Mister 5%: le bugie di Tremonti sullo scudo fiscale

par Resist Enza
martedì 6 ottobre 2009

"Il Fondo Monetario Internazionale non ha una specifica opinione al riguardo. Quello che penso io come ex politico ed ex regolatore è che più gli interventi sono frequenti e meno sono efficaci. Se uno ricorre a tali misure lo deve fare solo in circostanze eccezionali. Le amnistie fiscali vanno adottate solo per disperazione" .
(Ajai Chopra, vice direttore del Dipartimento europeo del Fondo monetario internazionale, G7 di Istanbul, 03/10/2009)

"Per quanto riguarda il rimpatrio di capitali certamente è una extrema ratio. Siamo un Paese strano, un paese dove nel meridione le banche non ci sono ma ci sono 21 banche italiane a Lugano. E questo forse è un elemento che dà l’idea di una qualche asimmetria nel sistema. In ogni caso io sto studiando tutte le legislazioni di tutti gli altri Paesi: il grado di copertura penale offerto dagli altri Paesi è enormemente superiore, a volte in modo ipocrita, ma è superiore a quello italiano. Perché quando leggi la formula ’no prosecution’, vuol dire tax amnesty mentre il nostro sistema è più serio".
"Il costo è più elevato che in molti altri Paesi. Troppa confusione si fa in percentuale sul capitale e sugli interessi. E sugli interessi la nostra aliquota di prelievo è il 50% tra interessi imposte e sanzioni, che non ci sembra piccola. E’ certo che è una misura una tantum, ma stiamo verificando che viene fatta in molti Paesi e progressivamente".
"Noi stiamo verificando il modello Ocse e crediamo che in un momento come questo il contrasto ai paradisi si faccia in due modi. Definendo una legislazione più efficace e più dura e noi abbiamo una norma credo tra le più rigorose nel mondo: tutti i capitali esteri si presumono illeciti se c’è un sospetto oggetto di evasione fiscale, salva la prova contraria. Abbiamo sanzioni tra le più alte. E il contrasto si fa anche svuotando i paradisi fiscali: ci saranno meno capitali disonesti fuori e un uso più onesto dei capitali nel bilancio pubblico".

(Giulio Tremonti, ministro dell’Economia, G7 di Istanbul, 03/10/2009)


Dopo la riunione a Londra del G-20, il 2 aprile l’Ocse pubblicò una lista nera e una grigia dei ’paradisi fiscali’ (paesi che accolgono capitali, spesso frutto di evasione fiscale, garantendone l’occultazione con il segreto bancario). Il 24 settembre, anticipando il G-20 di Pittsburgh che doveva prendere misure contro di essi, la Svizzera, messa da l’Ocse sulla lista grigia, ne uscì per ritrovarsi sulla lista bianca (*) dopo aver firmato con 12 paesi accordi bilaterali in materia di doppia imposizione e di trattamento fiscale delle società schermo estere. I paesi con cui la Svizzera ha firmato accordi sono: Austria, Danimarca, Finlandia, Francia, Giappone, Gran Bretagna, Lussemburgo, Norvegia, Messico, Paesi Bassi, Polonia e Stati Uniti. Questi accordi, conformi ai stendardi dell’Ocse, includono lo scambio di informazioni in materia fiscale. Dopo la firma del protocollo di intesa con la Francia, il ministro francese del Bilancio Eric Woerth dichiarò possedere 3.000 nomi di evasori fiscali per tre miliardi di euro in tre banche elvetiche (le banche svizzere sono 327). Il fisco francese da tempo fino al 31 dicembre agli evasori per autodenunciarsi e mettersi in regola pagando una multa, ordinaria, dal 15 al 20 percento dei capitali sottratti. Passata questa scadenza gli evasori saranno denunciati. L’Italia non ha firmato questi accordi con la Svizzera e ha preferito applicare l’una tantum di 5% (e non il 15%-20% della Francia) ai capitali che rientreranno, coperti dall’anonimato dell’evasore, dai paradisi fiscali. La Svizzera non è più nella lista dei paradisi fiscali dell’Ocse, e quindi i capitali evasi detenuti in Svizzera non sono interessati dallo scudo fiscale. A questo punto sono gli accordi bilaterali Italia-Svizzera, non ancora siglati, a applicarsi. [vedi La Svizzera insegna anche a San Marino come contrastare lo scudo fiscale ] Il ministro Giulio Tremonti ha ipotizzato che l’applicazione dello scudo fiscale produrrà un introito di tre miliardi e mezzo per le casse dello Stato (tutti i paradisi fiscali confonduti). Se lo scudo fiscale sarà un successo. La Francia senza misure legislative straordinarie, con l’accordo con la Svizzera, ha già garantito il recupero sicuro di 600 milioni di euro dalla sola Svizzera (e molto di più agitando lo spauracchio della lista dei 3.000 evasori).

Nella rubrica Idées & Débats del sito del giornale economico finanziario francese Les Echos, François d’Aubert, presidente della missione per la lotta contro i paradisi fiscali presso l’Ocse, risponde alle domande dei internauti.

Laurence: Per rimpatriare i capitali in Francia, perché il governo non ha fatto un condono fiscale con una tassa unica, come in Irlanda o in Italia?
François d’Aubert: Il condono fiscale è moralmente incomprensibile per la maggior parte dei nostri cittadini. Nei paesi in cui è praticata come l’Italia, dà risultati deludenti per gli importi recuperati. Inoltre, in casi precedenti, la stragrande maggioranza dei fondi rimpatriati è ritornata all’estero.

I dati

Sulla base di dati Ocse, la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Entrate stimano a un totale di 278 miliardi di euro i patrimoni degli italiani detenuti all’estero che potrebbero essere rimpatriati aderendo allo scudo fiscale. Di questi 278 miliardi, 125 si troverebbero in Svizzera, 86 in Lussemburgo e 2 miliardi nella Repubblica di San Marino. [Svizzera, Lussemburgo e Repubblica di San Marino non sono più sulla lista dei paradisi fiscali]



Secondo la Banca mondiale nei paradisi fiscali ci sarebbero da 5000 a 7000 miliardi di dollari, di cui 1000 a 1600 miliardi di dollari provenienti da riciclaggio di denaro frutto di attività criminali.

il Gruppo B - "La KPMG [società internazionale di revisione contabile, ndr] individua 64 società off-shore [con sede in un paradiso fiscale, ndr] su tre livelli. Al primo appartengono 29 sigle, distribuite geograficamente in quattro aree. "Ventuno società hanno sede nelle Isole Vergini inglesi, cinque nel Jersey, due alle Bahamas, una a Guernsey". E tra queste - la ricorderete - figura All Iberian. "Altre tredici società - anch’esse off-shore - formano il secondo livello. Si tratta di "controllate" da società del primo livello da cui non si distinguono né per funzioni, né per organizzazione societaria". Caratteristica comune anche alle 22 sigle del terzo ed ultimo livello. Chi tira le fila dell’intero comparto riservato è la CMM, "finanziaria costituita a Londra nel 1982 dallo studio legale Carnelutti" di cui David Mills è custode (il ruolo della CMM sarà poi ereditato dalla Edsaco). La circostanza sarebbe superflua se non fosse per la prima scoperta che suggerisce a KPMG. Le 64 società del comparto riservato sono "prive di organizzazione propria e dipendenti". Tutte. "I loro organi amministrativi sono formali", la loro "gestione amministrativa spetta ad altri e non a chi figura nei registri ufficiali delle società". A chi dunque spetta?" (Ecco le società off-shore di Silvio Berlusconi, La Repubblica, 07/04/2001)

Aliquota applicata al contribuente evasore
Italia   5%
Francia  15-20%
Germania 25%
Gran Bretagna 44%
Stati Uniti 49%
(fonte: nens.it)

(*) Hanno lasciato la lista grigia: Aruba, Austria, Belgio, Bermuda, Isole Vergine Britanniche, Bahrain, Isole Cayman, Lussemburgo, Principato di Monaco, Antille Olandesi, San Marino e Svizzera.
La lista grigia comprendeva: Andorra, Anguilla, Antigua e Barbuda, Aruba, Austria, Bahamas, Bahrain, Belgio, Belize, Bermuda, Brunei, Isole Vergini Britanniche, Isole Cayman, Isole Cook, Cile, Dominica, Gibilterra , Grenada, Guatemala, Liberia, Liechtenstein, Lussemburgo, Isole Marshall, Monaco, Montserrat, Nauru, Paesi Bassi, Antille olandesi, Niue, Panama, Saint Kitts e Nevis, Saint Lucie, Saint Vincent e Grenadine, Samoa, San Marino, Singapore, Svizzera, Isole Turks e Caicos, Vanuatu.

vedi anche:
Un’amnistia di fatto dietro lo scudo fiscale, Silvia Giannini e Maria Cecilia Guerra, Lavoce.info, 29/09/2009
Il commento di guzzetta sullo scudo fiscale, Giovanni Guzzetta, Lavoce.info , 05/10/2009
Berlusconi l’uomo off shore, casadellalegalita.org, 07/04/2008


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