Proteste americane per la condanna di Amanda Knox

par Bernardo Aiello
lunedì 7 dicembre 2009

E’ stata la senatrice democratica dello Stato di Washington Maria E. Cantwell a sollevare a livello politico la polemica per la recente condanna di Amanda Knox per l’omicidio di Meredith Kercher.
 
E’ opinione diffusa nella patria della studentessa americana di Seattle che essa sia stata condannata senza il supporto di adeguate prove ; la senatrice Cantwell dice «Sono rattristata dalla sentenza ed ho serie perplessità sul sistema giudiziario italiano e sulla possibilità che il processo sia stato condizionato da sentimenti anti-americani».
 
La protesta ha raggiunto anche il Segretario di Stato americano Hillary Clinton; immediata l’onda di reazione sui nostri quotidiani: non accettiamo nessuna lezione in materia di giustizia da chi ha un sistema giudiziario del tutto arcaico come quello della Common Low.
 
 
A dire il vero non è solamente un sospetto della senatrice Cantwell che il nostro sistema giudiziario condanni senza adeguate prove. Non occorre andare troppo lontano, basta vedere quello che è successo proprio per l’omicidio Kercher al signor Patrick Lumumba, messo in galera solamente perché accusato dalla Knox e senza uno straccio di prova. In un mondo normale nessuno corre il rischio di finire in galera così.
 
Volendo allargare il discorso, non si ha che l’imbarazzo della scelta: da Enzo Tortora, a lungo detenuto e persino condannato in primo grado senza la benché minima prova, sino al caso del padre dei fratellini di Gravina.
 
Su quest’ultimo occorre essere sinceri: tutti i circa diecimila magistrati italiani sanno benissimo che questo signore sarebbe stato condannato se non si fosse scoperta per pura casualità la verità sulla triste vicenda. Ed oggi vediamo aprire indagini e processi per fatti avvenuti così tanti anni orsono che la ricerca di prove è assolutamente impensabile (andiamo dal delitto di via Poma alle accuse al premier del pentito Gaspare Spatuzza per fatti risalenti al 1992). E questo conferma che, nel nostro Paese, si può essere condannati senza prova alcuna.
 
Insomma, sull’affermazione che il nostro sistema giudiziario è uso condannare senza prove, purtroppo non si può non essere d’accordo. E quanto al presupposto di arcaismo del sistema anglosassone di Common Low, è utile ricordare l’espressione di Deng Xiaoping: "Non ha importanza se il gatto è bianco o nero, quello che importa è se prende il topo". Da questo rispetto, parlando di amministrazione della giustizia, noi italiani, le uniche cose che possiamo fare sono tacere e sperare in tempi migliori.
 
Quella che, invece, non ci convince è l’attribuzione della condanna di Amanda Knox ad ipotizzati sentimenti anti-americani. Nel caso del padre dei fratellini di Gravina, dovremmo forse chiamare in causa sentimenti anti-pugliesi? E per Enzo Tortora sentimenti anti-genovesi? La cosa proprio non convince.
 
Invero forse non dovrebbe essere il governo americano a protestare per le condanne senza prove, quanto quello italiano: vivere nella consapevolezza di poter essere giudicati e condannati senza prove pone i cittadini del nostro Paese in condizioni lesive della dignità della persona.
 
Qualunque cosa possa dire in merito il dottor Luca Palamara.
 
Se il ministro Angelino Alfano si fosse espresso su questo aspetto basilare della convivenza civile nella nostra comunità nazionale, l’intervento della senatrice Cantwell non vi sarebbe stato perché pleonastico.
 

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