Le brigate turchesi causano gli autogol degli squadristi in campo per una rockstar al tramonto

par crazyhorse70
sabato 28 novembre 2009

Talvolta l’idolatria dei fans diventa un autogol quando si sceglie di scendere in campo in modo troppo sfacciato a favore della rockstar.

L’altro giorno la Rolling Stone Italia ha nominato Silvio Berlusconi Rockstar dell’anno”: da sempre, in occasione dell’uscita del numero di dicembre, il mensile incorona il personaggio che si è distinto nel corso dell’anno per il suo carattere e temperamento decisamente rock&roll. La decisione di eleggere Silvio Berlusconi Rockstar dell’anno è stata presa dalla redazione di Rolling Stone per gli evidenti meriti raccolti dal cavaliere, capace come nessun altro di stare sotto le luci della ribalta e distinguersi per il suo stile di vita degno delle migliori rockstar.
 
Quando uno è una rockstar è normale avere nutriti gruppi di fans.

Ma alcuni fan strabordano, esagerando nell’idolatria. Ecco cosa hanno combinato i fans – squadristi di Silvio rock per esaltare le gesta del loro idolo.

"Il giudice Mesiani? Eravamo d’accordo con Brachino di fare del gossip su di lui come avevamo fatto in precedenza su Pietro Maso e Marco Furlan".

Avete letto bene, nessuna omonimia, il paragone è proprio con Pietro Maso (che assassinò i genitori) e Marco Furlan (componente del sodalizio criminale Ludwig). Tutto ciò è contenuto nel verbale dell’interrogatorio previsto dal procedimento disciplinare contro la “giornalista” Annalisa Spinoso - l’autrice del pezzo contro Mesiani trasmesso da Mediaset tempo fa, quello sui calzini turchesi stravaganti per intenderci – ed i suoi capi Claudio BrachinoAntonello Sette.

Che dire? A questa fonte inquinata si abbeverano ogni giorno milioni di persone sprovvedute che per decenni ingurgitano stronzate come fossero notizie e poi, una volta ben lobotomizzati, diventano fedeli elettori del premier. Ha funzionato così fino ad ora. C’é qualcuno che può negarlo?

Altro eccesso di zelo, altro autogol dei soliti cialtroni del "Il giornale": "Aiuto, i comunisti ci vogliono far fuori" . Poi la Digos scopre che la lettera delle B.R. è una invenzione di Vittorio Feltri che se l’è mandata da solo.

Presso la redazione de "Il Giornale" di Genova è stata recapitata una lettera scritta a mano, con stella a cinque punte e firma delle BR. La lettera conteneva minacce alla redazione, al capo della sede Lussana ed al collaboratore Guzzardi, colpevoli secondo i brigatisti immaginari di reiterate inchieste sulla Valbisagno. Guzzardi si era preso la briga di scriverci un articolo per il sito della testata, in cui illustrava la situazione e il momento in cui aveva cominciato a trovarsi sotto minaccia.

Più tardi sempre ieri, la Digos è riuscita a risalire al mittente di quella lettera anonima arrivata in redazione: Francesco Guzzardi. Omonimia? No, non solo è lo stesso nome del giornalista, ma chi ha scritto quella lettera e il giornalista sono la stessa persona! Così come a ha fatto sapere l’ANSA tramite questo lancio. Poi Guzzardi ha confessato di aver architettato l’intera vicenda, cercando di salvare il capo, Vittorio Feltri.

Indro Montanelli, quando era ancora in vita e vedeva la sua creatura "Il Giornale", sotto la direzione della famiglia Berlusconi in tandem con Feltri, affermava che per lui equivaleva ad avere un figlio drogato con cui non voleva più avere niente a che fare.

Annoveriamo quindi l’ennesima figuraccia che la testata gionalistica diretta da Vittorio Feltri può rivendicare nel suo palmarès. La creazione di un nemico che non c’è, di un allarme che non esiste, al solo scopo di mantenere alta la paura dei comunisti cattivi che se la prendono contro il giornale del regime.


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