Se Democrazia vuol dire Berlusconi, allora meglio l’Anarchia
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lunedì 7 dicembre 2009
Quelli che non l’hanno votato, quelli che hanno votato altro per non votarlo, quelli che non sono andati a votare per la troppa nausea a leggere ancora una volta il suo nome sulla scheda elettorale. Se l’hanno votato in 17.000.000, in piazza ci sarebbero dovuti essere gli altri 40.000.000 di Italiani.
Quei milioni di cittadini che odiano Berlusconi ma che odiano anche il PD, quel famoso ectoplasma che si gira tra Camera e Senato, quel partito che si frammenta anche quando ci sarebbe da chiedere in maniera univoca le sue sacrosante dimissioni.
Anzi bisognerebbe dire a quella vecchia volpe di Pierluigi Bersani, quello che il mese scorso pronunciò il famoso detto "il vero antiberlusconiano è chi lo manda a casa", che per ora lui è l’unico che è rimasto a casa, perchè alcuni dei suoi c’erano.
Mai come avantieri è stato importante urlare che la più gran vittoria di Berlusconi è stata il competere contro il nulla. La sua vera vittoria sono i Capezzone e i Mastella.
Se democrazia vuol dire Bruno Vespa, se democrazia vuol dire Emilio Fede, se democrazia vuol dire Minzolini, se democrazia vuol dire Feltri, se democrazia vuol dire Grande Fratello.
Se democrazia vuol dire Berlusconi. Meglio l’anarchia. Meglio il poter urlare contro qualcuno e a favore di nessuno.
Meglio dimostrare al mondo che l’Italia non è il suo premier. Meglio prepararsi a quando tra 5 o 10 anni, Berlusconi non ci sarà più.
Quando il vero nemico sarà il berlusconismo bisognerà lottare con la coscienza, con la memoria. Sbucheranno Berluschini da tutte le parti, lo sento.
Abbiamo voglia e bisogno di un futuro. Un futuro viola, caro Silvio. Mica nero.