Istruzione: buttarsi alle spalle Giovanni Gentile

par Bernardo Aiello
lunedì 19 ottobre 2009

Come è noto il mondo dell’istruzione del nostro Paese è stato a lungo, e lo è ancora in parte, sotto l’influenza del filosofo e pedagogo Giovanni Gentile, esponente di primo piano dell’idealismo italiano ed artefice della riforma del 1923, che per decenni ha disciplinato la nostra Istituzione scolastica, non sempre con risultati positivi. Nell’affrontare questo tema, per onestà intellettuale, il vostro reporter deve ammettere di aver avuto da sempre una profonda antipatia per l’intero movimento idealista, con Hegel in testa: dopo i grandi amori Spinoza, Leibnitz, e, il più grande di tutti, Kant, la cosiddetta “grande stagione dell’idealismo tedesco” giungeva per lui come un vero e proprio mattone. L’entusiasmo ripigliava poi con Schopenhauer.


Ciò premesso, restano in piedi tutte le perplessità sull’organizzazione della scuola di Gentile e, per converso, sulla sua personale visione dell’uomo, che tutti noi conosciamo benissimo per averla vissuta sulla nostra pelle negli anni in cui stavamo nel grembo dell’alma mater studiorum.

La scuola di Gentile era innanzitutto “aristocratica” ed operava una prima partizione delle scolaresche fra “i migliori”, destinati a studi di serie “A”, ed il popolo, destinato a studi di serie “B”. Questi studi di serie “B” erano principalmente costituiti dall’ormai dimenticato da tutti “Avviamento professionale”, da scegliere al posto della scuola media inferiore, e dagli Istituti professionali.
 
Riguardo l’élite, essa era chiamata a sua volta a scegliere fra cultura umanistica e cultura scientifica: latino e greco da una parte, matematica e fisica dall’altra. Ovviamente la scelta vincente era la prima, ritenuta più adatta alla formazione della futura classe dirigente.
 
Oggi questa bipolarità persiste incredibilmente viva nella quasi totalità delle persone della nostra comunità nazionale, dopo aver fatto una decisa deviazione verso la cultura scientifica: i più ritengono che sia più proficua e, comunque, economicamente più vantaggiosa la scelta della cultura scientifica.
 
Orbene, per buttarci del tutto alle spalle Giovanni Gentile, dovremmo essere tutti consapevoli che il bipolarismo fra cultura umanistica e cultura scientifica è una solenne bufala.

 
Per dimostrare quanto sopra occorre ripartite da Eraclito, e precisamente dal suo frammento B 45: “I confini dell’anima non li potrai mai trovare, per quanto tu percorra le sue vie: così profondo è il suo logos”.

L’uomo è maledettamente più complicato di quanto ci possa dire la ristretta, angusta, inadeguata visione gentiliana: il diritto, l’economia, la psicologia, la statistica, la scienza dell’ambiente, la scienza politica ed amministrativa, la logica, l’informazione, quante altre infinite vie possiamo percorrere nell’anima dell’uomo senza vederne mai la fine! Nulla più irreale di un “bipolarismo” della cultura dell’uomo.
 
A questo proposito è utile ricordare la Direttiva datata 8 settembre 2009, con cui il Ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini ha indicato Cittadinanza e Costituzione come obiettivo del primo ciclo dell’istruzione. In questo ambito potrebbero diventare oggetto di studio anche due argomenti, diciamo così, mai istituzionalizzati nella scuola, ma di cui si vede l’enorme importanza ai fini dello sviluppo della coscienza civica delle generazioni future, e precisamente:
1. La legalità, da intendersi a 360° e non solo nei riguardi della criminalità organizzata, ossia in essa comprendendo anche lo studio delle problematiche derivanti da fenomeni come la corruzione ed il clientelismo politico.
2. L’integrazione dei cittadini disabili nella società, la loro accoglienza nel mondo del lavoro, l’accessibilità dei luoghi e degli edifici mediante l’eliminazione delle barriere architettoniche, etc...
 
E’ tutto un mondo nuovo che si apre, un sorgere di tensioni culturali positive, un nuovo modo di valorizzare e di formare l’umanità, una vera e propria rivoluzione copernicana dell’istruzione.
 
E’ tempo di buttarci alle spalle Giovanni Gentile e di andare avanti senza pregiudizi di sorta.

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