Torna la guerra fredda: Serbia e Russia aprono una base aerea confine con il Kossovo

par Sergio Bagnoli
venerdì 30 ottobre 2009

Bruxelles per ora, alle prese com’è con la nomina della nuova Commissione europea tace, Bucarest e Sofia invece sono in allarme e chiedono aiuto agli Stati Uniti d’America. Preoccupazione a Washington   

Nis è una città del sud della Serbia, vicino al confine del paese dell’ex-Jugoslavia con la sua provincia separatista del Kossovo autoproclamatasi l’anno scorso indipendente. La terza città serba è anche a non molta distanza dal confine con la Bulgaria e la Romania le due nazioni che hanno fatto ingresso, ad inizio 2007, nell’Unione europea e che da sei anni sono membri della Nato. Durante la recente visita a Bucarest il Vice- presidente degli Stati Uniti d’America, la maggiore delle Nazioni dell’Alleanza atlantica, Joe Biden ha ribadito l’importanza strategica che la Romania riveste all’interno della Nato e la volontà di Washington di tutelarne l’integrità dei confini.

Negli stessi giorni della visita di Biden a Bucarest, Varsavia e Praga, il premier italiano Berlusconi si trovava a colloquio con il suo omologo ed amico russo Vladimir Putin e discuteva con lui amabilmente di energia sottolineando come l’Italia continuasse ad appoggiare il progetto italo-russo del gasdotto South Stream, mentre il Presidente russo Medvedev a Belgrado incontrava il Presidente serbo Boris Tadic che sino a qualche ora prima spergiurava l’anelito del suo paese ad una rapida integrazione nell’Unione europea. Durante questa visita la Russia, oltre a dichiarare il suo scontato appoggio alla Serbia dinnanzi alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja che presto dovrà pronunciarsi sulla legittimità della dichiarazione unilaterale d’indipendenza del Kossovo, concludeva con Belgrado l’accordo per aprire una base aerea comune proprio a Nis. Ufficialmente si tratterà di una base di protezione civile congegnata per recare soccorso eventuale alle popolazioni balcaniche colpite da calamità, ma il sospetto è che in caso d’emergenza possa ben presto trasformarsi in una base militare vera e propria. Sicuramente, però, si pensa che già da subito essa verrà dotata di sufficienti radar gestiti dall’ex Kgb, ora Fsb, per spiare le attività americane sia in Kossovo che in Romania.


Gli americani ed i loro alleati della Nato infatti gestiscono una base militare vicino a Nis, all’interno dei confini del Kossovo, chiamata “Bondsteel” mentre nella base aerea romena Kolganiceanu di Costanza già da molti anni operano forze armate alleate. Entrambi tali presidi militari ora potrebbero trovarsi direttamente nel raggio d’azione delle forze di sicurezza serbo- russe stanziate a Nis. Preoccupazione a Sofia e Bucarest ove la classe politica a pochi giorni dalle elezioni presidenziali si dice preoccupata ed arrabbiata per la mossa di Mosca e Belgrado. Allarmato l’ex Ministro degli Esteri romeno Diaconescu. Fino ad ora Bucarest è stata una delle poche capitali dell’Unione europea a non riconoscere l’indipendenza del Kossovo in quanto, oltre a temere una simile ma remota dichiarazione unilaterale d’indipendenza in Transilvania, si sente stretta tra l’incudine serba ed il ben più pericoloso martello russo, già irritato con la Romania per l’appoggio offerto al cambiamento politico in atto in Moldovia. Spaventata la Romania dunque ha chiesto maggior protezione al più potente dei suoi alleati e cioè agli Stati Uniti d’America.

L’Unione europea, che possiede proprie forze armate in Kossovo e che comprende all’interno dei suoi confini sia Bulgaria che Romania, per ora tace presa com’è dall’affanno legato alla composizione della nuova Commissione europea e lascia la Serbia, candidata all’integrazione europea, libera di compiere tutte le allegre giravolte politiche che desidera. A vent’anni dalla caduta del muro di Berlino lungo l’asse centro- orientale del Danubio si sentono nuovamente spirare venti da guerra fredda.

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