Le carte truccate della politica

par paolodegregorio
venerdì 12 giugno 2009

In uno stato capitalista non vi può essere democrazia, in quanto la grande maggioranza dei mezzi di produzione, le terre migliori, i mezzi di informazione, le banche, gli studi professionali, i negozi, sono già in salde mani, hanno il loro sindacato unico (la Confindustria) e il loro partito (il PDL), godono dell’appoggio totale della Chiesa, mentre le classi sociali subalterne non possiedono niente, non hanno un partito che le rappresenti, sono ridicolmente divise in tanti sindacatini, e pur rappresentando almeno il 50% della popolazione, non hanno loro eletti in Parlamento.

La farsa elettorale è una impari corsa tra chi parte a cavallo e chi va a piedi, e chiamare ciò democrazia è da mascalzoni.


L’economia capitalista con i suoi profondi intrecci tra affari e politica, con la sua collusione con le mafie, con l’aiuto dei preti, non può essere sconfitta con il voto, in quanto buona parte degli italiani dipendono da essa. Il loro interesse è quello di conservare lo “status quo” e, in assenza di una credibile alternativa, gli operai votano per il padrone e fanno il tifo per lui. I poveri, i precari, i disoccupati, i diseredati, trovano sul territorio solo la chiesa a dargli una mano e una elemosina, a patto che si rassegnino alla loro condizione, tanto saranno premiati nella vita eterna.

Il blocco storico tra capitale, mafia, massoneria, Chiesa, è realtà da sempre, e oggi si è accentuato solo perché non c’è più una opposizione antagonista, né esiste più un partito che abbia la fiducia e il radicamento tra le masse.

Il gioco elettorale si vince controllando la formazione delle idee di quelle persone che non leggono libri né giornali, che si abbeverano alla Tv, che vivono i loro rapporti sociali al bar o allo stadio, e, visto che hanno subito nei loro quartieri l’assalto della immigrazione, al primo che gli fa un manifesto come quello della Lega con su scritto: PADRONI A CASA NOSTRA, gli danno il voto, dimenticando che proprio gli imprenditori del Nord sono responsabili di aver assunto milioni di immigrati in una economia che oggi non tira più.

Se sommiamo questa massa di ignoranti, comunque addomesticata dalle televisioni e dai preti, a coloro che invece hanno un interesse economico a mantenere la società come è strutturata oggi, ecco fatta la maggioranza elettorale.


Ho la netta percezione che le parole socialismo e comunismo, e nemmeno la più generica “sinistra” siano più spendibili per una opposizione al sistema di potere della destra, sputtanate dallo storia di fallimento, di complicità con la destra (vedi Craxi che consegna il monopolio TV a Berlusconi), di perdita di identità, di perdita di rapporto con il territorio e la gente, fino al fenomeno CINA, che passa dal comunismo al capitalismo trattando gli operai e l’ambiente come il peggiore dei padroni.


L’unico spazio politico, che si è aperto con le ultime elezioni europee, appare quello del 15% dei voti, in Francia, al movimento ambientalista animato da Cohn-Bendit, che propone il vero terreno su cui rifondare una opposizione al capitalismo, che è quello di costruire una nuova economia volta soprattutto a soddisfare i consumi interni, sostenibile dall’ecosistema, volta a tutelare l’ambiente e la salute dei cittadini, attraverso la priorità dell’autosufficienza alimentare e di quella energetica, da ottenere con le avanzate tecnologie rinnovabili, diffuse su tutto il territorio.

Solo una proposta complessiva e alternativa di questo tipo può incrinare il consenso verso una società capitalista in crisi sistemica, da bancarotta, che distrugge l’ambiente al punto che già scarseggiano alcune risorse che la natura non è in grado di riprodurre.


Contrapporre la sostenibilità al consumismo, il piccolo modo di produrre alla globalizzazione, la diminuzione delle nascite allo sviluppo infinito, le energie rinnovabili a quelle fossili (uranio compreso), la lotta biologica integrata al posto della chimica in agricoltura (cibi biologici per tutti), divieto di importazione per legnami provenienti da foreste equatoriali primarie, diminuzione dello sforzo di pesca industriale che sta desertificando i mari, riduzione drastica delle spese militari, sono tutti obiettivi giusti ed etici, che possono costruire una nuova identità politica da contrapporre all’arcaico e predatorio capitalismo.


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