Per il governo slovacco la visita del Presidente ungherese non è gradita

par Sergio Bagnoli
martedì 25 agosto 2009

Ormai da alcuni anni tra ungheresi e slovacchi la tensione è al massimo: il governo di Bratislavia ora teme la vittoria del conservatore Orban alle prossime elezioni politiche ungheresi

Non accenna a diminuire la tensione tra Ungheria e Slovacchia, i due stati confinanti della “Nuova Europa” che da più di un anno sono divisi dal trattamento giuridico da riservare alla minoranza magiara residente entro i confini slovacchi, rimasta divisa dalla madre patria dall’indomani della fine della prima guerra mondiale quando il Trattato di pace del Trianon privò l’Ungheria di buona parte del proprio territorio.

La parte magiara rimasta sotto la sovranità di Bratislavia non rappresenta la parte più numerosa delle minoranze ungheresi ora sotto sovranità di un altro stato se paragonata a quelle che abitano la Transilvania romena o la Vojvodina serba ma l’atteggiamento populista del partito conservatore di Budapest, guidato da Vicktor Orban, che, probabilmente al fine di ottenere un larghissimo suffragio alle prossime legislative magiare, punta molto, almeno a livello di propaganda, alla revisione del trattato del Trianon ha spaventato assai il governo slovacco, guidato dal liberale Robert Frico.



Anche Bratislavia però non è immune da colpe avendo ultimamente imbarcato nella maggioranza di governo una forza politica ultra- nazionalista che ha ottenuto dal premier il varo di una legge assai restrittiva sull’uso della lingua nazionale con il sostanziale bando dell’uso dell’ungherese, quale seconda lingua, dalle scuole e dagli uffici pubblici delle regioni sud- orientali del paese ove si concentra la minoranza magiara. Pure le iniziative filo- ungheresi delle varie amministrazioni locali del sud slovacco sono costantemente boicottate in quanto giudicate dal premier Frico come propedeutiche ad una prossima richiesta di annessione a Budapest da parte di quelle regioni. Sono gli stessi timori che non molti chilometri a sud- est hanno i politici romeni di fronte alle rivendicazioni dei magiari della Transilvania e che quest’estate hanno portato questi ultimi a contestare il Presidente romeno Basescu nella località termale di Baile Tusnad. Basescu, infatti, allora si espresse in maniera nettamente contraria ad una maggiore autonomia da Bucarest richiesta della minoranza magiara transilvanica. In forza di questi timori poi Romania e Slovacchia continuano a rifiutarsi a riconoscere l’indipendenza unilaterale del Kossovo.

Lo scorso venti agosto, poi, l’ossessione slovacca anti- ungherese ha raggiunto il suo livello estremo: quel giorno, alla presenza del Capo dello Stato ungherese Lazlo Solyom, nella città slovacca di Komarno, al confine con l’Ungheria ( solo un ponte sul Danubio divide i due stati), si sarebbe dovuto inaugurare un monumento a Santo Stefano d’Ungheria, il re magiaro che convertì il suo popolo al cristianesimo. Il governo slovacco capeggiato da Robert Frico però ha dichiarato la visita del Presidente ungherese Solyom non gradita, e lo ha costretto ad un rapido dietro- front proprio mentre stava attraversando il ponte. Ufficialmente la Slovacchia incolpa l’Ungheria di aver inviato i propri carri armati, solo la Romania di Ceausescu si rifiutò, a Praga più di quarant’anni fa a supporto dell’Armata rossa che represse nel sangue la breve esperienza della “ Primavera” ceco- slovacca. Una scusa senz’altro, se si ragionasse in questo modo allora l’Ungheria di oggi dovrebbe magari interrompere le proprie relazioni con l’Italia considerato che il suo Presidente, ex comunista, nel 1956 benedì la repressione sovietica della rivoluzione ungherese, che nasconde la rinascita di un pernicioso nazionalismo di stampo balcanico all’interno della cosiddetta Nuova Europa. Ora dovrebbe essere la Vecchia Europa, da Bruxelles, ad intervenire al fine di evitare una pericolosissima contrapposizione tra Stati di nuovo affratellati non più sotto l’egida del tallone militare sovietico bensì dai principi di libertà e democrazia dell’Unione europea.


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