L’uomo che si minacciava da solo firmando BR

par Elisa Lai
giovedì 26 novembre 2009


"Per me, non lo nego, il mio lavoro è una missione". E’ sincero, Francesco Guzzardi, collaboratore de "Il Giornale" mentre scrive ai suoi lettori. La sua missione è condurre inchieste nella Valbisagno, "vallata che amo e dove vivo", scavare nella melma di degrado in cui sguazza oramai da alcuni anni, da quando gli extracomunitari bivaccano nella zona scippando mamme, generando risse e commettendo le angherie più impensabili. Un paladino dei giusti, un Cavalier cortese.
 
Come l’esperienza ci insegna, un giornalista di tale levatura rischia grosso, a ficcare il naso in affari più grossi di lui. "Le antipatie (e altro) verso di me hanno cominciato a prendere forma da quando iniziai a seguire i consigli di circoscrizione, adesso municipali, denunciando sul Giornale le cose che non andavano", spiega Guzzardi. "I problemi, per me, sono cominciati in quel momento". 
 
Arriva, infatti, l’incubo dell’intimidazione: "Sono arrivate le minacce sotto forma di volantino anonimo. Lasciamo alla polizia il compito di svolgere le indagini e risalire ai colpevoli". Il volantino, rinvenuto la scorsa settimana sotto la porta d’ingresso della redazione de Il Giornale, è anonimo, ma quel simbolo, la stella a cinque punte, non lascia dubbi. Sono state le Brigate Rosse.
 
Chiaro e liscio come l’olio, nevvero? Peccato che sia tutta una farsa, e che il volantino sia stato vergato a mano dallo stesso Guzzardi. Le minacce al capo della sede Massimiliano Lussana, alla redazione intera e allo stesso Guzzardi: tutta una sua creazione, che riassume il suo sincero amore per la verità.
 
Il giornalista, una volta scoperto, ha confessato di aver redatto e spedito il volantino per denunciare l’esistenza di altre minacce, stavolta reali, rivolte a lui stesso e alla propria famiglia da alcuni malavitosi e nomadi della periferia genovese.
 
Sarà, ma l’idea di essere denunciato per procurato allarme e simulazione di reato mi sembra poco allettante rispetto a quella di denunciare direttamente alle autorità le minacce subite nel mondo reale.
 
In un’Italia in cui, a sentire i telegiornali, sono quasi sempre gli extracomunitari gli autori di stupri e altre nefandezze, è legittimo ricorrere a simili trucchetti? Pare insensato commettere un reato per denunciarne un’altro. Perchè non denunciare, tra le righe dei suoi appassionati articoli, di avere subito delle minacce dai nomadi, invece che inventare un avventore estraneo alla vicenda?
 
Mentre il capo della redazione genovese del Giornale dichiara il proprio stupore per la triste scoperta, fioccano le dichiarazioni di solidarietà dai lettori del quotidiano. "Esprimo a te, Massimiliano, e a tutta la tua redazione la mia sincera solidarietà" scrive uno di questi, "e condanno questa aggressione terrorista e i continui vergognosi attacchi che spesso vengono rivolti alla vostra testata da parte degli anti-italiani. La stessa solidarietà valga anche a tutti quei giornalisti che svolgono il delicato compito di informare con correttezza la collettività". Inclusi quelli che inventano le notizie? Certo, suvvia: non facciamo gli anti-italiani.

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