Terremoti, una voce fuori dal coro

par paolodegregorio
venerdì 10 aprile 2009

Quando c’è bisogno di miracoli, Dio è assente, li fanno i pompieri e le persone generose che rischiano la vita per gli altri.

“Non si muove foglia che Dio non voglia” questo il ritornello, somministrato dai preti alla credulità popolare, quando fa comodo, ma ignorato quando una evidente volontà divina dietro una catastrofe significherebbe un Dio sadico e malefico.

Un altro “miracolo laico e della ragione” che mi piacerebbe vedere sarebbe quello di consegnare ad ogni nucleo familiare che ha perduto la casa una somma di cinquecentomila euro, sufficienti ad abbandonare subito quella zona sismica e a comprare un pezzo di terra su cui costruire una casa, privatamente e con tutte le agevolazioni burocratiche del caso.

Altrimenti assisteremo alla calata degli avvoltoi sugli appalti della rimozione delle macerie, dei restauri dei beni culturali, e della ricostruzione, che inghiottiranno somme enormi e lasceranno per anni quella povera gete senza casa.

Naturalmente so che le disgrazie di molti sono una splendida opportunità per pochi, e dunque la cosa non si farà, invocando magari la probabile distruzione della identità culturale e la volontà delle persone di restare.

Mi piacerebbe chiedere agli sfollati se è ragionevole continuare a vivere in una zona gelida d’inverno, torrida d’estate, sismica, dove si è perso qualche parente, o scegliere un contributo dello Stato della entità che ho indicato e fare fagotto.



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