La prossima vittoria elettorale della destra (2)

par paolodegregorio
lunedì 1 giugno 2009

Berlusconi vincerà tutte le elezioni prossime venture perchè ha una strategia (piduista), i media, i soldi, ma sopratutto perchè chi dovrebbe fare l’opposizione non ha alcuna strategia, ha una atavica tendenza alla frammentazione, non ha più legami con la classe operaia, con i poveri, i disoccupati, i precari, che dovrebbero essere i suoi elettori, ha gruppi dirigenti di politicanti di professione, inamovibili, che sarebbe ora di rottamare.

L’unico che procura qualche prurito al Cavaliere è Di Pietro e merita il nostro voto, ma votare PD o Sinistra e libertà, o Rifondazione insieme al PDCI, significa prolungare l’agonia di organizzazioni senza futuro, senza identità, senza strategia, abusivamente di sinistra, prigionieri del passato, sconfitti senza appello.

Sul versante sindacale abbiamo il blocco granitico, unito e unico della Confindustria, a fronte di sindacati e sindacatini autonomi divisi, alcuni apertamente venduti, pieni di dubbi, di titubanza, pavidi, senza strategia, ma se parli di fare un sindacato unico dei lavoratori da contrapporre al sindacato unico dei padroni ti fanno passare per matto.

Negli ultimi venti anni, di cedimento in cedimento, sia politico che sindacale, le classi sociali subalterne sono state profondamente ridimensionate, hanno perso ogni speranza di vero cambiamento, hanno subito il ricatto e la concorrenza della immigrazione, subiscono i licenziamenti della crisi capitalista senza reagire.

Tutto questo succede malgrado stiamo vivendo la più marcata crisi mondiale del capitalismo e della globalizzazione, che ci mostra serissimi istituti finanziari gestiti da truffatori internazionali, e capitalisti che fanno la fila con il cappello in mano per avere soldi statali perchè senza questi aiuti fallirebbero.

Mai c’è stato un momento più favorevole per mettere in discussione la follia di un modello di sviluppo basato sul consumismo e la distruzione dell’ambiente, fallito economicamente, con gravi danni all’ecosistema, non sostenibile dal pianeta, con un miliardo di persone alla fame, che l’onnipotente mercato doveva sfamare, secondo le tesi fasulle dei teorici del mercato globale.

E’ ora che ci si renda conto che se si vuole uscire da questa crisi strutturale ed epocale bisogna disporre di una analisi e di proposte antagoniste che possono diventare una strategia.

Parlare di economia sostenibile è, per prima cosa un modo moderno, razionale, etico di affrontare la politica, che non deve essere più un luogo dove arrivano i mediocri, i ladri, gli ignoranti, i parolai, ma la sede dove le migliori intelligenze e le più avanzate consapevolezze abbiano spazio.

Senza la premessa della sostenibilità, ogni teoria è sbagliata e fallimentare, perchè il primo obiettivo è quello della autosufficienza alimentare ed energetica di ogni nazione, e ciò si ottiene solo raggiungendo un equilibrio tra risorse e numero di abitanti, se gli abitanti sono troppi bisogna diminuirli.

E qui si vede subito chi è antimoderno e irrazionale, capitalisti e preti, gli storici alleati di ferro, sanno che il loro potere vacillerebbe senza masse di disperati pronti a tutto, e sono alleati nell’impedire questo progresso, a costo di portarci al collasso e alla catastrofe.

Gli squilibri economici ed ambientali che portano milioni di disperati verso la emigrazione devono essere combattuti alla radice, con l’allontanamento delle monocolture delle multinazionali che occupano le terre migliori, con la distribuzione delle terre, e produrre per i consumi interni, drastica riduzione delle nascite fino alla sostenibilità.

Non esiste un’altra via, che non passi attraverso carestie, guerre, emigrazione, desertificazione.

Oggi i preti islamici spingono i loro fedeli ad espandersi in tutto il mondo e fare molti figli, e questa è una precisa strategia che non aiuta di certo chi vuole pace e sostenibilità.

Nel dibattito elettorale non vi è traccia né della crisi mondiale, né di quella ambientale, e in sostanza, destra e sinistra sono d’accordo nel continuare con le logiche capitaliste, senza affrontare in radice la crisi del sistema.

La politica non conta nulla, i modelli di sviluppo li decidono le forze economiche e multinazionali, la democrazia è il sistema che permette questa dittatura, e per questo deve urgentemente cambiare le sue regole.

Dobbiamo chiedere a Di Pietro. se vuole il nostro voto, di impegnarsi per la fine del monopolio televiso, la fine del "pensiero unico" propagandata in questi anni, la fine delle mani dei partiti sulla RAI, da trasformare in "public company" senza pubblicità, autogestita dai cittadini che pagano il canone con diritto di voto, da usare nell’interesse generale, la fine dell’opzione nucleare e la massiccia introduzione del fotovoltaico diffuso sul territorio, senza concentrazioni di tipo industriale, l’abolizione del "lodo Alfano" e l’espulsione dei pregiudicati dal Parlamento, per avviarci a sembare una democrazia.

In attesa del PARTITO MONDIALE DELLA SOSTENIBILITA’, contentiamoci del legalitario Di Pietro, che ci ha liberato dai ladri socialisti che hanno regalato 3 TV al loro compare Silvio (detto papi).


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