss’anche qualcosa di scomodo o "sovversivo"?
 Desideriamo veramente che sia lo stato a dirci cosa dobbiamo pensare e cosa no, naturalmente per il nostro bene?

 Cosa intende, una società che permette questo, per "libertà di espressione" o "pluralismo" o "neutralità della rete"?

 Questo si chiama totalitarismo, un totalitarismo che la moderna tecnologia permette in misura sconosciuta a qualsiasi altra epoca.
 Se permettiamo questo possiamo guardarci allo specchio e sputarci in faccia.
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 Comunque il potere è nudo.

 Il problema non sono le notizie vere o false. La realtà è che questo governo vuole avere un controllo totale dell’informazione, per averlo conseguentemente sulla popolazione, e non tollera alcuna voce fuori dal coro.
Perlomeno, le tollera finché non danno fastidio. L’alibi "democratico"....
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 Alla fine, la notizia è che, coi più nobili motivi, il governo ha censurato un sito "dedicato alle previsioni sismiche e meteo" (Asca). Punto.


 Forse nemmeno Hitler ha mai pensato di mandare la gestapo a controllare i meteo della radio ma, del resto, abbiamo appena (re)inventato gli "autobus per negri" (a Foggia e Bari)...

 Ci stiamo assuefacendo a tutto, basta che non tocchino il nostro orticello.

 Chissà dove ci fermeremo....

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 un abbraccio a tutti i miei 7 lettori.
 sapere aude!
 m.c.


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