Un ex fascista credibile?

par MJAC
giovedì 24 dicembre 2009

Chi è Gianfranco Fini.

E’ difficile in questo momento immaginare qualcuno, dotato di eccezionali qualità veggenti, che sia in grado di decifrare chiaramente l’operato politico, in questi anni, del Presidente della Camera Gianfranco Fini e, soprattutto, di prevedere l’obiettivo che questi si prefigge per il futuro.
 
Ricordiamo qualche fatto storico e facciamo alcune considerazioni. Nei primi quarant’anni della sua vita, Fini si è impegnato a sviluppare la sua fede politica, esaltando il fascismo e celebrando ogni 28 ottobre l’anniversario della marcia su Roma. La sua ascesa alla segreteria del Movimento Sociale Italiano, spianata da Giorgio Almirante, e, più tardi, la sua elezione alla presidenza di Alleanza Nazionale nel 1994, furono costellate da frasi storiche, da lui pronunciate, con grande enfasi, in varie occasioni. Ne ricordiamo alcune: "La mia Segreteria inizia in perfetta continuità ideale con quella di Almirante"; "Mussolini è il più grande statista del secolo"; "La libertà non è, in ogni caso, necessaria"; "Siamo alle comiche finali, non c’è nessuna possibilità che AN entri nel PDL"; ecc.
 
Ma negli anni successivi, quando, alleatosi con Silvio Berlusconi, allora leader di Forza Italia, realizzò finalmente il sogno di portare i suoi fascisti al governo, Fini scoprì la vera "democrazia" e iniziò un giusto cammino di revisione visitando le Fosse Ardeatine, il campo di sterminio di Auschwiz e recandosi, più tardi, in Israele. Nel 1995 vi fu la grande svolta di Fiuggi con la rinuncia dei simboli fascisti e la definizione delle leggi razziali come "male assoluto del XX secolo". Da quel momento, ma anche da molto prima, il suo "ideale fascista" fu seppellito per sempre.
 
Naturalmente molti esponenti della destra fascista, come Rauti, Storace, Mussolini, ecc., presero le distanze, accusando apertamente Fini di tradimento e di bieco opportunismo. Nel 2008 anche il quotidiano pontificio "L’Avvenire" accusò Fini di "approssimazione storica e opportunismo politico" quando questi sostenne che la Chiesa cattolica non seppe opporsi alle leggi razziali del 1938, cercando quindi di scaricare su di essa una parte delle responsabilità.
 
Successivamente, come co-fondatore del Popolo delle Libertà, Gianfranco Fini si scontrò più volte con l’alleato Silvio Berlusconi, talvolta smarcandosi dalla politica riformista del PDL, talvolta strizzando l’occhio al centro-sinistra, e comunque dando l’impressione di attendere il momento opportuno per svincolarsi e proporsi come leader alternativo del centro-destra. Non è un caso se un recente sondaggio del SWG ha rilevato che il Presidente della Camera viene visto bene come Capo del Governo dal 47% degli elettori del PDL e dall’82% del PD.
 
A parte questi fatti, che, pur importanti, possono sfuggire all’attenzione del grosso pubblico, che tra l’altro potrebbe interpretarli in vari modi, non si può però fare a meno di domandarsi, con una certa perplessità, che cosa pensare di un politico che voleva cacciare gli immigrati ed ora li vuole fare votare, che come candidato a Sindaco di Roma andava a caccia di Cardinali ed ora si è convertito al laicismo più deteriore, che difendeva le radici cristiane dell’Europa ed ora si batte per l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea.
 
Un percorso politico, questo di Gianfranco Fini, decisamente tortuoso e sconcertante, che contribuisce a creare non poca confusione anche in chi, plaudendo alla sua "democratizzazione", crede che l’imminente stagione delle riforme sia fortemente condizionata dal perdurare o meno del sodalizio Berlusconi-Fini.
 
Fascisti divenuti antifascisti ve ne sono tanti, alcuni per convinzione e mutata opinione, altri per opportunismo e furbizia. E’ giunto il momento per Gianfranco Fini, in un periodo tanto delicato per il Paese, di togliersi finalmente la maschera e chiarire senza riserve a quale gruppo appartiene. 

Leggi l'articolo completo e i commenti