La libera stampa può dire tutto, tranne la verità

par paolodegregorio
lunedì 7 settembre 2009

Apprendo che il “New York Times”, a proposito dell’impero editoriale berlusconiano, ha scritto: “i giornalisti italiani si dividono in due categorie, quelli che lavorano per Berlusconi e quelli che lo faranno”.

 

Certo fa un po’ impressione sentire le recenti uscite del cavaliere contro la stampa, visto che ne possiede il 90% e sta brigando per prendersi La7 e mettere Minoli (uomo di Craxi) a Rai3.


Comunque anche gli americani non sono così ben messi.

Il Pentagono alza la voce perché non gradisce che il popolo americano veda e sappia ciò che accade veramente in Afghanistan, e chiede che non sia più pubblicata la foto di un “marine” agonizzante, mostrata da qualche giornale e che ha destato molta impressione.

Quanto è libera una stampa che accetta ordini dal “ministero delle guerre eterne americane”, quel Pentagono che dalla fine della 2° guerra mondiale ad oggi manda a morire la meglio gioventù Usa per ragioni innominabili?

Quando mai le associazioni dei giornalisti americani hanno protestato per essere esclusi dalla presenza nei luoghi dei combattimenti e le sole notizie che circolano sono quelle confezionate dagli addetti stampa militari che dicono solo ciò che gli fa comodo?

Come mai negli Usa è vietato anche filmare e far vedere in TV la sconvolgente verità di migliaia di bare che sbarcano dagli aerei militari?


E così per tutto il resto, il sistema informativo è tutto in mani private, molto sensibili alle decisioni della politica e del Pentagono, da cui vengono affari, appalti, concessioni, in un intreccio inscindibile che rende impossibile una qualsiasi libertà di stampa di un certo peso.

Esattamente come è la situazione oggi in Italia, soltanto che la parte del Pentagono la fa Berlusconi.


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