Ultimo appello di Di Pietro al Pd

par Laura Meloni
martedì 5 gennaio 2010

Il leader dell’Idv, ormai attaccato da destra e sinistra, lancia l’ultimatum al Partito Democratico. Con chi volete stare? Con noi o con Berlusconi?

Non è la prima volta che Antonio Di Pietro chiede chiarimenti al partito di Bersani sulla linea che intende seguire. L’ambiguità e la debolezza del Pd nel fare opposizione a questo governo hanno dato origine a non poche perplessità non solo nell’Italia dei Valori ma anche nella base dello stesso Partito Democratico.
 
In vista delle prossime elezioni regionali la situazione si fa sempre più tesa e sempre meno chiara e così Di Pietro ha deciso di scrivere una lettera a Pierluigi Bersani, e chiedere chiarimenti sulla posizione che il suo partito intende tenere, anche in seguito ai ripetuti attacchi subiti dall’Idv proprio dalle file del Pd.
 
Questo l’incipit dell’epistola: "Caro Bersani, come sai, avevamo fissato un incontro per il prossimo 12 gennaio per discutere di elezioni regionali. Mi dispiace ma dobbiamo prima chiarire un punto fondamentale del nostro “stare insieme”: voi del Pd volete allearvi o no con l’Italia dei Valori per costruire una valida alternativa al Governo delle destre berlusconiane? Sia chiaro, noi lo vogliamo perché crediamo nel modello bipolare (e in tale modello noi ci collochiamo nel centrosinistra, a prescindere da Berlusconi) e perché non ci piace la politica del “doppio forno”, un po’ di qua un po’ di là, portata avanti da altre forze politiche al cui capezzale tutti i giorni voi del Pd vi prostrate".
 
Questo solo per cominciare, dato che l’ex pm continua con il sottolineare il reiterarsi delle critiche e delle offese al suo partito da parte di esponenti democratici, ultime quelle del vicesegretario Enrico Letta. E infatti scrive: "A noi dell’IdV invece mal ci sopportate. Tutti i giorni ci trattate come appestati, utili solo per motivi elettorali ma poi da criminalizzare e denigrare con la stessa foga e supponenza dei vari Bondi, Cicchitto e prezzemolino Capezzone del PdL. L’ultima goccia (che, se non ritrattata, rischia di rompere il vaso) è l’attacco che ci ha rivolto ieri il vicesegretario del Pd, Enrico Letta".
 
Ecco le parole di Letta, seguite alle affermazioni provocatorie ma ironiche di Luigi De Magistris sulla proposta di esilio per Berlusconi e a quelle di Di Pietro che ha definito "incaute" le parole di Giorgio Napolitano sul dialogo sulle riforme: "Con questa continua rincorsa Di Pietro e De Magistris portano il centrosinistra nell’abisso e sono i migliori alleati di Berlusconi. Noi continuiamo sulla nostra linea di sostegno e difesa del capo dello Stato e della sua posizione a favore delle riforme e dell’interesse nazionale".
 
La ciliegina sulla torta l’intervista di Marina Sereni (vicepresidente Pd) ne Il Tempo di oggi, che sottolinea come sulle riforme la loro strategia sia diversa da quella di Di Pietro: "La posizione di Di Pietro è oggettivamente diversa dalla nostra. Noi pensiamo che il centrosinistra e le opposizioni siano in grado di presentarsi in Parlamento nel confronto sulle riforme economiche e sociali con argomenti forti". E aggiunge: "Non abbiamo paura del confronto in Parlamento, ma non siamo disposti a pasticci o ad approvare leggi che hanno la finalità di superare i processi di Berlusconi. La posizione di Di Pietro è debole e non corrisponde agli interessi dell’Italia e di chi vuole costruire l’alternativa a Berlusconi".
 
Per quanto riguarda le regionali, Sereni fa notare come il leader dell’Idv non sia il loro unico interlocutore: "Stiamo lavorando per avere programmi convincenti e coalizioni ampie per riconquistare le Regioni governate dal centrodestra. Di Pietro fa il suo mestiere. Non è il nostro unico alleato". Infine, conclude con la considerazione che Di Pietro "ha sbagliato più di una volta in queste ultime settimane contro il capo dello Stato".
 
E proprio da quest’accusa di mancanza di rispetto al capo dello Stato che nella sua lettera Di Pietro spiega: "Per dare maggiore spessore al mio grido di allarme, ho anche segnalato che quelli del PdL stanno strumentalizzando le giuste parole del Capo dello Stato - ripeto: giuste, come ho già avuto modo di chiarire sin dal primo momento - per creare un clima di “complicità posticcia” fra maggioranza e opposizione. Il PdL, ribadisco, parla di riforme ma non pensa a quelle che servono al paese e agli italiani, bensì solo a quelle utili per uso personale (di Berlusconi, in testa, ma non solo). Ho anche aggiunto – è vero e lo ripeto anche ora – che le parole dette a fin di bene dal Presidente Napolitano “forse sono state un po’ incaute, considerati gli interlocutori”. Esattamente così ho detto e non vedo proprio cosa ci sia di così offensivo nei confronti del Presidente della Repubblica in questa mia presa di posizione. Non ho criticato Napolitano come persona e nemmeno il suo discorso di buon senso, che anzi ho apprezzato. Ho solo fatto rilevare come purtroppo questa maggioranza ora ne approfitterà per strumentalizzare - come sempre ha fatto finora – le aperture di credito del Presidente della Repubblica nei confronti del Governo Berlusconi".
 
Polemiche su Napolitano a parte, altro terreno di battaglia è quello sulle regionali: "Prendiamo atto che secondo diversi dirigenti del Partito democratico, ieri Letta oggi Sereni, i veri guai per l’Italia sarebbero quelli creati dall’opposizione che fa l’Italia dei Valori. Noi riteniamo invece che il problema vero sia il malgoverno di questo centrodestra. Allora chiediamo al Partito democratico: con chi vuoi stare? Con noi o col governo Berlusconi? Si decidano, così anche noi faremo le nostre scelte in vista delle prossime elezioni".
 
Accusato di aver posto il veto alla candidatura di Vendola in Puglia, oggi intervistato da Luca Telese sulle pagine de Il Fatto Quotidiano non solo si difende da questo attacco, ma rilancia: "Ma come devo dirlo? Non esiste nessun veto dell’Idv su Nichi Vendola! Anzi dirò di più: temo che il Pd stia usando noi come alibi per dire no a Vendola".
 
E precisa come il suo partito non abbia chiesto una sola poltrona né abbia avanzato una sola candidatura, tranne di essere stato pronto a correre in Lombardia, quando nessuno si faceva avanti. E la conclusione è stata che "non mi hanno fatto nemmeno una telefonata per dire Tonino-sì-o-no. Passano le settimane, e vedo che fanno una conferenza stampa in pompa magna per presentare Penati". E su Penati: "Ce ne fossero di Penati. Gli do un bacio in fronte, lo sostengo con piacere e con lealtà".
 
Quindi gli unici problemi riguardo le alleanze sono che "non si chiudono perché ci sono dei problemi nel Pd. Che cosa c’entriamo noi se in Umbria litigano? Che colpa abbiamo noi se nel Lazio si accapigliano? E in Lombardia? Cosa ne so io della guerra che stanno facendo in Puglia a Vendola?". E per chiarire questa posizione pare abbia pure mandato una lettera a L’Unità che non è stata pubblicata.
 
In due regioni però Antonio Di Pietro ha posto il veto. Ritiene che in Campania e Calabria sia ora di chidere con loierismo e bassolinismo. Dice che nel Pd son d’accordo. Ma Telese insiste: "Non volete approffittare per mettere i vostri?". Risposta: "In Campania abbiamo detto: diteci chi votare e noi lo votiamo. Basta che non si tolga Bassolino per mettere De Luca. Perché se non è zuppa è pan bagnato: pure lui è inquisito".
 
In attesa di sapere quali saranno i prossimi sviluppi riguardo le candidadure per le regionali, di scoprire se Besani risponderà al telefono a Di Pietro ("Ho cercato Bersani con la batteria, non mi ha manco risposto! Staccato..."), e se si porrà definitivamente la parola fine all’alleanza Pd-Idv, giungono i primi consigli da parte della maggioranza ai democratici, con l’ex Radicale e ora portavoce di Berlusconi Daniele Capezzone che avvisa Bersani su quanto sia poco opportuno non dare un taglio netto all’accordo con l’Italia dei Valori.
 
Ecco l’ammonimanto di Capezzone: "La lettera aperta di Di Pietro a Bersani rende esplicito e chiaro a tutti il vero e proprio ricatto politico dell`Idv a danno del Pd. Il punto è chiaro: Di Pietro vuole usare il suo pacchetto di voti e la sua forza di fuoco mediatica per impedire un confronto sulle riforme e, in ultima analisi, per schiacciare l`opposizione su una linea di scontro pregiudiziale, sistematico e violento, tale da mettere la sinistra in minoranza per un’altra decina di anni". "Ora sta a Bersani - sottolinea Capezzone - rifiutare queste condizioni. Sarebbe un merito storico recidere il legame perverso con gli estremisti e i giustizialisti dell’Idv. Vedremo se il Pd ne avrà il coraggio e la convinzione".
 
Sì, grande è l’attesa di sapere che farà il Pd. Se continuarà nel suo declino che pare ormai inesorabile, o cercarà di unirsi davvero a tutte quelle forze realmente di opposizione, in modo da ridare un po’ di speranza ad un paese che necessita di rialzarsi da una degenerazione economica e culturale mai avuta prima. E magari cercare di recuperare quei milioni di voti persi che altrimenti non potranno che aumentare e far abbandonare così al paese l’idea che questa destra possa un giorno essere mandata a casa.

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