La provvidenza divina difronte alla distruzione del terremoto ad Haiti

par paolo6
martedì 19 gennaio 2010

Come può stare insieme l’idea della provvidenza divina con un terremoto? Come può una fede religiosa che crede in un aldilà che premia o punisce sopravvivere a catastrofi naturali immani?
 
Come si può, addirittura definire "miracolo" il fatto che dopo 4-5 giorni dal cataclisma "una" persona sia ancora viva?
 
Pare che l’energia spesa da tanta parte dell’umanità a coltivare credenze e superstizioni infondate scientificamente, surrogati spiccioli della conoscenza e dell’autocoscienza, sia sottratta a quel minimo di ragionevolezza necessaria per affrontare umanamente e solidaristicamente tragedie come quelle di Haiti.
 
Pare, insomma, che da un lato ci affidiamo al capriccio di imperscrutabili decisioni prese dalla nuova Parca di turno (i vari dio) che taglia uno o tanti fili a suo piacimento, supplicandola con vari riti e preghiere di tagliare quello degli altri; dall’altro sembriamo acquiescenti creduloni che accolgono la scelta della volubile divinità come disegno a noi misterioso ma fondato su motivazioni che sono sicuramente nella testa del dio, ma che non possiamo comprendere, cui possiamo solo rassegnarci fideisticamente.
 
Ma come si può pensare che un dio, per quanto cattivo, possa concepire e attuare la distruzione di massa di centinaia di migliaia di persone inermi? O forse dio non c’entra? Ma se non c’entra, perché considerarlo onnipotente, onnisciente, preveggente, infinitamente misericordioso e giusto, ecc? Perché inventarselo allora, solo per assicurarci una speranza di vita oltre la morte, prendendoci così per i fondelli per tutta la vita vera?
 
Non è tempo, forse, di distrarre quell’energia così inutilmente impiegata nell’ingenua accettazione del Fato per utilizzarla nell’attrezzarsi per prevenire i disastri e, nel caso in cui accadano, per intervenire immediatamente per alleviare il dolore?
 
Nella vicenda di Haiti si rileva che:
 
  1. un popolo tra i più poveri della Terra vive in abitazioni che sono di per sé una minaccia all’incolumità perché prive dei minimi requisiti antisismici;
  2. la ricchezza naturale di questa gente è stata da secoli saccheggiata dagli Usa e dai Francesi che, per farlo meglio, hanno appoggiato e foraggiato governi fantocci fino a pochi anni fa;
  3. il mondo "civile" e "progredito" ha tratto, dunque, vantaggi dalla miseria degli Haitiani;
  4. a 5 giorni dal terremoto nulla si riesce a fare per rimuovere le macerie (non c’è un ruspa), per scongiurare epidemie, per tutelare i sopravvissuti;
  5. l’Onu è inerte e impotente, non esiste un’organizzazione mondiale di protezione civile per imterventi immediati in caso di catastrofi naturali;
  6. l’Italia sta discutendo ancora se mandare la portaerei Cavour che, comunque, impiegherà 10 giorni per arrivare;
  7. solo Obama sta facendo qualcosa almeno per evitare che al dramma della distruzione si aggiunga quello dell’anarchia selvaggia e violenta.
 
Che fatti come questi avvengano nel 2010 è semplicemente mostruoso, segno dell’imbecillità umana che continua a scambiare l’astuzia per l’intelligenza, che spaccia lo sfuttamento dei popoli per un diritto del più forte a schiacciare il debole, che investe negli armamenti (che costano solo in Usa, ad esempio, più del Pil della Grecia) spiegando che così si crea più sicurezza: infatti, armati fino ai denti, gli americani hanno subito l’attacco di una dozzina di fanatici ai quali hanno risposto con due guerre che, invece di bloccare il terrorismo, l’hanno alimentato ed ora tutte le armi più sofisticate del mondo non bastano per fermare il fondamentalismo! Siamo davvero così intelligenti, dunque?
 
Basti pensare, per tornare al concetto di miracolo citato all’inizio, che tale definiamo il fatto una o due persone siano trovate vive a distanza di qualche giorno dall’evento sismico. Non vi sembra che il vero miracolo sarebbe quello che ci fa perdere una o due vite e ce ne fa trovare sane e salve centinaia di migliaia?

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