La "Profezia" di Fini e il "Sangue" del Cavaliere

par morias
lunedì 14 dicembre 2009

Ieri, a Milano, il Presidente del Consiglio è stato colpito al volto con una statuetta del Duomo da Massimo Tartaglia, ingegnere milanese di 42 anni con evidenti problemi psichici. L’aggressione è avvenuta al termine del comizio politico del Pdl per il tesseramento del partito, nel quale è intervenuto lo stesso Cavaliere. Ed eravamo tutti interessati alle sue parole.

Di certo i motivi del nostro interessamento alle frasi che il Presidente del Consiglio avrebbe pronunciato esulavano dal dover prendere in esame i motivi che hanno spinto un uomo, un uomo comune, a compiere un gesto tanto eclatante.
 
Dico "uomo comune" perché, lasciando stare le chiacchiere dei media ufficiali per cui sembrerebbe che il Tartaglia sia un uomo per il quale fosse necessario un trattamento psichiatrico obbligatorio, se la psichiatria analizzasse ogni singolo individuo dell’attuale comunità nazionale italiana avremmo tutti bisogno dello stesso trattamento.
 
Personalmente abbiamo atteso questa giornata. Ma non per vedere il labbro del Cavaliere sanguinante, bensì per sentire cosa avrebbe detto alla gente, alla sua gente, quella milanese, dopo i suoi pesanti attacchi all’impianto istituzionale del paese.
 
Eravamo curiosi di sapere come avrebbe risposto al silenzio di Gianfranco Fini in merito all’iniziativa politica di Casini per creare un "fronte comune", che gli impedisca di porre in essere il piano eversivo diretto a sovvertire in principi costituzionali.
 
Ci aspettavamo altri attacchi alla magistratura, soprattutto in seguito alla deposizione dei fratelli Graviano nel processo d’appello nei confronti di Marcello Dell’Utri, che smentiscono il pentito Spatuzza.
 
Ci aspettavamo, insomma, un altro discorso dal "predellino" che avrebbe segnato un punto di svolta, un chiarimento interno allo stesso Pdl in seguito al recidivo tentativo del Presidente della Camera di svincolarsi dall’egemonia e dalla "schizofrenia politica" del Cavaliere.
 
Indubbiamente Berlusconi ha pronunciato le solite frasi di opposizione al sistema politico italiano, in via di principio, deludendo le attese di una stampa superficiale che non ha colto in pieno il senso di quel comizio. I fatti politicamente rilevanti possono essere scontati, ascoltando Berlusconi, ma scontati non sono.
 
Innanzitutto l’alleanza elettorale per le regionali del prossimo anno con La Destra (estrema) di Francesco Storace e Daniela Santanché, e la conferma di Formigoni come candidato del Pdl in Lombardia. Per il resto la solita retorica, fino a quando non c’è stata quella "statuettata".
 
Il mondo politico e istituzionale ha condannato fermamente quel gesto ritenendolo espressione di "odio" nei confronti del Presidente del Consiglio, odio che si lascia crescere alimentato da "certa stampa", dai media, e da una parte del sistema politico (Di Pietro).
 
Odio! Ma quale odio? Anche un bambino, guardando e ascoltando Berlusconi, capisce che l’odio viene fatto maturare dalle sue stesse parole, dai suoi insulti, dalla sua ipocrisia, dalla sua falsa retorica.
 
E’ lo stesso Presidente del Consiglio ad usare la volgarità nei confronti di quanti non stanno dalla sua parte. Ci ha dato del "frocio", del "coglione", del "farabutto". Sono questi i termini usati dal Cavaliere nei confronti dell’opposta parte politica.
Per risposta questa parte politica si è mobilitata civilmente il 5 dicembre. Questa parte politica, libera e non ideologizzata, è una parte politica fatta di uomini e donne perbene, fantasiosa, che ha protestato contro gli attacchi del Cavaliere agli altri pezzi dello Stato.
 
"Ma io gliel’ho detto. Confonde la leadership con la monarchia assoluta. Poi in privato gli ho detto: ricordati che gli hanno tirato la testa a ... (all’imperatore romano, ndr) ... quindi statte quieto". Queste le parole di Gianfranco Fini nel famoso fuorionda di alcuni giorni fa.
 
Ma forse era proprio quello che ci mancava. Berlusconi non solo è, ma si sente anche Cavaliere. E quale Cavaliere migliore di un cavaliere templare, pronto al martirio per la sua "giusta causa".
 
Il sangue del dittatore si riverserà sui suoi oppositori, anche interni. 

Leggi l'articolo completo e i commenti