Patty Loveless, lirismo e furore

par
mercoledì 16 dicembre 2009

Patty Loveless, Mountain Soul II.

Alcune musiche urlano la voce di un individuo, altre sono il coro di un popolo. Al secondo gruppo appartiene il Country. Questo genere, che alle nostre orecchie suona così strampalato, è l’autentica trasposizione dell’esperienza più vera che dell’America antica, vagabonda, sofferente, sincerca e furente, ci sia.

La musica che ascoltavano coloro che abbandonavano casa, terra, radici, per mettersi in viaggio su carretti malandati, attraversando le lingue asfaltate più lunghe e aride del mondo, in cerca di un futuro adatto a sedimentar nuove radici ma soprattuto a sfamare bocche affamate.

Nonni ubriaconi e saggi, padri e uomini coraggiosi, madri devote, bimbi ora annoiati ora giocosi, sulla strada senza più certezze.

Si intrattenevano con questa musica che della loro precarietà narrava le semplici dinamiche e le sofferte consapevolezze. Vita più dura non poteva esserci, eppure loro erano pronti anche per questo. Perché non lanciarsi in vorticose danze intorno al fuoco della speranza, perché non accasciarsi sulla nostalgia di volti passati e coperti di polvere, su note struggenti e liriche di chi sa cosa stai provando?

Patty Loveless, nel futuribile 2009, vuole ancora una volta narrarci le stesse storie, farci sedere intorno allo stesso fuoco. Abbiamo l’occasione di ridere delle loro risate e di piangere le loro lacrime.

Suonano davvero autentici il lirismo di queste ballate e l’entuasiasmo di queste danze.

Come in quell’antichità, la tradizione si tramandava di bocca in bocca, Patty ci vuole convincere che funzioni così ancora oggi...
 
 

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