Ma dov’è la sinistra? Analisi di un crollo

par Maria Lutero
lunedì 9 novembre 2009

Il piano golpistico e la decadenza culturale. Ecco perchè siamo condannati al centrismo (centrosinistra/centrodestra).

Credo che chiunque sia intellettualmente onesto debba sottoscrivere queste 2 affermazioni:

 

 

  1. Il capitalismo nella sua conformazione attuale non è un sistema economico accettabile, sempre che si parta dal presupposto dei diritti sociali e politici (e non da un individualismo egoistico confuso con la libertà). Chiunque non è d’accordo con questa affermazione è del tutto disinformato riguardo alle conseguenze disastrose per la comunità globale e per l’ambiente che l’attuale sistema economico provoca.


  1. Il comunismo, la più radicale alternativa “di sistema” nata in seno alla tradizione umanistico-democratica del pensiero occidentale, si è rivelato essere fallimentare sotto molti aspetti:


 

Per tutti questi motivi si avverte un fortissimo bisogno di un movimento/partito di sinistra che svolga una critica consapevole dell’attuale sistema capitalistico avanzato globale. 

Ciò che il comunismo aveva capito, al contrario di tutti i movimenti socialdemocratici e welfaristi, è che la società capitalista non va riformata, ma trasformata.


Si dimentica infatti che la Costituzione Italiana presenta una strutturale contraddizione: da una parte assicura il diritto sociale al lavoro, dall’altra garantisce il diritto alla libera impresa. Ma in una società capitalista è “scientificamente impossibile” che tutti abbiano un lavoro. Una strategia riformista può al massimo ridurre al minimo la percentuale di disoccupazione. Soltanto una ragionevole trasformazione anticapitalista dei rapporti sociali può garantire uguali opportunità di lavoro per tutti e una più giusta organizzazione della vita comunitaria.


Contro le tesi dei riformisti, solo un Welfare State “minimo” può essere compatibile con gli equilibri economici del capitalismo. L’assistenzialismo del Welfare si finanzia attraverso la perequazione fiscale, che inevitabilmente atrofizza lo slancio della piccola e media impresa causando stagnazione economica e crisi frequenti. Il riformismo del Welfare State, quindi, non risolve i danni provocati dal capitalismo.


Ecco quindi le 3 cause “culturali” della crisi della sinistra:

 

  1. Le alternative anticapitaliste proposte sono ancora o riformiste o comuniste.


  1. La sinistra è “divisa”, ovvero al suo interno non esiste la disponibilità a creare un fronte critico-sociale comune gestito in maniera democratica, dove l’opinione diversa non è costretta a formare un nuovo partito per farsi ascoltare.


  1. I partiti comunisti sono ancora fortemente legati al marxismo-leninismo, inteso come teoria-dogma. E’ finita quindi la collaborazione strategica tra intellettuali e partito (teoria e prassi) così come era stata pensata da Antonio Gramsci. Negli anni 50-60-70, quando la critica marxista fu “aggiornata” da molti intellettuali (Sartre, Fromm, Marcuse, Adorno, Vaneigem ecc…) esisteva ancora tale collaborazione, soprattutto con i gruppi extra-parlamentari. Le critiche attuali al capitalismo, invece, (Zolo, Chomsky, Negri, Deleuze, Foucault, Preve ecc…) non hanno più tali opportunità di concretizzazione, per una sorta di torpore generale nella partecipazione politica, causato soprattutto dalla "televisorizzazione della politica"

 

Queste invece le 2 cause storiche della crisi della sinistra:
 


Leggi l'articolo completo e i commenti