Metà stipendio dei lavoratori italiani finisce in tasse!
par LIBERALVOX SocialNetwork
giovedì 2 luglio 2009
L’Italia è al primo posto in Europa per la tassazione sul lavoro. È quanto emerge da un comunicato diffuso da Eurostat, l’Ufficio di statistica dell’Unione Europea, riferito al 2007. Dati alla mano il carico fiscale che ricade sul reddito lavorativo nel 2007 - il famigerato "cuneo fiscale" - è stato pari al 44%, in salita rispetto al 42,5% del 2006. Il tutto a fronte di una media dell’U.E. a 27 paesi del 34,4% nel 2007, invariata rispetto al 2006. Insomma quasi la metà dello stipendio degli italiani a reddito fisso e dei pensionati finisce in... tasse! Ma questo non perchè Statali, lavoratori dipendenti e pensionati siano più "onesti" dei lavoratori autonomi, dei liberi professionisti o dei commercianti, ma solo perchè è lo Stato in persona che infila direttamente le mani nelle loro tasche: insomma un pubblico dipendente, anche se lo volesse, non può evadere il fisco in nessun modo!!! A fronte di questa Italia, ce n’è però un’altra: l’Italia dei "furbi" che campano sulle spalle dei "fessi"! C’è l’idraulico che dichiara 3 mila euro l’anno e gira con un’auto fiammante da 120 mila euro.
C’è il carpentiere che ha un reddito annuo di 20.000euro ed il suo datore di lavoro, un imprenditore edile sempre in perdita, che invece ne denuncia 7.000. C’è il precario che vive in una villa di oltre 3 mila mq. E c’è anche la pensionata che dichiara meno di mille euro e acquista preziosi per una somma intorno ai 150 mila. I dati del 2007 lo confermano: gli italiani che "imprendono" hanno un talento naturale nell’aggirare il fisco. In base ai dati del Ministero del Tesoro, l’evasione ammonta a circa 100 miliardi di euro all’anno. E c’è di più: l’economia sommersa è diventata pari al 20% del Pil. Ogni giorno, pur con pochi mezzi ed il minimo "impegno" da parte di chi di dovere, vengono scoperte in media 20 persone che non fanno la denuncia dei redditi. Ci sono, poi, i circoli culturali, le associazioni, le fondazioni, ecc, ecc, che coprono, grazie al regime fiscale agevolato, attività economiche per centinaia di migliaia di euro. Ci sono, inoltre, migliaia e migliaia di attività che acquistano beni strumentali fruendo di sconti e agevolazioni statali, senza dichiararne il possesso. Così capita di trovare i cosiddetti "esercizi commerciali virtuali": lavanderie senza lavatrici, ristoranti senza tavoli, centri elettronici senza computer. D’altra parte, i controlli sono tutt’altro che all’avanguardia: ogni evasore corre il rischio di essere controllato solo una volta ogni 16 anni. E il fisco, per recuperare i soldi, impiega in media 4 anni dalla scoperta della “magagna”.
C’è il carpentiere che ha un reddito annuo di 20.000euro ed il suo datore di lavoro, un imprenditore edile sempre in perdita, che invece ne denuncia 7.000. C’è il precario che vive in una villa di oltre 3 mila mq. E c’è anche la pensionata che dichiara meno di mille euro e acquista preziosi per una somma intorno ai 150 mila. I dati del 2007 lo confermano: gli italiani che "imprendono" hanno un talento naturale nell’aggirare il fisco. In base ai dati del Ministero del Tesoro, l’evasione ammonta a circa 100 miliardi di euro all’anno. E c’è di più: l’economia sommersa è diventata pari al 20% del Pil. Ogni giorno, pur con pochi mezzi ed il minimo "impegno" da parte di chi di dovere, vengono scoperte in media 20 persone che non fanno la denuncia dei redditi. Ci sono, poi, i circoli culturali, le associazioni, le fondazioni, ecc, ecc, che coprono, grazie al regime fiscale agevolato, attività economiche per centinaia di migliaia di euro. Ci sono, inoltre, migliaia e migliaia di attività che acquistano beni strumentali fruendo di sconti e agevolazioni statali, senza dichiararne il possesso. Così capita di trovare i cosiddetti "esercizi commerciali virtuali": lavanderie senza lavatrici, ristoranti senza tavoli, centri elettronici senza computer. D’altra parte, i controlli sono tutt’altro che all’avanguardia: ogni evasore corre il rischio di essere controllato solo una volta ogni 16 anni. E il fisco, per recuperare i soldi, impiega in media 4 anni dalla scoperta della “magagna”.