Tasse e dintorni

par Trilussa
venerdì 15 gennaio 2010

Chi tocca i fili muore! Come è difficile colpire i privilegi in questo piccolo paese dove evadere è un diritto.

Sono andato a curiosare sul sito della Agenzia delle Entrate per vedere se trovavo la famosa lista Visco dei redditi delle persone fisiche, quella famosa lista, fatta probabilmente per dispetto e oggetto di molte polemiche, in cui ogni cittadino poteva vedere quale era il reddito annuo del proprio amico, del proprio dentista, del proprio vicino di casa. Anche del commerciante all’angolo che si lamenta sempre di continuare l’attività solo per fare piacere a noi perché ci rimette, o del conoscente che denuncia poco o niente, paga meno tasse e ti passa avanti in graduatoria per l’asilo ma porta poi a scuola il bimbo con il Suv .

Ho trovato i dati del 2004 riguardanti la denuncia media per categoria.

Non bisogna essere fini economisti per rendersi conto della situazione in cui siamo nel nostro paese.

Basta scorrere i dati e si resta sconcertati. Non faccio cifre, chi vuole può andare a vedere con i suoi occhi (basta collegarsi con l’Agenzia delle Entrate) e poi, periodicamente, questi dati vengono divulgati anche da tutti i mezzi di informazione.

Quando succede tutti gridano allo scandalo, fanno i loro conti e dicono che siamo un popolo di evasori, che non siamo un paese civile (almeno dal punto di vista della giustizia fiscale). Dicono anche che la lotta all’evasione deve essere al primo posto dell’azione di governo (di tutti i governi, specie in campagna elettorale), si spendono in promesse impegni e progetti, fanno la faccia dura per mettere paura ma poi, alla fine, non succede mai niente.

Chi si azzarda a mettere mano al problema, anche molto timidamente cercando magari soluzioni non drammatiche, va incontro ad una specie di linciaggio pubblico da parte della categoria interessata per cui ritira subito la mano e il problema resta immutato nel tempo.

Io ritengo che l’ingiustizia fiscale sia forse la peggiore iniquità rivolta al cittadino onesto ed il segno tangibile del fallimento di tutte le politiche dei vari governi che si sono succeduti alla guida del nostro paese. I fenomeni di piccola tolleranza e di compiacenza che si sono succeduti negli anni, vuoi per la debolezza dei vari governi nei confronti del proprio elettorato (spesso rappresentato da classi già abbastanza privilegiate), vuoi per la prepotenza di alcune categorie (penso alla protesta degli autotrasportatori che in cinque giorni fermarono praticamente il paese ed ottennero subito quello che volevano, o a quella dei tassisti romani che dimostrò quanto debole poteva essere un governo) hanno fatto si che la disparità fiscale sia arrivata ad un punto che possiamo definire sicuramente antidemocratico e per alcune categorie tranquillamente vessatorio.

Che i ristoratori o i gioiellieri o i pasticceri denuncino redditi da fame sappiamo tutti come non sia possibile. Non solo perché vediamo con i nostri occhi la quantità dei loro affari ma anche perché con i redditi dichiarati al fisco non potrebbero nemmeno tenere aperto il negozio, o pagare i dipendenti (che dichiarano un reddito di solito superiore), né sostenere quel tenore di vita dimostrato dalle costanti vacanze esotiche, dalle auto di lusso, dai beni di proprietà.

Non c’è dubbio che lavorino molto, va a loro merito, ma sarebbe anche giusto che come tutti gli altri cittadini, pagassero anche loro il dovuto.

Ci sono i cosiddetti “studi di settore”, non ho molta pratica e quindi so solo che molti se ne lamentano, forse sono costretti a pagare qualcosa di più ma guardando i redditi denunciati viene da domandarci quanto di meno avrebbero voluto pagare!

Un geometra mi ha fatto un lavoro e mi ha chiesto se volevo la ricevuta, mi doveva però caricare l’Iva. Va bene, ho detto, cercando di essere un cittadino responsabile e accettando questo piccolo aumento di spesa. E’ una trappola che scatta sempre e inevitabilmente colpisce, anche quando la differenza di spesa è minima e facilmente sostenibile dalle famiglie.

Servirebbe probabilmente una mentalità diversa, quel passaggio continuamente invocato ma sempre rimandato da italiano furbo, scaltro, e a volte un po’ truffaldino a cittadino civile, responsabile ed anche intelligente perché con la fattura il professionista è costretto a denunciare un reddito maggiore e quindi a pagare maggiori tasse che poi ritornano al cittadino come miglioramento dei servizi. Si avrebbe cioè quel famoso circolo virtuoso definito dallo slogan “pagare tutti per pagare meno”.

Per ora rimane un semplice slogan, molto spesso ripetuto ma sempre ignorato, e il massimo carico fiscale continua a gravare sulle spalle dei lavoratori dipendenti.

Questa è la vera ingiustizia italiana, che i lavoratori dipendenti con il reddito da lavoro più basso ma interamente certificato e quindi regolarmente tassato, debbano sostenere la maggior parte del carico fiscale.

La difficoltà di una vera e severa lotta all’evasione fiscale lo dimostra l’affossamento immediato da parte del nuovo governo della tracciabilità dei compensi del lavoro autonomo faticosamente introdotta dal governo precedente e che molto aveva allarmato gli operatori privati che avrebbero con molta maggiore difficoltà potuto occultare le loro parcelle.

Tasse, quindi, che moltissimi professionisti riescono ad evadere non emettendo ricevute per i loro compensi (spesso, come dicevo, con una nostra responsabilità) incassando al nero. A questi poi si associano i grandi capitalisti (persone fisiche e/o società, banche eccetera) che realizzano utili semplicemente “giocando” col denaro (spesso con quello degli altri), un denaro gravato oltretutto da un’aliquota nettamente inferiore a quella del lavoro salariato e che rappresenta una grossa anomalia a cui non si riesce in nessun modo a rimediare.

Ci sono grandi forze che si oppongono a questo riequilibrio dei conti, grossi ostacoli, grandi interessi e forti spinte contrarie.

Anche qualche dubbio sulla tenuta dei conti per operazioni contabili di questa importanza, ed è giusto perchè ogni cambiamento, specie di questa portata, deve essere analizzato e attentamente valutato dagli economisti che sono gli unici in grado di valutare il nuovo scenario che si verrebbe a determinare con questo cambiamento di prelievo fiscale.

E’ altrettanto certo però che un Paese non può definirsi completamente civile fino a che non riesce a metter in atto uno dei principi fondamentali della nostro costituzione repubblicana, e cioè che ognuno debba contribuire al mantenimento dello Stato in una misura proporzionale alle proprie (reali) possibilità economiche.


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