La rivolta nera contro la ’ndrangheta, tutto è iniziato il 12 Dicembre

par l’incarcerato
sabato 9 gennaio 2010

Vi ricordate cosa accadde il 19 settembre del 2008? A Casal di Principe il clan dei Casalesi ha ucciso sei migranti africani perchè non volevano pagare il pizzo.

Scoppiò una grande rivolta e gli abitanti del posto come al solito si lamentavano. Mentre invece ci hanno dato una grande lezione di senso civico: gli extracomunitari sono stati gli unici a sfidare con forza la camorra.

A Rosarno, in Calabria, ora è accaduto qualcosa di più grande. In Calabria, la ’ndrangheta gestisce anche il traffico delle arance e ovviamente anche la manovalanza.

Ma qui c’è in gioco un doppio sfruttamento. Il peggiore.

Ci sono i proprietari dei terreni che, come avviene in tutta Italia, sfruttano gli stranieri per coltivare la terra. Li fanno lavorare più di dodici ore al giorno, con una paga misera che non raggiunge nemmeno le 20 euro a giornata. Poi c’è la ’ndrangheta che oltre a chiedere il pizzo ai proprietari terreni, lo chiede anche agli stranieri. La chiamano la "tassa di soggiorno".

E allora è successo che il 12 dicembre scorso a Rosarno sono stati colpiti due lavoratori extracomunitari. Due giovani italiani magari annoiati a causa del "dolce non far niente", hanno sparato a bordo di un’autovettura dileguatasi poi a tutta velocità. Lo hanno fatto per divertimento e addirittura pare che, mentre sparavano, urlavano anche: "Oggi non si lavora, negri?".

I migranti giunti dall’esasperazione hanno trovato la goccia che ha fatto traboccare il vaso ed è scoppiata una protesta forte e violenta.

Ho letto le dichiarazioni del nostro Ministro Maroni che additava, con i soliti toni xenofobi, la colpa agli stranieri clandestini.

Invece da un Ministro dell’Interno, che si vanta dell’operato (quale? I falsi arresti?) del Governo contro la mafia, mi aspettavo un duro attacco allo sfruttamento da parte della maledetta ’ndrangheta.

E soprattutto all’omertà della popolazione che è capace di alzare la voce solo agli stranieri, agli ultimi, ai più deboli.

E che si sottomettono volentieri alla prepotenza delle mafie.

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