La crisi che ha fatto 2 milioni di vittime: i disoccupati

par Carla Atzeni
mercoledì 2 dicembre 2009

Secondo i dati Istat ammontano a più di due milioni i disoccupati in Italia: un dato record che non veniva toccato dal 2004.

Per la prima volta dal 2004 i disoccupati in Italia superano la soglia dei 2 milioni; secondo l’Istat (che ha effettuato il rilevamento secondo le nuove modalità europee) il tasso di disoccupazione a ottobre è salito al 8%, in aumento dello 0.1 % rispetto al mese di settembre.
 
Penalizzata ancora una volta l’occupazione femminile: mentre l’occupazione maschile a ottobre ha subito in piccolo incremento, quella femminile ha registrato un calo dello 0.3 % rispetto a settembre, ovvero 30.000 lavoratrici in più senza lavoro. E’ proprio per trovare una soluzione a questa situazione, che il ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, ha presentato ieri un pacchetto a sostegno dell’occupazione femminile. Il piano punta alla diffusione degli asili nido all’interno del territorio nazionale (per far sì che le donne non si trovino più costrette a scegliere tra lavoro e famiglia) e prevede l’introduzione di agevolazioni fiscali per le donne che lavorano al Sud.
Secondo il ministro dell’economia Scajola questi sono dati che rispecchiano la situazione di crisi economica che il mondo sta attraversando, ma non sarebbero indice di un disastro occupazionale: “E’ molto meglio della media dell’Unione Europea e degli altri Paesi”, ha affermato. I tassi di disoccupazione dell’Unione Europea infatti sono ben superiori e arrivano quasi al 10%.
La situazione si ribalta quando si parla di disoccupazione giovanile: mentre in Europa si ha un tasso del 20.6%, in Italia si tocca quasi il 27%. Un dato che sicuramente risente del fatto che nel Belpaese molti degli under 25 sono ancora studenti universitari, mentre nel resto d’Europa i tempi sono più veloci e i giovani hanno più probabilità di trovare lavoro una volta laureati. In Germania infatti sono solo il 10.3 % i giovani disoccupati, e in Austria il 10.2%. Meglio anche la Repubblica Ceca e la Bulgaria, rispettivamente col 17.5% e il 17.4% .
Intanto anche la cassa integrazione a ottobre si è avvicinata a quella record del difficile 1984: 716 milioni di ore nel 2009, contro le 800 milioni dell’84, ma, tuttavia, la richiesta di cassa integrazione è diminuita del 10% rispetto a quella di settembre.
È questo il volto di una crisi che colpisce tutti i settori industrali: la chimica, il tessile, la siderurgica, l’alimentare… e che colpisce nord e sud. È il volto di una crisi che il governo considera passata: “Il peggio è passato”, diceva il presidente del Consiglio Berlusconi a fine ottobre. 
Ma ciò che forse non considerava era proprio l’occupazione: negli stessi giorni Draghi, il governatore della Banca d’Italia, diceva: “In un anno, da settembre 2008 a settembre 2009, sono stati persi 350 mila posti di lavoro. Ed è probabile che negli ultimi mesi dell’anno ci saranno ulteriori perdite”. Una profezia che rischia di avverarsi: lAlcoa che minaccia di chiudere, l’Eutelia, la crisi della Nestlé, il settore automobilistico con la Fiat che vuole chiudere lo stabilimento di Termini Imeresee l’Alfa Romeo che ha mandato in cassa integrazione i lavoratori di Arese... più tutte le piccole imprese a rischio chiusura, che sarebbero quasi un milione.
Pier Luigi Bersani, in vista della manifestazione per il lavoro dell’11 e del 12 dicembre, sottolinea come i dati dell’Istat sulla disoccupazione rappresentino un passo indietro di sei anni sull’occupazione, e afferma: “I dati confermano quello che gli italiani conoscono per esperienza, che la crisi picchia duro e colpisce i lavoratori, i giovani, le imprese, specie quelle piccole. Il dato è ancora più allarmante se si considerano i tanti lavoratori in cassa integrazione. Speriamo che il governo la smetta di dire che le cose vanno bene e prenda atto dei problemi”. 

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