Washington “snobba” il Dalai Lama. I diritti umani sacrificati alla diplomazia

par Virginia Visani
lunedì 5 ottobre 2009

La notizia così come la pubblica oggi il Washington Post lascia perplessi e sconcertati. Obama si rifiuta di ricevere, rimandandola ad altri momenti, la visita del Dalai Lama che si trova in questi giorni a Washington.
Il motivo, secondo il quotidiano americano, è presto detto e, dal punto di vista diplomatico, comprensibile: gli Usa non vogliono compromettere i rapporti con la Cina in vista della visita che il presidente Usa si appresta a rendere alla superpotenza asiatica il prossimo novembre.
La notizia suscita una certa inquietudine, quasi incredulità, per il fatto che la suprema guida spirituale tibetana non si è mai vista rifiutare un incontro dal 1991 ad oggi. La perplessità è espressa nelle parole del deputato Franck Wolf paladino repubblicano dei diritti umani: che cosa potrebbero pensare un monaco o una suora tibetana rinchiusi nel carcere di Drapchi nell’apprendere che Barak Obama non vuole ricevere l’alta guida spirituale tibetana?
Si può anche supporre che lo stupore indignato di Wolf non sia poi così spassionato: mai come in questo momento la politica di Obama è posta sotto la lente d’ingrandimento dell’opposizione che al presidente Usa “rinfaccia” le palesi difficoltà rappresentate dalla sua politica estera di riarmo in Afganistan e dalle minacce dell’atomica iraniana.
 
Tuttavia non è facile comprendere la contraddizione tra la dichiarata partigianeria di Obama in difesa dei diritti civili e questo rinvio all’incontro con il Dalai Lama, anche se tale rinvio è dettato dalle leggi della diplomazia. In altre parole non si vuole irritare la suscettibilità della superpotenza asiatica proprio nel momento in cui gli Usa intendono non alienarsene l’appoggio. 

 
Del resto la politica attuale della Casa Bianca verso la Cina, ribattezzata “rassicurazione strategica di Pechino” non è in contraddizione con quanto aveva dichiarato il Segretario di Stato Hillary Clinton alla vigilia del viaggio in Cina lo scorso febbraio: la difesa dei diritti umani non deve interferire con la crisi economica globale, la crisi dei cambiamenti climatici e con la sicurezza.
 
E c’è anche chi, ricordando l’ultima visita del Dalai Lama al presidente George W.Bush nel 2007, osserva come quell’incontro si fosse risolto in un nulla di fatto, cioè in una bella foto ricordo e una medaglia d’oro per il leader spirituale tibetano.
 
 

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