La ricostruzione in Abruzzo tra mafia, corruzione e disinteresse

par Alessandro Tauro
lunedì 30 novembre 2009

"Le speculazioni saranno impossibili, ricostruiremo in 6 mesi tenendo fuori speculazione e mafia".

Con queste esatte parole, il 17 aprile 2009, appena 11 giorni dopo il devastante sisma abruzzese, il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi inaugurava l’inedita fase di ricostruzione virtuosa: tempi record e piena legalità.

Un piano talmente innovativo da risultare inedito ancora oggi.
Dopo quasi 8 mesi i cittadini insediati presso C.A.S.E. o M.A.P. sono appena 6 mila. 19 mila le persone ancora sparse tra gli alberghi e le caserme dell’intera regione. Tutte le altre: sistemate autonomamente in abitazioni alternative o dentro la propria casa lesionata.

Sono questi stessi numeri ufficiali della Protezione Civile a mostrare come, dopo 8 mesi, ci si trovi (inevitabilmente) in una fase di post-emergenza, con le tendopoli ancora nella fase finale di smantellamento. La "ricostruzione", questo termine troppo spesso usato a sproposito, a L’Aquila non assume alcun significato.

Per quanto concerne gli interessi illeciti e le contaminazione mafiose, le lodevoli intenzioni dell’esecutivo e del suo primo rappresentante non sembrano essersi tradotte in fatti concreti.

Gli eventi degli ultimi mesi dipingono un quadro impietoso: tre ditte allontanate su ordine della Prefettura dell’Aquila per probabili contaminazioni mafiose, oltre 300 appalti sotto indagine della DIA, sei indagati per un’ipotesi di corruzione e turbativa d’asta per gli appalti di ricostruzione.

Il tutto quando la ricostruzione vera e propria non è nemmeno cominciata.

Le tre ditte allontanate, la Di Marco srl di Carsoli (AQ), il cui titolare risulta essere socio nella Marsica Plastica srl di tre elementi legati a Cosa Nostra e più direttamente al celebre "tesoro" di Vito Ciancimino, la Fontana Costruzioni SpA di San Cipriano d’Aversa (CE), imputata di collusioni con la camorra di Casal di Principe (clan Zagaria), e la IGC di Gela, legata al clan mafioso dei Rinzivillo, hanno tutte sfruttato la determinante decisione del governo, all’indomani del terremoto, di consentire una quantità di subappalti (molto più difficilmente controllabili delle ditte direttamente assegnatarie dei lavori) per ciascuna assegnazione pari al 50%, in deroga alla legge 163/06 che fissa il limite al 30%.


Emblematico il caso dell’ultima delle tre: incaricata di eseguire i lavori presso il cantiere CASE di Bazzano nonostante fosse priva di certificato antimafia fino alla scorsa estate, segnalata come "collegata alla mafia" da ben 4 centri della DIA e oggetto di un’interrogazione dell’onorevole Giuseppe Lumia (PD) il 19 luglio scorso presso la Camera dei Deputati.

A questo pericoloso corto circuito tra edilizia e mafia va ad aggiungersi l’ultima indagine (con tanto di arresti) relativa al presunto tentativo di alterazione della gara d’appalto per la costruzione della nuova ASL dell’Aquila, un lavoro da 15 milioni di euro.

Tra gli indagati, l’attuale assessore regionale alla sanità Lanfranco Venturoni (PDL). L’indagine vede Claudio D’Alessio, AD di Fira Servizi, e Italo Meti (ex assessore regionale al Lavoro di Forza Italia), intermediari in una "operazione politica di pressione" per l’assegnazione dell’appalto a favore degli imprenditori Alido Venturi ed Enrico Tessitore.

La riuscita prevedeva il necessario accordo collusivo dell’assessore Venturoni, dell’ex manager della ASL Roberto Marzetti e del funzionario regionale Enzo Mancinelli, incaricato di realizzare il bando di gara al fine di evitare l’approvazione della Giunta e di cucirlo addosso ai destinatari.

Il tutto verrebbe costruito, secondo le accuse dei PM e del GIP che ha ratificato gli arresti domiciliari per D’Alessio e Meti, attorno ad un presunto giro di tangenti di diverse centinaia di migliaia di euro.

L’arresto dell’ex Presidente della Regione Abruzzo Ottaviano Del Turco (e l’indagine a carico di altre decine di persone) generò un caso politico-mediatico devastante. Analogamente a quanto avvenuto con la questione dei rifiuti in Campania e l’iscrizione nel registro degli indagati dell’attuale Presidente Antonio Bassolino.
In Puglia le indagini a carico del dimissionario assessore alla Sanità e di alcuni direttori di ASL hanno portato il PDL locale alla richiesta di dimissioni per il Presidente Vendola e "il caso Puglia" in pole position su quotidiani e notiziari tg.

In Abruzzo c’è un’inchiesta che parla di gare d’appalto per la ricostruzione truccate e che vedono indagato un assessore regionale ancora in carica. La stampa nazionale questa volta però non sembra interessata. Neanche quella stampa "faziosa" vicina all’opposizione.

Forse è la provenienza politica dell’indagato a non suscitare interesse. O forse è l’Abruzzo ad aver stancato. Il cordoglio, la rabbia, la sofferenza di milioni di italiani per un dramma di questa portata hanno una loro durata.
E’ il famoso "interessamento a progetto".

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