Le dichiarazioni di Giovanardi su Stefano Cucchi: come ucciderlo due volte

par Benny Limone
lunedì 9 novembre 2009

Ha iniziato il ministro La Russa: due giorni dopo la morte di Stefano Cucchi, in una fase di incertezza in cui iniziavano a delinearsi le prime ombre e con un’indagine appena all’inizio, si disse certo del corretto operato delle forze dell’ordine. Ora è la volta del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle politiche per la famiglia ed al contrasto per le tossicodipendenze (o per i tossicodipendenti?) che afferma in un’intervista che Stefano è morto perchè drogato e anoressico. Questo tentativo di voler difendere a priori l’operato delle forze dell’ordine, screditando al contempo la vittima e camuffando il tutto con un velo di buonismo e compassione è quanto di più incivile ed inopportuno possa esserci, sia nei confronti di questo povero ragazzo e della sua famiglia, già provata dal dolore della perdita che di chiunque non abbia lo sguardo offuscato da idee preconcette o da posizioni da tutelare.

 

E’ un copione già visto: il sottile gioco al massacro operato nei confronti di chi subisce l’aggressione mortale da parte delle forze dell’ordine si è ripetuto in diverse circostanze anche recenti e si ripropone oggi a proposito della morte di Stefano Cucchi, arrestato per possesso di droga e morto in carcere, restituito col corpo devastato da lividi e fratture a quei genitori a cui per cinque giorni era stato impedito di vederlo.

La tecnica è semplice e sempre uguale: da un lato si fanno proclami altisonanti sostenendo che la legge è uguale per tutti, che la ricerca della verità è sacrosanta ed i responsabili saranno assicurati alla giustizia. Contemporaneamente però si alimenta il venticello della diffamazione, si insinua il dubbio, giocando sui pregiudizi della gente. Ed ecco che allora Cucchi è solo uno spacciatore morto a causa della droga che ne aveva debilitato il fisico.



Premetto che ho il massimo rispetto per tutti quelli che ogni giorno, per quattro soldi e mettendo a rischio la propria, vita tutelano l’ordine pubblico e l’osservanza della legge, però due cosa vanno dette: intanto la vita umana ed il rispetto di chi non c’è più sono più importanti di qualsivoglia riconoscenza o ammirazione per chi col suo lavoro tutela i nostri diritti e la nostra sicurezza e poi siamo certi che questo tentativo di rovesciare le responsabilità negando l’evidenza, sia utile all’immagine che noi abbiamo sia del Governo che delle forze dell’ordine?

Spacciare è un reato e resterà tale finchè non interverrà una legge più lungimirante a stabilire il contrario ma la pena per questo tipo di crimine è l’arresto, non la morte, senza poi contare che quando lo spacciatore è pure tossicodipendente è a sua volta una vittima e quindi andrebbe aiutato come tutte le persone che si trovano in difficoltà. La droga uccide è vero ma non provoca lividi e fratture come quelli rinvenuti sul corpo di Cucchi e nemmeno è verosimile credere che se li sia procurati cadendo da una scala. In ogni caso finchè non sarà fatta chiarezza sul reale motivo del decesso è da evitare ogni subdolo commento teso a gettare fango su chi non può difendersi ed a condizionare, forse, l’azione della magistratura. A Giovanardi risponderei che sì, Cucchi era drogato ed anoressico ma proprio per questo andava rispettato ed assistito ancora di più. Invece è stato massacrato due volte, una dai suoi carnefici e l’altra da chi li difende.

 


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