La vita privata dei politici è una questione pubblica. A chi non piace cambi “mestiere”

par Francesco Rossolini
lunedì 2 novembre 2009

 

Le vicende legate alla vita privata dei politici, che stanno sconquassando il già precario equilibrio politico italiano, sono a tutti gli effetti una questione pubblica, trincerarsi dietro il presunto diritto alla riservatezza, in vicende come quelle che hanno riguardato Berlusconi e Marrazzo, è una scusa priva di fondamento.

Se è infatti innegabile che un interesse morboso alla vita delle personalità pubbliche sia deleterio è altresì vero che qualora individui che ricoprono alte cariche dello Stato si espongano volontariamente al ridicolo, mettendo in imbarazzo l’intera Nazione, si supera ogni ragionevole limite e ciò è inammissibile.

Requisito fondamentale o meglio condicio sine qua non per ricoprire una carica dello Stato dovrebbe essere l’irreprensibilità morale. Solo individui che abbiamo un profondo senso della morale possono operare con etica professionale e soprattutto nel rispetto e nell’interesse dei Cittadini.

Gravissime debolezze, come quelle evidenziate nei casi sopra citati, pongono in forse la capacità di tali politici di operare per il bene comune senza lasciarsi sviare da interessi personali capaci di interferire con il corretto espletamento delle funzioni pubbliche ricoperte.

E non parlo di ciò che avviene nelle camere da letto dei politici, sempre che in queste camere da letto non si compiano reati come la pedofilia, ma della sfacciataggine con cui alcuni nostri politici soddisfino il proprio appetito sessuale.

Mi chiedo quale esempio vogliano dare costoro alla popolazione e soprattutto ai più giovani? Quali siano i valori che coloro che rappresentano lo Stato vogliano trasmettere alle nuove generazioni? Probabilmente che usare i privilegi garantiti dalle più alte posizioni pubbliche per finalità personali sia la norma. Inoltre che concedersi in cambio di favori sia molto più utile e fruttuoso che non trascorrere anni ed anni tra i libri per conseguire una laurea.

Ora senza scadere in un cieco moralismo e ritenendo comunque plausibile che tutti possano sbagliare e che nessuno è portatore di una  presunta superiorità morale assoluta è però vero che nel momento in cui si accetta di svolgere una funzione pubblica, in nome della Repubblica ed in rappresentanza dei cittadini, si dovrebbe cercare di non mettere in imbarazzo la Nazione con comportamenti sconsiderati.

Mi auguro, almeno, che le recenti vicende riescano a mettere a freno gli appetiti dei nostri rappresentati e che costoro inizino a preoccuparsi del bene comune, soprattutto in questa fase di estrema difficoltà economica e sociale. 


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