Perù, quei manifestanti con la Lacoste
par il Carattere
venerdì 17 luglio 2009
I media europei hanno dato un’informazione distorta e in mala fede degli scontri tra indios dell’Amazzonia ed esercito ai primi di giugno.” Il rappresentante dell’ambasciata peruviana in Italia, Felix De Negri, torna a parlare delle violenze accadute ai primi del giugno 2009 nell’area di Bagua. Rafael Rey è intervenuto nell’incontro di via Veneto, organizzato da PrestoMedia, tra giornalisti e ambasciatori in Italia di Perù e Brasile.
La posizione ufficiale del governo peruviano resta molto distante da quella assunta dai media e dalle organizzazioni internazionali. Anche sulla conta dei morti l’ambasciata ha un’opinione diversa: “Durante gli scontri hanno perso la vita 23 rappresentanti delle forze dell’ordine e 10 nativi. I diritti umani valgono solo per i civili? Quei poliziotti e quei militari avevano una famiglia come tutti gli altri”. Altre cifre parlano di 52 morti: 22 delle forze dell’ordine e 30 manifestanti.
“Alcuni manifestanti sono scesi in piazza indossando una polo Lacoste” – ha scherzato Felix De Negri – “è il segno che anche molti indios si stanno ormai globalizzando”.
Il rappresentante si è poi soffermato sui decreti governativi che hanno scatenato le proteste e le manifestazioni degli indios: “Quei provvedimenti volevano introdurre una serie di regole precise, anche nell’interesse dei nativi. Non dimentichiamo che il narcotraffico e l’estrazione mineraria illegale hanno prodotto danni immensi all’ambiente e all’economia dell’Amazzonia”. “Un errore che ammettiamo – ha continuato De Negri – è di non aver dialogato abbastanza con la popolazione al momento di approvare i decreti. Ma ora che i decreti sono abrogati, si è aperta una fase di dialogo”.
Un dialogo che, però, non può durare in eterno: “Gli indios hanno diritti intoccabili e particolarità da rispettare, ma rappresentano l’1% della popolazione peruviana. Ogni dittatura è un male, anche quella della minoranza”.