Tremonti e il posto fisso: indietro tutta

par Phastidio
martedì 20 ottobre 2009

Proseguendo nella sua strategia di regressione ai bei tempi andati, fatti di industrie pesanti e latterie sotto casa il ministro dell’Economia, parlando ad un convegno organizzato dalla Banca Popolare di Milano, ha espresso la sua preferenza per la stabilità del posto di lavoro:

Non credo che la mobilità sia di per sé un valore. Per una struttura sociale come la nostra, il posto fisso è la base su cui costruire una famiglia. La stabilità del lavoro è alla base della stabilità sociale”. A imporre forme di lavoro più flessibili, secondo Tremonti, è stata la globalizzazione che “non ha trasformato il quantum di lavoro ma la qualità di lavoro, passato da fisso a mobile. Era inevitabile fare diversamente.

Una vera rivoluzione tolemaica, quella dove è il lavoro, e non il lavoratore, a restare al centro dell’universo, e che affonda le proprie radici nelle rimembranze dei tempi che furono.

La gente sospira ed entra in immediata empatia col ministro, “uno di noi”, uno che non parla inglese, uno che nell’immaginario collettivo vorrebbe rimettere l’anello al naso di cinesi ed indiani, e pazienza che non l’abbiano mai avuto. Una strategia mediatica geniale, lo diciamo senza ironia. Nel momento in cui l’incertezza condiziona ed ipoteca le nostre vite, avere un ministro capace di attuare una regressione ipnotica può sempre fare comodo, ed è pure a costo zero per le casse dello stato.

Dopo i sospirosi ricordi sulle banche d’interesse nazionale, presto Tremonti proporrà di rifondare l’Italsider e di tornare a trasmettere Carosello; si riaprirà la caccia alla introvabile figurina del Feroce Saladino, l’icona sempre attuale della rappresentazione dell’islam nelle valli della Padania. Del resto la Cinquecento è tornata, perché non spingersi un po’ più in là? Poi però viene il momento del risveglio. I precari restano tali, il nostro welfare bancarottiere non riesce a stendere su di loro la stessa calda coperta che avvolge i cassintegrati di Alitalia, con i loro sette anni di protezione. Ma non parlateci di flexicurity, non intendiamo imparare l’inglese. Soprattutto ora che il modello anglosassone è imploso, e nel sogno ci siamo scoperti virtuosi. Guardi che roba dotto’, questo è un modello mai usato di economia sociale di mercato, lo facciamo qui in Italia con le nostre mani, e lo vendiamo nelle piazzole dell’Autogrill, è un vero affare.

Non è vero che l’Italia è ferma, sono gli altri che corrono troppo. Oggi abbiamo chiuso le frontiere della fantasia, la realtà resta bloccata in dogana. Domenica ci sono le lasagne al forno, resistete ancora un po’.


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